Anoressia è una parola che, spesso e volentieri, fa rima con Alta Moda. Ma non solo. Vetrine, riviste e persino i manichini sono diventati un cult per chi, anche tra le persone comuni, ricerca un esempio da imitare ed emulare per ritrovare un po’ di autostima. Capro espiatorio, perciò, stavolta è uno dei manichini esposti dalla catena di abbigliamento Whistles, grande marchio in voga a Londra soprattutto tra le celebrità, tra cui la principessa Kate Middleton. Questo, infatti, contraddirebbe i corretti standard di salute e bellezza del corpo.
Lo scandalo è partito dalla foto pubblicata on line dalla giovane Amina Hays, che ha avvistato il manichino con il petto sporgente e le gambe troppo sottili in un negozio Whistles ad Angel (quartiere popolare a Londra per i pub e la vita notturna). Da lì si sono mosse alcune associazioni contro i disturbi alimentari che hanno richiesto immediatamente le scuse da parte dell’agenzia principale.
In particolare, contro il marchio Whistles, ha levato la sua voce Mary George, dall’associazione Beat, che ha così affermato:
“È deludente vedere un manichino così sottopeso nella via principale.”
A seguire anche Marg Oaten MBE, segretaria e coofondatrice del SEED Eating disorder Support Services, ha denunciato la falsità dell’immagine rappresentata dal manichino. In più ha sottolineato la mancanza di preoccupazione per i suoi clienti da parte della grande azienda, non curante forse che ben il 20% delle donne muoiono ogni anno in Inghilterra per problemi di anoressia.
D’altra parte, però, la principessa Kate Middleton, fedele cliente del brand cammina sulle vie della capitale inglese indossando un vestitino firmato Whistles, senza troppi dilemmi.
Ma questo non è l’unico caso. Anche il famoso negozio Top shop, frequentato soprattutto dalle giovanissime, era stato messo sotto accusa per una foto apparsa sul web di una ragazza accanto ad un manichino dalle gambe davvero troppo fini.
L’immagine della studentessa Becky Hopper era stata condivisa on line 7000 volte, mentre uno dei commessi aveva difeso il brand affermando che il manichino era basato su una taglia 10, ossia una 42 italiana.
Mentre Whistles controbatte segnalando che la misura utilizzata per il manichino è l’unica che consente di porre e togliere gli indumenti senza sgualcirgli.
La risposta appare comunque debole, specie quando sono gli stessi clienti, giovani e suscettibili ai messaggi che le fonti esterne gli trasmettono, a notare la magrezza di questi manichini.
La Whistles sembra dunque costretta a fare marcia indietro.
[Credits: http://www.dailymail.co.uk/]