Sono una studentessa universitaria ed ogni giorno prendo il treno, nei più diversi orari, che mi porta a Roma Termini, stazione ferroviaria spesso indicata come luogo ad alto rischio di attentati terroristici. Sono una studentessa pendolare, ed ho paura.
Non basta scrivere una frase sui social. #Iononhopaura è una bugia. La verità, invece, è che il terrorismo ci fa paura, ma non ci ferma. Io ho paura, ma non mi fermo. Ogni giorno, nonostante tutto prendo il treno, la metro, il bus e vado, frequento le lezioni, imparo qualcosa, rido con gli amici e torno a casa. Ma la paura si percepisce. Si percepisce negli occhi della gente se per un attimo si ferma a pensare guardando i militari passare con le armi pronte in caso di pericolo.
Bruxelles, Parigi, Ankara, Tunisi, Londra, Madrid, New York potevamo essere noi. In metro a Bruxelles potevo esserci io, all’aeroporto potevo esserci io, mentre attendevo il volo che mi avrebbe riportato a casa, dalla mia famiglia, o verso una vacanza meritata e tanto desiderata. Nelle strade di Parigi, quella triste sera potevo esserci io, mentre mi godevo una serata spensierata. O poteva esserci uno dei miei amici, mia sorella, un mio parente o un semplice conoscente. Potevamo esserci tutti noi.
Sarebbe inutile dire che non abbiamo paura, non è vero. Ma possiamo non lasciarci fermare, possiamo continuare a vivere la nostra vita quotidiana, perché è questo che chi è portatore del terrore vuole impedirci. Possiamo essere solidali tra di noi, senza guardare con sospetto chi ci è seduto di fronte solo perché di nazionalità diversa. Possiamo provare rabbia, dolore, paura, tristezza, ma dobbiamo evitare l’odio, non possiamo sottostare alle regole del gioco di chi ci vuole spaventati e sfiduciati.
Io ho paura, ma non mi fermo. Continuo a vivere, anche per chi non può più.