Se avete mai desiderato camminare tra le stelle asfaltate della Hollywood Walk of Fame; se andare tra i freddi polari della Patagonia è sempre stato in cima alla vostra lista della cose da fare il prima possibile; se non avete voglia di aspettare la vostra luna di miele per godervi l’acqua cristallina delle spiagge delle Maldive; se visitare il Giappone nella bella stagione quando i ciliegi regalano spettacoli immensi è il vostro sogno più grande, la notizia è che avete aspettato abbastanza e quando tutto sembrava impossibile, ecco che l’attesa di una vita è giunta al traguardo finale.
Con gli strumenti giusti è possibile farsi il giro del Mondo in 80 giorni senza nemmeno lasciare il salone di casa. Certo, si tratterà di una visita guidata limitata agli spazi virtuali, ma meglio di niente. Insomma, vi dovrete accontentare, se così si può dire, di avere il Mondo a portata di schermo di uno smartphone, di un tablet o di un computer.
Da quando lo sviluppo tecnologico ha fatto passi da gigante anche nel campo della realtà virtuale -più generalmente chiamata VR, che è la sigla per l’inglese “virtual reality”-, questi tour mondiali prêt-à-porter sono diventati popolarissimi. Grazie a – o a causa di, dipende dai punti di vista- questo impressionante sviluppo nella VR, la possibilità di partire per visitare un museo dall’altra parte del Pianeta o di farsi un bagno nelle acque delle Bahamas restando, al massimo, nella vasca da bagno di casa propria, è diventata sempre più concreta.
Quando i tour attraverso le realtà virtuali sono fatti bene, quasi non si ha la percezione di trovarsi in un luogo del tutto diverso. È come se ci trovassimo nella Polinesia francese mentre stiamo stesi sul divano vecchio di casa a sorseggiare un bicchiere d’acqua come se fosse succo di cocco.
La realtà virtuale è una delle innovazioni tecnologiche più sorprendenti di sempre ma chiaramente non regge il confronto con la realtà vera e propria, soprattutto quando si tratta di immagazzinare ricordi che sono indissolubilmente legati ai viaggi e alle esperienze che facciamo, sì, però quelli veri. Quando sei all’estero, ti trovi catapultato in un Mondo nuovo 24 ore su 24, sei stato disposto ad uscire dalla tua comfort zone e a partire; non è esattamente come quando tra il caldo delle coperte del tuo comodo letto decidi di farti un giro in Canada e poi di metterti a dormire.
José Schreve, fondatore di kimkim, una piattaforma che consente ai viaggiatori di mettersi in contatto con gli esperti del luogo in cui si sono legati, ha recentemente condotto una ricerca che dimostra quanto sia possibile che qualcuno in qualche parte del Mondo si lasci influenzare dalle possibilità sconfinate della tecnologia, decidendo di poter fare a meno di visitare un determinato luogo se è comunque possibile recarvisi senza lasciare il divano di casa. Questo, però, spiega Schreve, non ha inciso quasi per niente sul turismo, anzi, ha ispirato le persone a viaggiare di più.
I tour virtuali sono stati una scoperta assolutamente fantastica, perché non solo incoraggiano le persone a partire ma anche perché permette loro di farsi una chiara idea su cosa vedere e dove andare prima di un viaggio vero. È come se avessero appena creato l’esatta forma tecnologicamente testata del “prova prima di comprare”: hai prenotato un viaggio ma non sai cosa fare una volta arrivato in quel luogo, pianificare tutto prima è un grande vantaggio. La realtà virtuale ti catapulta in un universo da non definire propriamente parallelo, ma piuttosto in un posto lontano che però è davvero a portata di mano.
La città che ha più giovato di questi tour virtuali è senza dubbio Las Vegas. La città americana regina delle finzioni più impensabili, ha addirittura creato un’app che consente a chi ha in programma di visitarla di rendersi prima conto di cosa troverà in città una volta arrivato, la Vegas VR.