Noi che guardiamo la diversità con quell’aria di chi è ‘normale‘e in pace con il mondo, come mai non teniamo mai a mente il fatto che le grandi menti che hanno cambiato la storia appartenevano a persone sopra le righe?
Ci basta un comportamento che travalichi i confini di ciò che è considerato ‘regolare‘ per far scattare in noi una molla potentissima: quella del giudizio.
Passiamo giornate intere a sindacare le azioni del prossimo, deridendole talvolta perché inusuali e addirittura grottesche. Ma fermiamoci un momento a riflettere: tutti gli artisti, inventori e pensatori che studiavamo al liceo, erano persone ‘normali‘?
Prendiamo il mio pittore preferito, Vincent Van Gogh: era costui una persona sana di mente? Nessuno al mondo è all’altezza di stabilirlo, a parte il suo orecchio. Eppure in quella che appare (ma che in questo caso effettivamente è) una vita all’insegna della follia, c’era una misura tale di genio da avere rivoluzionato l’arte della pittura.
Vogliamo parlare invece del poeta Gabriele D’Annunzio e del suo amore per le droghe? E cosa ne fu dei poeti maledetti Rimbaud e Verlaine? E di Freud e il suo feticcio sessuale che riguardava le anguille?
Albert Einstein, invece, a scuola era un vero asino eppure è stato, per il mondo, un vero gigante della fisica. Le sue grandi scoperte, però, non lo resero certo una persona standard: secondo alcuni dati storici il suo livello di igiene era decisamente basso al punto da non avere mai indossato i calzini.
Ci sarebbe dunque un legame fortissimo tra la genialità e la follia: una ricerca condotta su 16 studenti svedesi ha infatti dimostrato che quelli maggiormente dotati di talento avevano una propensione maggiore allo sviluppo di alcune patologie psicologiche.
Quelli più intelligenti, quindi, sarebbero maggiormente esposti alla possibilità di subire alcuni particolari disturbi della mente.
Di quei 16 studenti, infatti, i più talentuosi secondo i risultati dei test di intelligenza, riscontravano uno stato mentale più labile e sensibile rispetto agli altri compagni.
Secondo lo studio le persone più brillanti sarebbero maggiormente portate a soffrire di schizofrenia o bipolarità, proprio come lo straordinario John Nash portato sullo schermo da Russell Crowe in ‘A beautiful mind’.