La morte di Thich Nhat Hanh ci coglie tutti di sorpresa.

L’ho conosciuto, come molti, per via dei suoi libri e in molti pensano che fosse il padre della mindfulness.

Era un monaco, uno scrittore, un ribelle ed un maestro.

Ci lascia a 95 anni, dopo una vita travagliata.

Chi è Thich Nhat Hanh?

Thich Nhat Hanh era un monaco buddhista vietnamita. A 16 anni iniziò il suo percorso di studi nel tempio vietnamita di Tu Hieu.

Negli anni ’60 e ’70 s’impegnò contro la guerra, andando contro governi sia del Vietnam del Nord sia del Vietnam del Sud, oltre che con gli Stati Uniti. Fu perciò condannato all’esilio.

Durante i quasi 40 anni di esilio, il monaco ha fondando la rete dei monasteri di Plum Village.

Nel 2005 il governo del Paese riunificato gli aveva dato il permesso di rientrare in patria per una visita.

Nel 2014 è stato colpito da un ictus che lo aveva lasciato semiparalizzato.

Thich Nhat Hanh libri e filosofia

Thich Nhat Hanh ha scritto circa 130 libri, molti anche in inglese. I suoi libri sono incentrati sulla consapevolezza, diceva: “La meditazione non è una fuga dalla società, ma è un tornare a noi stessi e vedere quello che succede. Una volta che si vede, ci deve essere azione. Con la consapevolezza sappiamo cosa dobbiamo e non dobbiamo fare per aiutare”. 

Si sostiene che sia lui il padre della mindfulness: per lui la meditazione era un modo per essere calati nel presente, per vivere l’azione e non rifuggirla.

Il maestro aveva una filosofia zen molto semplice: quando cammini cammina, quando mangi mangia e quando mediti medita senza lasciare che la mente si perda nel passato o nel futuro. Impossibile? “Bastano tre respiri” diceva.

Il maestro ha parlato diverse volte anche della morte, non come fine di tutto ma come di continuazione.

Ecco una bellissima citazione dal libro “La pace è a ogni passo”: «Ho chiesto alla foglia se aveva paura dell’autunno, di veder cadere le sue compagne. E la risposta è stata: “No. Per tutta la primavera e l’estate ho vissuto pienamente. Ho fatto del mio meglio per nutrire l’albero, e adesso una gran parte di me è lì. Questa forma non mi racchiude interamente. Io sono anche l’albero, e una volta tornata alla terra continuerò a nutrirlo. Perciò non mi preoccupo. Quando lascerò questo ramo, volteggiando nell’aria lo saluterò e gli dirò: Arrivederci a presto».

Ci rimangono di lui i suoi insegnamenti. Se non lo conoscete vi invito a leggere i suoi libri.