È stato amore a prima vista, il mio. Ricordo con precisione la prima volta che ti ho incontrato: eravamo a casa di amici, tu avevi un maglione scuro girocollo e io le vampate di quando si va in menopausa.
A distanza di anni mi ricordo ancora con precisione quella sensazione fortissima di calore e vertigine, in una stanza che in quel momento mi appariva come un’opera di Esher.
Credo di avere passato i successivi quattro anni a cercare di demolire l’istante in cui ci siamo fissati per la prima volta, e nel quale seppi con precisione che era te che avrei voluto accanto per tutta la vita.
Ma poi la nostra relazione è finita, come del resto accade a tutti gli amori che nascono quando hai solo 18 anni, gli ormoni a palla e il cervello in sciopero permanente.
La nostra non è stata una storia da favola: niente fiori, niente follie né lettere d’amore. Ho desiderato tanto le attenzioni di un fidanzato da te; ho provato a immaginarle ogni giorno, chiudendo gli occhi come si fa quando da bambino aspetti la Befana rannicchiato nel letto. Quello stesso letto dal quale anni dopo mi chiedevo dove fossi, con chi parlassi, e nel quale ricordo di avere pianto più di un neonato. Quando tu sparivi all’improvviso e mi veniva voglia di aprire la finestra e lanciarmi di sotto.
Devi esserti accorto della mia presenza quando ho deciso di andare via per sempre, per concedere a me stessa la possibilità di trovare l’amore vero. Quello sincero, leale e spontaneo. L’amore che ho trovato per fortuna subito dopo e che ho cercato di tirarti fuori in ogni giorno della nostra relazione.
Ci sono tante cose che avrei voluto dirti prima del silenzio, prima di tagliare tutti i contatti con il tuo mondo. Nonostante la consapevolezza di avere fallito, e di averlo fatto malamente, non rimpiango nemmeno un momento del tempo passato insieme a te. Forse non lo immagini, ma senza saperlo mi hai insegnato tantissime cose.
A lottare
Hai saputo rendermi determinata, caparbia e testarda. Mi ero convinta che saresti stato il padre dei miei figli e ho lottato fino all’ultimo per fare in modo che tu mi volessi allo stesso modo. Non saprei dirti se tu mi volevi come io volevo te; so, però, che non ho mai visto alcuna progettualità in te. Non mi hai mai parlato del nostro futuro mentre io, stupidamente, ci pensavo ogni giorno. Nonostante i nostri limiti di coppia avrei portato avanti un rapporto imperfetto fino alla morte e ti avrei scelto ogni giorno in maniera infelice. Ma lo avrei fatto.
A soffrire
Non mi vergogno nel dirti che per te ho sofferto da morire; il dolore che provavo quando sembravi sfuggirmi dalle mani mi ha lacerata per anni. Senza sosta.
All’epoca soffrivo di strane coliche all’addome, ma da quando ci siamo lasciati non ne ho più avute. Coincidenza? Non lo so. Ma so che mi trema l’occhio sinistro quando parlo di te e che ho imparato, a mie spese, che la rabbia di una donna che non ottiene ciò che vuole non conosce limiti. Quella maledetta assenza di confine l’ho pagata a caro prezzo, con la mia salute. Ma tu non eri una persona cattiva, anzi: sono più che sicura che tanti uomini siano stronzi a prescindere, perché la natura li ha creati così. Si comportano male perché non saprebbero fare altrimenti.
Tu ti sei comportato da stronzo centinaia di volte, abbandonandomi quando ne avevo più bisogno e ritornando alla base quando ne avevi tu. Forse con me avrai imparato che una donna detesta giocare a ping pong e che prima o poi arriva il momento in cui la racchetta va lasciata cadere per terra, per sopravvivere.
A toccare il fondo
Con il tempo ho capito che anche io ho le mie colpe, che ho un brutto carattere e che rendevo le cose difficili.
Non voglio giustificarmi, ma il mio era un riflesso involontario alla insoddisfazione che mi procurava la tua sordità. Parecchie volte mi sono sentita come il protagonista de ‘L’Urlo‘ di Munch, e proprio come accadeva nel quadro, tu eri uno di quelli che passava di li. Senza fermarsi.
Con te ho scoperto che non sono invincibile e che non sono in grado di stare in piedi da sola. E quando stavamo insieme crollavo di frequente, per la mia incapacità di vivere basandomi solo su me stessa.
Ma le persone fragili non conoscono indipendenza, al contrario hanno sempre bisogno di qualcuno che gli dica che andrà tutto bene. Tu non l’hai mai fatto. Ed essendo piccola e inesperta non sapevo partire da me stessa, perché nella mia testa l’unico ‘via’ possibile eri tu.
A fottermene
Dopo la nostra rottura ho capito che anche se mi avessi dato quello che cercavo insieme non avremmo mai funzionato. Nemmeno su un altro pianeta. Ma mi hai insegnato ad essere egoista, a non darmi troppo alle persone. Forse è proprio questo ciò che amavo di te: il tuo bastarti. Sì, tu bastavi a te stesso e io ti ammiravo da morire. Non mi hai mai fatto entrare veramente, non ho mai toccato la tua anima. Tu sei uno che sopravviverebbe anche nello spazio, da solo. Non avevi bisogno di qualcuno come ne avevo io e per uno così la persona che ero poteva essere solo un limite.
Oggi mi guardo allo specchio e non sono contenta di come sono diventata: vorrei riacciuffare l’animo che avevo quando ti ho conosciuto e che ti sei portato via. Forse sarà stata l’età o il periodo storico differente, ma prima ero una persona migliore. Più dolce e capace di dare agli altri. Certi giorni mi osservo e capisco che me ne fotto del mondo, che non faccio entrare quasi nessuno e che non ho più bisogno di tante cose che prima erano indispensabili. Spesso mi sorprendo a fare le cose che facevi tu e che io detestavo. Oggi non ho paura di dire che, per alcuni aspetti, sono esattamente uguale te.
A camminare mano nella mano
Ho sempre voluto che mi prendessi per mano, che camminassi al mio fianco in ogni momento. Ma tu non eri un ‘mano nella mano‘, anzi: quando camminavamo assieme tu eri sempre cinque passi avanti a me. Io ti inseguivo con convinzione, proprio come si inseguono i professori universitari alla fine delle lezioni.
Hai sempre tirato via dritto, senza esitare. Ti voltavi di rado, solo per vedere se riuscivo a tenere il tuo passo. Io ero sempre li: in affanno.
Ad essere puntuale
In amore il tempismo è tutto, e credo che io e te lo abbiamo capito a nostre spese.
A volte per trovarsi non basta piacersi soltanto: bisogna sintonizzarsi sulla stessa frequenza. Io e te non ci siamo mai riusciti e la colpa credo sia di entrambi. Ma forse avrai capito anche tu che l’amore non vince su tutto come dicono gli scrittori, e che qualsiasi corda si spezza quando viene tirata con troppa forza.
La cosa più tragica della nostra storia è stato il tuo arrivare in ritardo. Perché alla fine sei arrivato.
A quel punto avrei voluto non arrivassi mai, esattamente come mi aspettavo da te. Sarebbe stato nel tuo stile tirare via dritto per sempre, come un treno veloce che non fa fermate.
Invece ti sei accorto di me quando ho ribaltato le tue previsioni, quando ho cominciato a volare in tua assenza. Ti sei ricordato di me quando mi sono innamorata di un altro ed era ormai troppo tardi.
Molte volte ho pensato al fatto che avrei preferito saperti indifferente alla mia nuova vita, invece hai fatto di tutto per riprendermi con te. Finalmente vedevo avverarsi tutti i miei desideri, ma a tempo scaduto. Non immaginerai mai e poi mai quanto è stato difficile per me tirare dritto senza voltarmi, proprio come facevi tu. Ho avuto il cuore pesante per moltissimo tempo, anche ad amore esaurito. Perché ho dovuto farlo evaporare con la forza, come l’acqua quando prepari una zuppa. Mi tormentava il dubbio atroce di avere sbagliato ad andarmene, di avere cestinato il progetto di vita che avevo sempre sognato. Ma che tu mi offrivi con imperdonabile ritardo.
Non ti ho mai tradito
Si, non ti ho mai tradito. Ma avrei dovuto. Te lo saresti meritato ogni volta che mi piantavi per una uscita o per l’ennesima vacanza, mentre io rimanevo a casa ad aspettarti con le coliche addominali. Ti saresti meritato questo e altro, eppure non ho mai avuto il coraggio di farlo. Tradire te sarebbe stato come tradire me stessa, quindi la cosa più importante in quel momento. Immaginavo spesso di farlo per farti dispetto, ma avevo così paura di perderti che nemmeno una sana vendetta sono riuscita ad organizzare.
Ho cambiato registro solo quando sapevo che non ti avrei più cercato, anche se in questi casi è più facile credere il contrario.
Perché
Oggi sono così felice da non chiedere nient’altro alla vita, ma mi chiedo il perché di tante cose. Perché la vita ci ha fatto incontrare al momento sbagliato, perché ci ha fatto innamorare e, soprattutto, perché ci ha fatto ritrovare in ritardo. C’è un libro che mi piace moltissimo, si chiama ‘Il Minotauro‘, e parla di una storia d’amore tra due persone che parlano per lettere, come io e te in origine facevamo per mail. I due si innamorano senza incontrarsi mai, almeno fino a quando si trovano ad essere così vicini da poterlo fare. Peccato però che lui muore proprio in quel momento, come sono morta io. Perché per quanto tu possa credere il contrario in quegli anni io sono morta dentro e nonostante sia tutto così lontano, porto ancora addosso il peso del mio fallimento. Una donna come me metabolizza con difficoltà l’idea di avere commesso un errore, in particolare in amore.
Certe volte penso di avere sbagliato a volerti a tutti i costi, a pretendere di volerti cambiare. Se solo avessi avuto un minimo di lucidità in più sarei stata in grado di non innamorarmi? Non lo so, ma forse avrei dovuto provarci. Per mettermi in salvo e per mettere in salvo te da una sofferenza inevitabile, perché la stella sbagliata sotto cui nascemmo non ci avrebbe dato mai scampo. Invece ho abbassato la guardia in un giorno di maggio, sparando i miei sentimenti nel cielo affinché potessi vedere il film che avevo girato nella mia mente. In soli 5 minuti.
Scusa
Ai miei occhi sei il responsabile della morte del mio primo amore, del suicidio che ho dovuto orchestrare per sopravvivere a te. Eppure ti devo chiedere scusa per tante cose, in particolare per tutte le piccole cattiverie che ho commesso per punirti. Perché ho voluto fartela pagare.
Non ho avuto rispetto per il tuo dolore, ma devi sapere che se l’ho fatto è stato perché non ero in grado di gestire il mio.
Per sempre
Non è possibile esserci nella tua vita, come sarebbe impossibile una tua presenza nella mia. Eppure io ti vorrò bene fino a quando vivrò, né mai ti porterò rancore per come sono andate le cose.
So solo che la vita ha unito le persone sbagliate, ma non due persone sbagliate. Perché per quanto io ti abbia detestato so bene che la colpa è di entrambi, e che tu sarai in grado di rendere felice qualcuno esattamente come allora desideravo facessi con me. Non sono stata in grado di insegnarti ad essere migliore, perché onestamente non lo ero nemmeno io. So solo che ci siamo amati tantissimo, e che anche se l’amore è finito da tempo continueremo a esserci nella vita dell’altro. Magari dall’altra parte del mondo, come diceva quella canzone. In silenzio.