Le ricerche veterinarie spesso glissano sui grandi quesiti che i veri amanti dei cani si pongono: come allungare la vita del proprio amico a quattro zampe? Due recenti studi sembrano, però, aver trovato una soluzione all’annosa questione, aggiornandoci su quel che possiamo fare per aiutare il nostro cane a vivere di più.
Durante la prima ricerca, 48 cuccioli di Labrador provenienti da 7 cucciolate diverse sono stati suddivisi in 24 paia in base al loro sesso e al periodo di svezzamento. Un cucciolo per ciascun paio è stato preso quale punto di riferimento rispetto all’altro, a cui è stato somministrato il 25% di cibo in meno. Entrambi, dalle otto settimane di vita fino alla morte, sono stati tenuti in casa e portati fuori, senza alcun tipo di restrizione alle loro attività. All’età di tre anni, i cani sono passati dal cibo per cuccioli a quello per adulti, e all’esemplare di riferimento è stato dato un quantitativo di pappa che gli avrebbe garantito il mantenimento del suo peso ideale. La riduzione del 25& dell’apporto calorico, nell’altro cane, ha messo in evidenza degli aspetti fondamentali: in media, questi esemplari hanno vissuto due anni in più rispetto a quelli che ricevevano dosi di cibo “normali”, senza tralasciare il dato rilevante del rallentamento nello sviluppo di malattie croniche come l’osteoartrosi.
Il secondo studio è invece partito da basi “umane”: avendo osservato che i pazienti affetti da morbo di Parkinson che assumevano L-deprenyl non solo riscontravano un’attenuazione dei sintomi della malattia, ma tendevano anche a vivere di più, gli scienziati hanno deciso di sperimentare se la cosa funzionasse anche tra i quadrupedi. Divisi in coppie 82 beagle tra i 2 e i 16 anni, i ricercatori hanno somministrato all’uno un placebo e all’altro l’L-deprenyl per due anni. Il risultato? Gli esemplari che all’inizio dello studio avevano tra i 10 e i 15 anni e che avevano assunto L-deprenyl per almeno sei mesi sono vissuti, nell’80% dei casi, fino alla fine della ricerca.