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Knockout Game è definito l’ultimo gioco di tendenza arrivato dagli Stati Uniti.
Il gioco del K.O consiste nel prendere di mira un passante qualsiasi, sotto gli occhi di tutti, e tentare di stenderlo con un unico potente pugno. Non fa differenza che si tratti di uomini, donne, o bambini. Nel mirino dei bulli del mondo si finisce senza ragione alcuna.

Questa mania è giunta, ormai, anche in Italia.
Sono diversi i casi già registrati a Roma, Napoli, Venezia, e Brescia.
Dalle telecamere di sorveglianza di queste città è stato possibile affermare che, per la maggiore, a compiere questi gesti vandalici sono baby-gang. Gruppi di adolescenti che si ritrovano nei luoghi più frequentati della propria città e aggrediscono il malcapitato prescelto.
Senza timore e con la leggerezza di chi non conosce la differenza tra violenza e gioco.

Ferire per divertirsi. E magari sentirsi anche un po’ meno deboli.
Perché senza ombra di dubbio alcuna abbiamo a che fare con soggetti affetti da forti disturbi mentali, e di comportamento. E a giudicare dal tempismo con cui è diventato virale il Knockout Game, nella società odierna risiede più fragilità di quanta se ne possa immaginare. Si parla di tendenza. I cui sinonimi sono inclinazione, attitudine, ispirazione. Un quadro sociale che deve terrorizzare più del pericolo stesso di ricevere un pugno in pieno volto quando meno ce lo si aspetta.

Chi compie questi gesti ha bisogno di aiuto e non conosce il modo giusto per chiederlo. Tentano di farsi notare attraverso folli gesti, che, se non vengono presi in tempo, potrebbero dare vita ad una generazione di criminali dal profilo seriale ben definito. Senza sconti di definizioni, atteggiamenti aggressivi e violenti come questo sono l’allarme di una società in cui si fa fatica a trovare conforto.

Negli Stati Uniti l’FBI ha istituito un’unità specializzata che indaga su questo fenomeno di bullismo acuto. Si contano già numerosi arresti e provvedimenti legali anche per i minorenni. Sulla stessa scia in Italia sono stati amplificati i controlli, come nel caso di Napoli dove gli studenti della Federico II hanno creato una petizione in cui richiedono al Comune maggiori controlli di pattuglia nella zona portuale.

La preoccupazione più grande, quindi, non è più quella di essere derubati dai ragazzini. Adesso questi si avvicinano con intenti ben più pericolosi: usare la violenza per vincere un gioco messo in atto con i propri amici, come se facessero parte di quei videogame ai quali restano incollati troppe ore.