Credit: tatuaggi.zonster.com

Il tatuaggio, come ben sappiamo, è davvero per sempre, più delle storie d’amore, più dei diamanti. A meno che non si ricorra al laser o alla dermoabrasione, infatti, l’inchiostro sottopelle non se ne andrà in nessun modo.
Ma qual è il processo che porta alla permanenza delle meravigliose opere su pelle?
Il merito è del nostro sistema immunitario: il processo che permette di proteggerci dalle infezioni è lo stesso che lascia permanere l’inchiostro per sempre, così spiega l’articolo uscito sull’Independent.

Il corpo reagisce alla micropunture sparate dalla macchinetta nel derma – lo strato di pelle più profondo – registrandole come tante piccole ferite e facendo reagire il sistema di riparazione delle cellule interessate. È grazie a questo processo di cura e riparazione che il corpo mantiene l’agente esterno – l’inchiostro – e lo rende suo.

I macrofagi, che hanno come compito quello di inglobare le particelle estranee nel citoplasma, raggiungono la ferita con lo scopo d’inglobare l’inchiostro rilasciato ed eliminarlo. Lo stesso vale per i fibroblasti, presenti nel tessuto connettivale.
Il tentativo, come vediamo dal risultato, è vano e quindi l’inchiostro è destinato a rimanere esattamente lì dove depositato.
Per di più, i fibroblasti che decdono vengono inglobati a loro volta, rinforzando il processo di mantenimento.

Sbagliamo, però, se pensiamo che il processo termini qui. Infatti, la lotta contro l’inchiostro invasore durerà tutta la vita, perché il nostro sistema che ci difende dagli agenti esterni continuerà nel tentativo di eliminarlo.
Solo il sole risulterà l’unico alleato nella lotta contro l’inchiostro, perché tende a sbiadire il colore, che però rimarrà lì, anche se più chiaro.