Chi balla sa quanto la danza possa essere espressiva, quanto non abbia alcun bisogno di parole per potersi esprimere. È questo il concetto alla base di ICanDance, un progetto nato proprio per dare la possibilità ai bambini dai 4 anni di avere un proprio spazio e dimostrare che anche loro possono ballare.
Alcuni bambini che frequentano le classi hanno delle disabilità fisiche, sono sulla sedia a rotelle, altri hanno difficoltà di comprensione e apprendimento o difficoltà sociali o emotive. Altri ancora sono affetti dalla sindrome di Down o dall’autismo. Le classi sono composte da diversi bambini con vari livelli di abilità in modo che possano mescolarsi.
L’insegnante, Juliet, cerca l’approccio migliore per ogni singolo alunno, in modo tale che tutti riescano a trovare il proprio equilibrio.
Tutte le sessioni iniziano in un cerchio che permette a tutti di connettersi tra loro. “Un sacco di tempo va via per sviluppare e creare il proprio movimento” dice Juliet.
Successivamente proseguono la lezione con esercizi semplici, alla barra o con una routine coreografica. Gli esercizi sono studiati per far lavorare i muscoli come in una seduta di fisioterapia, ma molto più divertente.
Si conclude con dei giochi finali, e con la libera espressione di sè a ritmo di musica.
“Molti dei nostri ballerini sono bambini non-verbali e molti disabili che hanno problemi di comunicazione, ma la danza fornisce loro la possibilità di essere ascoltati”, dice Juliet.
“Il modo in cui si muovono, il loro modo di interpretare la musica, il modo in cui hanno scelto oggetti di scena o di lavoro con una sciarpa a noi può dire tanto di quello che sta succedendo al loro interno.”
Uno dei ragazzi che fanno parte del gruppo di Juliett è Victor, di 21 anni, autistico e non-verbale, che aveva già partecipato ad altri progetti in un centro cognitivo a Londra, dove Juliet era la sua terapeuta.
“Victor amava le sue sessioni con Juliet al centro cognitivo, quindi andare a vederla ballare era meraviglioso per lui” racconta Rosa, sua madre.
“Nonostante il fatto che ha gravi difficoltà di apprendimento, abbiamo sempre voluto includere Victor in un ambiente in cui avrebbe potuto avere buoni modelli di ruolo” continua.
Anche se Victor non sarà mai in grado di dire “Mamma, io amo questa classe di danza”, Rosa lo vede scritto sul suo volto, quando è ad ICanDance, soprattutto quando si esibisce nello spettacolo annuale.
Rosa, prima prima che Victor si esibisse negli spettacoli, era solita trascorrere l’intera giornata con lui in teatro per calmare i nervi e dargli il tempo di abituarsi a quell’ambiente.
Ora grazie a aumento di fiducia, arrivano nello stesso momento di tutti gli altri genitori e Victor non vede l’ora di salire sul palco.
Più di ogni altra cosa, però, ICanDance vuole garantire i bambini con disabilità le stesse opportunità dei bambini senza disabilità.
“Nel mondo della danza, questa è spesso la perfezione e qui noi stiamo sfidando questo punto di vista”, spiega Juliet.
“La danza non è necessariamente ‘perfezione’ definita da come le cose appaiono esteticamente, ma si tratta di interpretazione ed espressione”, continua.
Ognuno merita di essere in grado di ballare. Anche i giovani con disabilità.