“Io non sono Charlie. Io sono Ahmed, il poliziotto morto. Charlie Hebdo metteva in ridicolo la mia fede e la mia cultura e io sono morto per difendere il suo diritto di farlo“, si legge sul profilo Twitter di Dyab Abou Jahjah, uno scrittore di origine libanese. Invece di aderire all’hashtag #JeSuisCharlie, Dyab Abou Jahjah ha creato #JeSuisAhmed in riferimento al poliziotto ucciso brutalmente davanti alla redazione.
L’attenzione è interamente concentrata sulle vittime di questo attacco e in particolare sui giornalisti morti all’interno della redazione del giornale satirico. Pochi sanno che i due terroristi di matrice islamica hanno crivellato di colpi anche due uomini di religione musulmana. Hamed Merrabet, padre di due figlie, agente a protezione del direttore del Charlie Hebdo e Moustapha Ourad, il correttore di bozze.
Il tweet di Dyab Abou Jahjah non solo sposta l’attenzione sulle altre due vittime della strage, ma interpreta in maniera diretta il sentimento complesso di milioni di utenti di religione musulmana, che nonostante condividano la stessa fede e cultura e siano ugualmente “colpiti” dalla blasfemia dei disegni satirici del settimanale, mai avrebbero pensato di porre fine in questo modo alla libertà di espressione dei giornalisti e dei loro disegni irriverenti. Mai sarebbero stati capaci di un simile atto, dissociandosi quindi completamente dall’azione dei due terroristi. Un invito quindi a non incorrere in alcun tipo di generalizzazione ai danni di chi, come tutti, è indignato e condanna il fatto accaduto.
Anche Le Monde, attraverso l’articolo di Tahar Ben Jelloun invita tutti a non isolare i musulmani facendo i giochi dei terroristi e seguendo le loro orme. Gli assassini dei giornalisti e delle altre vittime di Charlie Hebdo hanno agito non solo contro i diretti bersagli fruitori di pura satira, ma anche contro l’Islam, uccidendo i propri fratelli, con cui condividevano in linea generale la stessa fede e cultura. Uccisi perché integrati nella società occidentale, appartenenti a quella fazione islamica moderata, seguaci di una fede pura, morti per difendere il diritto di vivere e agire liberamente.