I pesci d’aprile? Carini. Se non fosse che nella maggior parte dei casi non si limitano solo al primo di questo mese: per alcune fidanzate, infatti, gli scherzetti irritanti sono una realtà con cui doversi interfacciare tutto l’anno.
Un esempio? A me viene in mente quello del consorte affettuoso alla ricerca di un regalo speciale per la sua Lei, e che finisce con il perdersi con la stessa rapidità delle mappe del cellulare quando sei a Matera.
Il problema non sta nel fatto che gli uomini non abbiano gusto, o magari che non abbiano i soldi; la tragedia, in alcuni casi, è data da una realtà incontrovertibile: i maschi non ci ascoltano. Sono un po’ come lo straniero in vacanza a Ibiza, ascoltano tutto in maniera superficiale ricordando, tra i fiumi di alcol, solo qualche parola chiave.
Sarebbe impossibile per un uomo riuscire ad immagazzinare tutte le informazioni che amiamo dispensare senza freni: per sopravvivere allo stress, quei poveracci molte volte impostano il cervello in modalità aereo.

Questo, infatti, spiega perché un uomo non sappia cosa regalarti quando è il tuo compleanno: non conosce mai veramente le tue reali esigenze e i tuoi desideri nascosti. Per l’uomo, quella straordinaria, misteriosa e attraente borsa di Prada in pelle nera martellata, altro non è che una schifezza inutile.
E gli orecchini a forma di cuore? Per lui sono ridicoli. Meglio spendere soldi per cambiare le spazzole tergicristallo, no?
Poi se ne escono con t-shirt che non indosseremmo nemmeno se dovessimo fuggire in caso di terremoto, e con profumi che servirebbero solo a rianimare una puerpera svenuta.
Non importa chi siano o quanti soldi abbiano: gli uomini non capiscono una mazza di quello che piace a una donna, e pensano che un dispenser per metterci i cerali del latte possa farci piacere. Inutile urlare come matte quando vedete Natalie Portman nella pubblicità di Dior: non avrete mai il piacere di ricevere una busta con le quattro lettere più belle del mondo dopo Chanel. O forse si?

Recentemente sono stata vittima di uno scherzo di pessimo gusto, una sottospecie di pesce d’aprile, ma al contrario.
Se il primo aprile di solito vi viene data una pessima notizia, per poi scoprire che era tutta una ‘bufala’, a marzo le cose potrebbero andare diversamente.
Proprio a marzo, infatti, è il mio onomastico, e il mio ragazzo, che solitamente dispensa regali meravigliosi, per la prima volta ha toppato.
E per toppare non mi riferisco a un regalo orrendo e disgustoso, bensì a qualcosa di più fastidioso di tutto ciò.
Essendo la ricorrenza una di quelle di poca importanza, anche se non per me perché ci tengo da morire, mi aspettavo un regalo semplice e di poco valore: qualcosa di carino e dolce, che potesse servirmi per festeggiare un piccolo evento come questo.
Ma le cose, ahimè, non sono andate proprio così.

Quella sera, dopo avere fatto baldoria assieme, arrivò il momento del regalo: atteso come tutte le donne sanno attendere una busta chiusa con un fiocchetto qualsiasi. Ed era proprio la busta, care amiche, il problema.
Si, perché su di essa c’erano scritte le 4 letterine magiche che ogni donna aspetta nella sua vita almeno una volta, ed essendo la suddetta di dimensioni considerevoli, mi sono venuti i lucciconi nell’intuire che era troppo grande per contenere un profumo.
Era la prima volta nella mia vita che vedevo una busta di Dior: bianca come una spiaggia delle Maldive e con il logo color oro, più fulgente del sole in una giornata d’agosto.
Indugiai nell’aprire, come se il cuore stesse per cedere a causa dell’emozione; il fiocco di Dior era talmente bello che non mi andava quasi di scioglierlo, avrei voluto conservare il ricordo di quel regalo in quel fotogramma: io con la faccia rossa come la Ferrari di Vettel con le mani piene di uno di quei tesori che vedi solo nei film.
Aprire quella busta mi diede la sensazione di un orgasmo, multiplo oserei dire.
Al suo interno, però, non mi aspettava quella borsa meravigliosa di cui parlammo una volta, e che gli mostrai su Vogue.
Dentro le Maldive c’era un iPad: nuovo, il più caro di tutti e color oro. Oro come il logo di quella busta maledetta, che mi ha fatto detestare il mio ragazzo per avermi illusa nella maniera più crudele che ci sia.
A certi simpatici fidanzati servirebbe qualcuno in grado di spiegare che un cellulare può essere messo nella busta di Feltrinelli senza problemi, ma mai, e dico mai, un libro può essere riposto nella scatola dell’ultimo iPhone.