Volevate il segreto della vita eterna o quasi? La popolazione degli Hunza ha trovato il modo per vivere a lungo, in media 130-140 anni, ed evitare le terribili malattie degenerative come il cancro o le malattie del sistema nervoso, che affliggono le altre popolazioni.
Gli hunza vivono al confine nord del Pakistan all’interno di una valle sulla catena Himalayana, al confine con la Cina, e senza ricorrere ai prodigi della nostra scienza medica, a cento anni sono vivi ed incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con estrema vitalità. Le donne Hunza sono ancora prolifiche anche oltre i 70 anni. Chiaramente per riuscire a concepire a tale età, il loro fisico è ancora piuttosto giovanile e non ha nulla a che vedere con le nostre novantenni.
Da sempre lavorano la terra, ma a migliaia di metri di altezza. Vicini al cielo, lontani dagli altri uomini e dal “mondo sviluppato”. Ralph Bircher, uno dei massimi esperti di questa civiltà ultracentenaria ha dedicato loro un libro dal titolo “Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia”.
I motivi di tale longevità sono da attribuirsi soprattutto allo stile di vita, basato su un’alimentazione vegetariana, frutto solo delle proprie coltivazioni. Si cibano prevalentemente di miglio, orzo, grano saraceno, frutta come noci e albicocche, ciliegie, more, pesche, pere e melograni, germogli di piselli, noci, legumi lessati, verdure come spinaci, rape e pomodori. Nella loro dieta rientrano anche formaggi, ma solo freschi o fermentati, pochissima carne e quasi nessun condimento.
Gli Hunza vivono dei frutti della natura e soffrono anche un lungo periodo di carestia nei mesi invernali, quello che i naturopati definiscono “digiuno terapeutico”. L’altopiano su cui vivono è un luogo in gran parte inospitale e non dà raccolto sufficiente per alimentare i 10.000 abitanti Hunza per tutto l’anno. Questa “bizzarra” consuetudine, invece di portare debolezza e morte, nel corso degli anni ha prodotto nella popolazione straordinarie capacità di vigore. Un Hunza può andare camminare tranquillamente per 200 km a passo spedito senza mai fermarsi, grazie alle forti doti di resistenza conosciute in tutto l’oriente, tanto che nelle spedizioni Himalayane, sono assoldati come portatori.
Tra i segreti della longevità degli Hunza ci sarebbe anche la particolare acqua alcalina che bevono: diversi studi hanno appurato che l’acqua bevuta da questa popolazione ha un elevato pH, con notevole potere antiossidante e un elevato contenuto di minerali colloidali, che renderebbero più sopportabile anche il digiuno. L’acidosi metabolica innescata dal digiuno prolungato viene infatti compensata e il ph rimane più stabile.
Oggi il territorio degli Huntza però è stato intaccato dalla società “evoluta” e anche lì sono arrivati cibi spazzatura, farina 0 impoverita, zucchero bianco, sale sbiancato chimicamente, e con loro le prime carie, le prime problematiche cardiovascolari, i primi problemi reumatici che l’Occidente evoluto conosce bene. In pochi sono riusciti a scampare da questo inquinamento “evolutivo” evitando ogni forma di “contagio”.
L’aspetto che affascina di questo popolo è la loro predisposizione naturale al sorriso, infatti sono molto gioviali, d’umore costante, anche quando hanno problemi di poco cibo e di freddo. Non sono mai arrabbiati, non sono attaccati dall’ansia, e dall’impazienza, sono sempre sereni, e forse il loro segreto sta proprio nella loro inconsapevole felicità.
L’arte e la letteratura risultano pressoché assenti tra gli Hunza. La religione e la preghiera venivano vissute intimamente. Diversamente dai popoli limitrofi, non hanno nessuna pratica esteriore, né rituali, né preghiere, né templi. Non esiste superstizione, malocchio, magia, come avviene invece per i popoli vicini, dai quali si distinguono ancor più per il fatto che le donne non portano il velo ed hanno parità di diritti. Però, tutte queste eccezionali caratteristiche si stanno attenuando con l’arrivo dello “sviluppo” e dell’alfabetizzazione.
Forse tutti noi dovremmo imparare da questi popoli, soprattutto nella capacità di reagire alla vita guardando sempre il lato positivo, seguendo una dieta sana, per prevenire invece che curare, arrivando ad ottenere un benessere sia mentale che fisico.