Lei, Renuka Manisha Virangna Birbal li ha guardati negli occhi per l’ultima volta, prima che i 298 passeggeri salissero a bordo dell’aereo MH17 della Malaysia Airlines che li avrebbe condotti verso la tragica morte. Renuka li ricorda attraverso un messaggio postato sulla propria bacheca Facebook. Un messaggio straziante, un tributo a quelle famiglie distrutte, a quelle vite stroncate e il ricordo del loro entusiasmo. Avevano visi sorridenti, pronti a iniziare una nuova vita ricorda Renuka. Una vita stroncata da un missile maledetto che ha abbattuto l’aereo in volo.
Renuka scrive delle ultime parole scambiate con i passeggeri durante il check-in, ricorda le loro voci, i loro visi, ricorda le famiglie numerose che stavano finalmente tornando a casa. In particolare ricorda la voce di un bambino che le sorrise per poi chiedere preoccupato: “Mamma, quando rivedremo le nostre valige?” Un innocente preavviso di quello che sarebbe successo di lì a poche ore.
Renuka descrive nonne che scattavano foto ai loro nipoti, un uomo pronto a iniziare una nuova vita a Kuala Lumpur, in Malaysia, una coppia di giovani sposi entusiasti di passare la propria luna di miele in quel paradiso.
Un uomo che si stava recando al funerale della propria mamma e un bambino che le disse: “Ci vediamo presto”.
Era il 17 luglio 2014. Un ultimo sorriso, un ultimo saluto e quell’ultimo buon viaggio a passeggeri e colleghi.
Erano 298 e nessuno di loro si è salvato. 44 i malesi (tra cui 15 membri d’equipaggio e due bambini), 28 gli australiani, 12 gli indonesiani (tra cui un bimbo), 9 gli inglesi, 4 i tedeschi, 4 i belgi, 3 i filippini. E, ancora, uno statunitense, un canadese, un neozelandese e un residente di Hong Kong.
Tutti hanno un nome, una storia, tutti avrebbero avuto un futuro, una vacanza meravigliosa da passare in compagnia dei propri parenti o amici, una magica luna di miele. Sì perché a bordo c’erano bambini partiti per le vacanze con la mamma e il papà, c’erano giovani sposi. Qualcuno, invece, aveva lasciato Amsterdam per inseguire la squadra del cuore, altri invece erano diretti a Melbourne dove era in programma una conferenza internazionale sull’Aids. Poi c’era chi tornava a casa.
I corpi sono caduti in un campo di girasoli e lì si sono fermate per sempre anche le loro storie.