Si chiama WhatsAppite e non è una nuova applicazione, ma un disturbo relativamente moderno, che coglie chi passa troppe ore con lo smartphone in mano a mandare messaggi. Il disturbo prende il nome dal noto sistema di messaggistica istantanea Whatsapp, che permette uno scambio continuo e spropositato di messaggi e quindi una digitazione esagerata. Infatti, a differenza dei classici SMS che si pagano singolarmente o attraverso abbonamenti, Whatsapp è quasi gratuita (89 centesimi all’anno).
L’allarme arriva dalla prestigiosa rivista medica The Lancet, che ha riconosciuto l’eccessiva digitazione come una vera e propria malattia e ha riportato il caso di una donna che è stata visitata al pronto soccorso dell’ospedale di Granada dopo aver usato la chat per sei ore.
La donna di 32 anni, al sesto mese di gravidanza, si è presentata all’ospedale il giorno di Natale, dopo aver passato gran parte della giornata a rispondere ai messaggi di auguri utilizzando la nota applicazione Whatsapp su un telefono di 120 grammi. La paziente aveva avvertito appena sveglia un dolore anomalo a entrambi i polsi, che percepiva anche sovraccaricati e gonfi. “La diagnosi per il dolore bilaterale ai polsi è stata di Whatsappite – scrive Ines Fernandez Guerrero, che ha descritto il caso – il trattamento è consistito in farmaci antinfiammatori e astinenza totale dai messaggini, con un miglioramento solo parziale anche per il fatto che la paziente non ha seguito la prescrizione e ha scambiato di nuovo messaggi il 31 dicembre”.
Questo disturbo non sembra essere però una novità. Già anni ’90 infatti si parlava di Nintendinite o pollice da Nintendo, dovuta all’uso eccessivo del Nintendo Gameboy, che provocava gli stessi sintomi: polsi e dita affaticate e doloranti. In seguito, altri incidenti simili sono stati documentati sia nei bambini che negli adulti. Il problema quindi non è strettamente legato ad applicazioni come Whatsapp o un qualsiasi altro sistema di messaggistica, ma a un utilizzo esagerato degli stessi. Una malattia emergente che sembra destinata perciò a diffondersi rapidamente, a meno che non si ricorra al buon senso e alla responsabilità.