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Siamo tutti Bruxelles. Siamo tutti vicini alle persone che hanno perso la vita, ai feriti degli attentati, a chi è stato chiuso in casa tutti il giorno, a chi ha perso tutto, gli amici, i parenti, i sogni, le speranze. Soprattutto quella di un futuro migliore, dove atti di questo tipo non dovrebbero nemmeno essere nominati. E, invece, sono sempre dietro l’angolo pronti a portare un po’ più di terrore in giro per il mondo.

Come è successo per gli attentati di Parigi lo scorso 13 novembre, anche per Bruxelles non sono mancati messaggi di solidarietà da tutto il mondo. In primis, però, tutto parte dalla stessa Bruxelles. Una città lacerata dal dolore e dalla sofferenza, dove non vengono meno la speranza e la richiesta di amore, dove non si smette di sperare in un futuro migliore.

Ed è proprio la città colpita dagli attacchi terroristici del 22 marzo che, non avendo nient’altro al momento, offre l’unica cosa che può: la solidarietà. A tutti coloro che sono rimasti bloccati nella capitale del Beglio, a causa di voli o treni cancellati o semplicemente della gran confusione che ha governato la città per ore, molti cittadini belga hanno aperto le porte delle proprie case, per ospitare chi era rimasto fuori, spaventato da tutto ciò che stava accadendo.

Tra i trend topic su Twitter, infatti, c’è l’hashtag #OpenHouse, accompagnato anche da #PorteOuvert, come era già successo quando gli attacchi terroristici avevano colpito Parigi, la capitale francese. Di messaggi ce ne sono di tutti i tipi: chi chiede di essere contattato in privato per avere più informazioni, chi indica sul tweet la propria zona o il proprio indirizzo. Sono tantissime le persone che chiedono ospitalità, ma per fortuna sono tante anche quelle che la offrono.

Tutto ciò ci fa capire che viviamo in un mondo che soffre ma che non smette di sperare in qualcosa di migliore, dove l’amore è l’unico sentimento in grado di trionfare su tutto e tutti. Anche su chi pensa che i sentimenti peggiori sono gli unici a poter sopravvivere in una società così brutta, buia, malata e lacerata.