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Durante un gioco di ruolo trasmesso in un programma della BBC World Service’s Discovery, il presentatore tv ha rivolto all’ospite del giorno, il Dottor Mark Porter, delucidazioni su come guarire dal dolore che sentiva alla ginocchia.
Nel corso dell’intervista, le parole utilizzate dal medico hanno subito spostato il tono della conversazione su un piano negativo e frustrante. Il dottore si è infatti rivolto al finto paziente con espressioni del tipo “cattive notizie”, “le ginocchia sono completamente consumate”, “le medicine possono aiutare ma poco”, “le controindicazioni del medicinali potrebbero essere forti e danneggiare lo stomaco”. Parole piuttosto aspre per chi spera di guarire e non sentire più quel dolore.

Questo modo di descrivere il problema alle ginocchia del paziente, ha spiegato successivamente il dottore, è oggettivamente esagerato, tanto da far sembrare che il ginocchio possa collassare su stesso da un momento all’altro, senza vere vie di guarigione, dando l’impressione, inoltre, che gli effetti collaterali siano più gravi di quanto non ci si aspetti veramente.

Ma esperimenti hanno dimostrato che anche solo menzionare le parti indesiderate dell’azione del farmaco più innocuo porti nausea, mal di testa, diarrea e affaticamento, si osi immaginare quali potrebbero essere gli effetti di un farmaco più pesante, se presentati con innaturale pesantezza e negatività.

Spesso sentiamo parlare di effetto placebo, ovvero il potere guarente di una buona aspettativa, ma nessuno parla mai di effetto nocebo, che potrebbe rivelarsi veramente distruttivo.
Effettivamente è molto più facile far male che far bene, immaginate quindi quanto potere risieda dietro ad aspettative negative, che in realtà ritroviamo dappertutto nel quotidiano e non solo all’ospedale.

Il pensiero negativo contagioso potrebbe persino uccidere.
Ma quello positivo fa sicuramente la differenza, a dimostrarlo uno studio condotto su pazienti che soffrivano di depressione. La cura per mezzo di placebo, unita all’empatia dei dottori e alle loro buone aspettative, ha aiutato i pazienti a ottenere risultati migliori di quelli che, invece, si erano rivolti a forti psicofarmaci e alla mancanza di empatia del proprio analista.

Il consiglio che quindi i ricercatori si sentono di dare, sta proprio nell’atteggiamento dei dottori, che dovrebbero essere parte integrante della cura, attraverso le loro conoscenze e il loro spirito positivo o quanto meno empatico. Gli specialisti dovrebbero enfatizzare molto di più sulle aspettative positive, che su quelle negative, trattando le ultime a piccole dosi e con le pinze, in modo da farle digerire senza spaventare eccessivamente i pazienti.

Ogni parola è importante e di conseguenza va soppesata, perché potrebbe fare la differenza tra la guarigione e il degenerarsi della patologia. E, a fronte dei fatti, è un’opportunità che non dovrebbe essere accantonata.