Dalla Svezia l’eco del suo caso sta facendo discutere molto: parliamo di Oscar, attivista vegano di settantacinque anni, che, chiuso in una casa di accoglienza per malati di Alzheimer, non è in grado di ricordare il suo precedente stile di vita e chiede solo polpette per nutrirsi.
Un giorno, assaggiata per errore la carne servita nella struttura, l’uomo decide di non volerne più fare a meno. La moglie aveva infatti disposto che al marito fossero serviti piatti esclusivamente vegani, ma tra i tanti pazienti un disguido può capitare e, in questo caso, il misfatto si è rivelato fatale.
Di qui nasce la controversia: la moglie si rifiuta di acconsentire a un regime alimentare diverso da quello che il marito ha perseguito per tutta la vita e dall’altro lato gli operatori non sanno come comportarsi.
E così, a chi spetta la decisione riguardo l’alimentazione di Oscar? Alla famiglia, agli assistenti della struttura, a lui stesso?
Sulla rivista Lavoro Sociale del Centro Studi Erickson, sono stati pubblicati degli spunti di riflessione riguardo l’autodeterminazione del paziente, nonostante questo sia afflitto da demenza: intervenuto un Comitato Etico, dopo che il caso è approdato al ministero svedese della Salute e del Welfare, si è stabilito che i voleri di Oscar, all’interno della struttura, debbano essere rispettati.
Le opinioni degli esperti, sulle pagine della rivista, sono state tuttavia numerose, tra contrarie e a favore. Secondo Titti Fränkel (Akademikerförbundet SSR, associazione professionale) ed Erik Blennberger (Ersta Sköndal University College, membro del Comitato etico del ministero svedese della Salute e del Welfare), i desideri del paziente devono essere esauditi, in quanto “gli ospiti residenti dovrebbero avere lo spazio per poter ‘essere se stessi’”.
Contrario è invece il parere di Hilde Lindemann, docente di Filosofia (Michigan State University, Usa), che afferma che Oscar non è libero di scegliere “dato che soffre di demenza a uno stadio così avanzato da non poter più essere assistito a casa sua, sembra molto probabile che non sia più in grado di autodeterminarsi” e dunque la volontà della moglie, consapevole del suo stile di vita vegano e di quello che avrebbe voluto, dovrebbe avere gran peso.
La risposta ai numerosi quesiti la dovrebbe fornire un attento studio del caso specifico: le scelte della persona coinvolta, la sua storia, la sua malattia, le sue volontà palesato o intuite, le sue idee e così via. Questi dovrebbero essere i fattori in base a cui scegliere o in base a cui guidare il soggetto nel percorso restante.