La musica è tra le attività umane quella che attiva il maggior numero di aree nel cervello contemporaneamente.
Parte da qui il nostro viaggio attraverso la musicoterapia, che coniuga due mondi- quello del paziente e del terapista- attraverso una forma di comunicazione non verbale.
Leslie Bunt, docente e esperto di muscioterapia, l’ha definita un’arte che va oltre le parole. Musica e elementi musicali quali suono, ritmo, melodia e armonia, aiutano a favorire la relazione, la comunicazione, l’apprendimento per raggiungere obiettivi terapeutici, come conferma la World Federation of Music Therapy nel 1996 dà questa definizione:
Per entrare più a fondo nel mondo della musicoterapia, su Blog di Lifestyle abbiamo intervistato la presidente FIM -Federazione italia musicoterapeuti- Giulia Cremaschi Trovesi.
Da quando esiste la musicoterapia?
La musica è parte essenziale della vita, per gli esseri umani, da sempre. Da meno di un secolo entra in uso il termine musicoterapia. Per la cultura della Grecia antica, l’educazione musicale era di fondamentale importanza del percorso educativo.
Quali sono gli elementi chiave della musico terapia?
Gli elementi stessi che costituiscono la musica: ritmo – melodia – armonia.
A chi si rivolge la musicoterapia? Quali problematiche affronta?
La musica può far bene e può fare male. La parola è canto, anche se lo abbiamo dimenticato. Musicoterapia
è creare un dialogo diretto attraverso la lettura della persona. Noi siamo corpo, essere nel mondo, noi abitiamo il mondo.
La visione dell’uomo non può essere suddivisa in parti, ossia separare corpo – mente. Questo vale per qualsiasi problematica.
Ci può dare qualche esempio in cui la musicoterapia ha portato a degli ottimi risultati?
Tutti i giorno accadono, negli incontri in musicoterapia, eventi che dimostrano l’efficacia del saper ascoltare una persona, favorire il suo modo di essere, creare un dialogo. Ci sono vari documenti che dimostrano l’efficacia, molti sono sui miei testi.
Ci sono delle tipologie di musica indicate per questo percorso?
Il dialogo in musicoterapia è affidato alle conoscenze, abilità, competenze con le quali il professionista sa calibrare il suo modo di suonare, ossia improvvisare. Se parliamo del pianoforte si tratta di essere abili e competenti nel giocare con ritmo – melodia – armonia.
Un aspetto delicato è quello che riguarda pazienti in coma: come questo tipo di terapia può influire sul paziente?
Creare l’ascolto con una persona in coma è delicato come delicata è la relazione autentica fra persone. Ascoltare una persona attraverso tutta se stessa è sempre un gesto di rispetto, di attesa, di accoglienza, assenza di giudizio.
Quanto la musica può favorire il nostro percorso di crescita personale?
Far del bene agli altri vuol dire far del bene a se stessi. Non si finisce di imparare.