Oggi vi porto a conoscere una delle più grandi cantanti del sud Sardegna: Sabrina Sanna.

La incontriamo nella splendida cornice del parco di Molentargius, teatro suggestivo da cui trae ispirazione per le sue opere.

Sabrina è nata a Cagliari da una madre casalinga ed un papà gran lavoratore, emigrato nelle terre fredde del nord, ma con nel cuore e nel sangue sempre la Sardegna. Scopre la passione per il canto da bambina, grazie al fratello Daniele, che suonava le tastiere. Sale per la prima volta su un palco a 15 anni ispirata dalla straordinaria Professoressa Leoni, e successivamente dall’amico fraterno Roberto Dalpadullo in primis, Emanuele Mattana e Marcello Marcelli, che lei definisce “i mie tre moschettieri musicali”.

Dopo una pausa dovuta ad alcune prigioni emotive, riprende a cantare, vincendo alcuni concorsi locali, e creando un piccolo progetto con gli amici Andrea in arte Bubu e Mattia Tosi, chitarrista e scrittore. Ma è soprattutto dopo l’incontro con Alessandro Melis a creare nuovi scenari: con lui gira tutta la Sardegna portando avanti il progetto Serenata Blues che si evolverà poi nel progetto con cui esprimono il loro amore per la Sardegna, ovvero il duo Animas.

Intervista con Sabrina Sanna

Ciao Sabrina, benvenuta sul nostro sito Blogdilifestyle.it, so che dopo un periodo di meditazione stai tornando più carica di prima. Che cosa ti ha spinto a ripartire?

Ciao Elisa, grazie per avermi ospitato nel vostro spazio. Sento di avere ancora strade infinite.

In questo periodo ho riflettuto molto: mi sono guardata dentro, e non ti nascondo che è stato doloroso, ma ho deciso che non volevo fermarmi. Guardarsi dentro equivale ad ammettere i propri errori.. e le proprie debolezze.

Non ho deciso di cambiarle ma di usarle e trasformarle in punti di forza.Conoscere meglio me stessa mi aiuta a conoscere meglio il prossimo e viceversa: in realtà sono costantemente affascinata dalla vita e dagli esseri umani, e mi lascio cullare da tutto quello che accade, lascio che venga la commozione, me la vivo, mi fermo dinanzi a un tramonto o uscendo dal parco ogni mattina vedo gli stormi della nuova colonia di parrocchetti verdi e fermo l’auto, scendo e per un attimo lascio che quella meraviglia in qualche modo mi attraversi

Certo è pure una questione di sensibilità e… io mi lascio attraversare e anche trafiggere… ma … non potrebbe esistere nulla di questo mio essere senza questa componente ecco.

C’è un emozione, un ricordo che vuoi condividere, che è capace di tirarti fuori dal limbo meditativo in cui ti racchiudi? Di farti “risorgere dalle ceneri” diciamo?

Può sembrare incredibile ma… ecco… esiste qualcosa di ancestrale dentro di me visivamente come se fossi cosciente in qualche modo della mia genesi prima di vedere il mondo.

Non è un ricordo della mia vita terrena che mi concede la forza di superare, ma qualcosa di più antico, di profondissimo, e ogni volta quella minuscola essenza, come una specie di puntino luminoso, a cui appartengo, e che mi appartiene, o meglio ci apparteniamo, mi concede la forza e anche la grazia. Di rinascere. Più forte. Più innamorata della vita

Ti ringrazio per questa bellissima domanda.

Ecco in fin dei conti quello che voglio dire: io ricordo me prima di nascere e ricordo pure me dopo la mia vita. È come se vedessi spazio e tempo diluito e questo non mi spaventa ma mi affascina.

In tal senso non esiste la paura ma semplicemente la coscienza di dare e di darsi.

In questa prospettiva potremmo dire che questo è uno dei messaggi della tua arte? Quando tu fai arte dentro di te cosa vuoi comunicare?

Il messaggio della mia arte, o delle mie arti, quindi scrivere e cantare, ma anche il mestiere di dottoressa in scienze motorie … ecco … è semplicemente accogliere, aiutare soprattutto

Se qualcuno ti dice che sta meglio grazie a te, che sia la tua musica, il tuo canto o la tua voce, una tua poesia, o una tua lezione ….cosa ci può essere di più bello o importante?La solitudine del mondo odierno è drammatica: io cerco connessioni, connessioni vere e sincere. E le racconto. O le insegno. Siamo tutti responsabili di questo.. non trovi?

Per poco che possa sembrare … sono i piccoli sentieri che portano i grandi cambiamenti!

Sono d’accordo con te. Tutti dovremmo fare la nostra parte nel costruire un mondo più sereno e accogliente per tutti. Ma torniamo alla poesia per un attimo, a breve potremmo finalmente leggerti?

Si ma devo confessarti che in realtà non ho mai realmente creduto nelle mie potenzialità.

Io non non ho mai cercato il successo, nè come cantante, nè come scrittrice, nè come istruttrice.

Tuttavia negli ultimi tempi, in tanti mi hanno chiesto di poter leggere le mie poesie in maniera diciamo… più ordinata! Ecco io sono precisa ma spesso su queste cose disordinata… Così ho fatto una raccolta. Che uscirà a brevissimo.

Possiamo avere qualche spoiler?

Sarà un regalo di Natale, diciamo, ma non voglio anticiparti troppo. Conto di fare la presentazione tra gennaio e febbraio, tra un concerto e l’altro, visto che sono davvero molto molto impegnata.

Ma io ti conosco, tu sei un vulcano di idee. Sicuramente hai un bel po’ di progetti fantastici in corso…. racconta un po’ ai nostri lettori cosa bolle in pentola.

Dicembre è un mese molto impegnativo. In primis l’organizzazione del Memorial a Mariano Melis SONUS DE VIDA, in qualità di Presidente della mia Associazione Animas con il vice presidente nonchè Direttore Artistico Alessandro Melis. Artisti di grandissima caratura, solo per citarne alcuni Diana Puddu vincitrice di The Voice Senior e il grande cantautore Piero Marras.

E poi l’imminente uscita a Gennaio del Duetto con Diana, in limba. Il concerto di Natale a Dicembre. Altri concerti già bloccati per gennaio febbraio

Ho tanti di quegli impegni che non so più dove piazzarli! Continuo a ricevere inviti, menzioni, cerco sempre di inoltre di avere uno spazio con i miei fan per avere un rapporto diretto con loro. Il loro affetto mi emoziona sempre.

Quale fra questi progetti e quello che senti più nel cuore e ti rende maggiormente orgogliosa e motivata?

Tutto è straordinario! Il mio cuore intero è in ognuno.

Mio nonno diceva che dobbiamo sempre guardare avanti, altrimenti dio ci avrebbe fatti con gli occhi di lato come i pesci. Cosa ti spinge ogni giorno ad essere rivolta al futuro e trovare sempre nuovi spunti per progetti bellissimi?

Non mi basto mai. Non mi accontento mai.

Non perchè aspiro a fama, denari, o successo. Non è questo. È che… semplicemente mi affascina la conoscenza.

Ho una domanda curiosa per te: sei tu fossi un colore che colore saresti?

Bianco. Perchè è puro, è luce. E ci puoi scrivere o disegnare sopra e i colori che ci andrabno sono intensi e veri, non alterati. Il bianco mi fa pensare alla verità. Alla giustizia Anche alla libertà.

Ho scelto di inserire l’araba fenice nel titolo dell’intervista per un motivo ben preciso, ma vorrei che fossi tu a spiegarlo a nostri lettori.

Dunque: partiamo dal fatto che il fuoco è il mio elemento .. Ti sembrerà strano ma lo è come l’acqua… l’araba fenice non teme la morte ma sa che in un certo qual modo per rinascere si deve morire… è un pò come il concetto della farfalla dal baco. L’universo si basa su questo concetto. La morte per la vita. Ad esempio io vorrei essere il nutrimento per le piante

L’idea della bara chiusa non ha senso. Non sarei utile. E io voglio poter dare tutta me stessa al mondo. A parte ciò… l’ araba fenice muore peraltro auto incenerendosi, su un nido di piante balsamiche: ergo il sacrificio di quel corpo rilascia al mondo il profumo della sua grandezza. Muore il corpo ma non lo spirito, che anzi diviene più forte

Io ti conosco da tanti anni ed il tuo percorso mi ha sempre affascinato. Ti ricordo quando cantavi con i Serenata Blues e la tua voce lasciava tutti incantanti. La tua trasformazione mi ha sempre incuriosito: sei passata da un progetto di musica internazionale al dedicarti anima e cuore ad un progetto di musica sarda. Quali motivazioni si celano dietro questa scelta?

È stata una scelta consapevole, una scelta di cuore e io mi sento felice e mi sento me stessa cantando il sardo. Di solito le cantanti di musica tradizionale nascono in quel contesto. Io ho scelto consapevolmente da adulta di sposarsi con il sardo. L’ho proprio desiderato e sto studiando tanto e ho imparato tanto. A casa certo parlavano sardo, ma non sono figlia d’arte. Forse questo mi ha penalizzato, ma io mi definisco “compagna d’arte” perchè se non avessi incontrato Alessandro Melis, chissà magari tutto questo non si sarebbe mai avverato.

Potevo scegliere: continuare a cantare blues, italiano, country, che amo profondissimamente ma ho preferito fare una scelta di appartenenza. Cantare in limba per me è sempre una forte emozione. Che sia campidanese o logudorese. Il campidanese chiaramente mi rappresenta, il mio pensiero è campidanese. Ma provo orgoglio nel cantare in tutte le declinazioni della nostra splendida lingua. E sono peraltro costantemente approcciata allo studio di tute queste sfumature della limba. Sogno una Sardegna che possa avere un popolo che, nonostante le declinazioni linguistiche, si comprenda. Mi spiego meglio: sarebbe bello che se tu sei logudorese e parli con un campidanese lui possa capirti e viceversa.

Sabrina è stato bellissimo averti nostra ospite. Ti vorrei salutare con un’ultima domanda: come vedi te stessa nel futuro in questo momento?

Non sono focalizzata sul futuro ora. Sono grata per ciò che ho. Non penso al futuro. Il futuro è poco importante e ho imparato ad apprezzare il presente. Perchè è straordinariamente prezioso. Ogni attimo lo è ed io cerco di elevarlo di renderlo speciale.

Se potessi vivere un’altra vita non cambierei nulla. Sono orgogliosa del mio amore per la libertà di pensiero, anche se ne ho fatto delle spese… e per la poesia, e per quella fanciullina che in fondo sono sempre rimasta.

Sono orgogliosa di aver scelto me stessa senza compromessi.