India Edmonds è una ragazza 17 enne, sopravvissuta ad un mostro comune a molte adolescenti: l’anoressia.
“Ho smesso di mangiare per assomigliare alle foto delle modelle su Instagram” ha ammesso la giovane che ad appena 14 anni ha conosciuto uno dei disturbi alimentari più diffusi al mondo. India, prima ha iniziato una dieta ferrei, poi intensi allenamenti in palestra, per finire con il digiuno. “Le foto delle modelle – spiega – erano diventate un’ossessione. Poi un giorno un ragazzo mi disse che avevo le gambe paffute e questo mi ha abbattuto ancora di più. Continuavo a farmi selfie per vedere se dimagrivo e anche quando sono diventata uno scheletro non me ne sono accorta”.
Costretta al ricovero in ospedale perché in evidente stato di malnutrizione e deperimento, la ragazza, nonostante rischiasse di morire, per un certo periodo di tempo ha continuato a condividere sul social alcuni selfie in cui appariva magrissima e solo oggi che ha iniziato a recuperare peso e a stare meglio, ha voluto rendere pubblico il suo percorso, per spiegare come spesso gli adolescenti usino i social nel modo sbagliato.
Quello dei disturbi alimentare è un mondo cupo e triste ma molto più diffuso di quel che pensiamo. Nel 95% dei casi l’anoressia interessa adolescenti e giovani donne, ma il disturbo può presentarsi anche più precocemente, già nell’infanzia. Negli ultimi anni i disturbi del comportamento alimentare sono nettamente aumentati in particolare nel mondo occidentale, dove l’ideale di magrezza e di linea perfetta è sempre più diffuso, infatti in zone del mondo dove c’è malnutrizione essere grassi è considerata una prova di salute e benessere sociali.
Le statistiche sono spaventose. Nei paesi industrializzati come l’Italia, 8-10 ragazze su 100 tra i 12 e i 25 anni di età soffrono di disturbi del comportamento alimentare, di queste 1-2 nelle forme più gravi. In Italia fanno tre milioni di persone, e nel 90% dei casi si tratta di donne.
Uno dei vissuti più angoscianti delle persone anoressiche, è legato ad una errata percezione del proprio corpo, vissuto come sgradevole e perennemente inadeguato. Alcuni si sentono grassi in riferimento a tutto il loro corpo, altri pur ammettendo la propria magrezza concentrano le loro critiche ad alcune parti del corpo (di frequente la pancia, i glutei, le cosce). Il disturbo dell’immagine corporea non è imputabile ad un disturbo della percezione, in quanto tendono a sovrastimare anche il peso e la forma di altre persone, ma mai quanto i propri. Questa distorsione tende inoltre a diminuire man mano che le persone riacquistano peso.
Il livello di autostima e di valutazione di sè è influenzato dalla capacità di controllare il proprio peso e i fallimenti sono seguiti da autocritica e svalutazione. Essendo gli standard attesi molto elevati e il metro di giudizio tendente al perfezionismo, diventa molto facile che gli obiettivi non vengano raggiunti e si presentino tali condizioni negative.
L’altra faccia della medaglia che vede coinvolte il doppio delle vittime di anoressia è, invece, la bulimia, quando alle condotte di restrizione del’assunzione del cibo, si aggiungono episodi di abbuffate alternate a condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi o diuretici).
Nei paesi occidentali la prevalenza è di circa un caso ogni cento giovani donne, anche se forse i dati di prevalenza e incidenza tendono a sottostimare la dimensione effettiva del fenomeno, dal momento che questa patologia tende a essere tenuta nascosta per vergogna e che le persone affette possono mascherare il disturbo per anni.
È quello che è successo ad un’altra ragazza, sempre 14 enne, Fiona Geraghty, impiccatasi dopo essere stata schiacciata dalla bulimia che l’ha colpita a causa dell’ossessione di assomigliare alle modelle sulle riviste patinate.
In questo caso la denuncia arriva dal medico legale che ha attaccato per questo motivo il mondo della moda ritenendolo responsabile della morte della quattordicenne la quale si sentiva a disagio con il suo peso. “I responsabili sono i membri della fabbrica della moda. I problemi di disordine alimentare sviluppati in special modo dalle ragazze più giovani sono dovuti alle pubblicità e alle foto delle modelle che promuovono in ogni modo una figura femminile magra e asciutta che spesso influenza negativamente le ragazze. Io chiedo loro di smetterla di pubblicare queste immagini”.
Come India e Fiona, moltissime altre donne, e non solo, si trovano a dover fare i conti, già giovanissime, con canoni di bellezza troppo rigidi, che non rispecchiano la realtà. Modelle troppo magre definite bellissime, senza porre l’attenzione sulla gravità e la pericolosità di questa malattia. Di recente la rivista danese “Cover Magazine” è stata coinvolta in una bufera mediatica per aver pubblicato delle foto di una modella in evidente stato di eccessiva magrezza.
“É stato un vero errore, lo ammetto e me ne scuso con i lettori. Quello che abbiamo in mente noi non è questo genere di donna, e lo abbiamo dimostrato con tante cover-girl che incarnano il tipo opposto” si è scusato il direttore. Ma le scuse non bastano, non sono sufficienti quando le lettrici sono delle spugne in età difficile. La debolezza, la superficialità, l’insoddisfazione e la mancanza di autostima rendono questi “errori” letali per molte di loro.
Nel 2010 è morta a soli 28 anni la modella anoressica Isabelle Caro, diventata celebre aver posato nuda in uno spot anti-anoressia di Oliviero Toscani per una pubblicità di Nolita. La ragazza, francese, è morta a Tokyo il 17 novembre: al momento del ricovero pesava solo 31 chili per 1 metro e 65.
Complice di questa continua ed ossessionata ricerca della perfezione, quest’anno è nata una nuova moda, il mons pubis, il pube piatto appunto. Per dimagrire anche nelle parti intime si ricorre addirittura alla chirurgia estetica. Rincorrere canoni irreali e soprattutto sbagliati non ha mai reso nessuna felice. La tristezza che si legge negli occhi di chi vive con questi disturbi alimentari dovrebbe far riflettere sul vero valore della vita. E non sono banali retoriche, ma vere e proprie riflessioni. Magari per una volta potremmo provare ad andare controcorrente, smettere di rincorrere qualcosa ed essere schifosamente e abbondantemente vivi, sani e felici.