Un gruppo di ricercatori, guidato dal prof. Alvaro Pascual Leone, docente di Neurologia presso l’Harward University, ha dimostrato la capacità di due cervelli, distanti migliaia di chilometri, di comunicare con l’aiuto di internet.

L’esperimento ha coinvolto quattro volontari, di età compresa tra i 28 e i 50 anni, monitorati con un elettroencefalogramma collegato a internet. Con una tecnologia robot-assistita di stimolazione magnetica transcranica, uno dei volontari mandava segnali semplici quali ‘ciao’ o ‘hola’ e i ricercatori, dopo averli tradotti in codice binario, li inviavano dall’India alla Francia, dove l’interfaccia computer-cervello trasmetteva il messaggio al cervello del ricevente tramite una stimolazione celebrale non invasiva.
I riceventi hanno potuto ricevere il messaggio attraverso dei fosfeni, ovvero dei puntini luminosi, che comparivano nella loro visione periferica in sequenza numerica.

La telepatia vera e propria, senza l’ausilio di macchine esterne, non sembra più così lontana. Nel frattempo ci avviciniamo sempre di più alla possibilità di trasferire informazioni dal computer al cervello umano e viceversa.
“Pensiamo che potrebbero esserci degli scambi diretti tra computer e cervello umano in un futuro non troppo lontano, che permettano una comunicazione da un cervello all’altro quasi automatico e creino delle nuove possibilità di relazioni sociali”, afferma Pascual. Ad esempio, comunicare con delle persone paralizzate o incapaci di parlare.

Stupisce ogni giorno di più la tecnologia, sopratutto quando associata al genio umano, che non smette di ricercare sistemi per rendere la comunicazione sempre più accessibile, abbattendo le barriere geografiche, culturali e linguistiche.

L’unica cosa da temere è che ben presto i nostri pensieri non saranno solo nostri, ma alla portata di tutti.
Mel Gibson nel film ‘What women want’ riesce a trarne beneficio e sfruttare questa abilità a suo favore, ma siamo sicuri che sia questo che vogliamo davvero?