martedì, 16 Dicembre 2025

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Non canzoni ma poesie: ecco il Jukebox di Praga

Non canzoni, ma le rime di poeti cechi recitate dalle loro stesse voci: è ciò che permette di ascoltare l’originale “jukebox”al centro di Praga. L’ideatore del nuovo Poesiomat è Ondrej Kobza, già conosciuto nella capitale ceca per aver introdotto nello scenario urbano pianoforti e tavolini da scacchi in luoghi pubblici: e dopo piazza Namesti Miru (la Piazza della Pace), a Praga, sogna di sbarcare anche a Berlino, a Bratislava, a Kiev, e persino a New York.

Centinaia di persone si fermano da ieri alle ore di punta per ascoltare poesie – dice Kobza – scelgono soprattutto quelle di Seifert e Bondy“, due tra i maggiori esponenti della letteratura ceca, compresi tra i venti nominativi di poeti le cui opere possono essere fruite gratuitamente dai passanti. C’è bisogno solo di schiacciare un bottone e, da un tubo di metallo in mezzo al prato, si possono ascoltare le registrazioni delle voci originali dei poeti, come quelle di Vladimir Holan, Jachym Topol, Ivan Martin Jirous e molti altri.

Un progetto costato 200.000 corone ceche (8.000 euro), finanziato dalla gente che lo ha trovato interessante. “L’idea è nata circa un anno fa. Dopo i pianoforti e le scacchiere mi sono chiesto cos’altro si potesse fare per animare il grigiore dello spazio pubblico e dare piacere alla gente. Ho visto tubi simili a Parigi. Volevo qualcosa di non troppo vistoso, di intimo“, continua Kobza “E se avessi la possibilità di collocare un jukebox di poesie in Italia, ci metterei o le traduzioni in italiano dei poeti cechi o la più bella poesia italiana“.

Sindrome di Peter Pan: perchè crescere?

Arriva un giorno in cui decidi di crescere, di mettere la testa a posto e di capire che le priorità della vita sono ben altre rispetto a quando eri adolescente. Non c’è un momento preciso della vita in cui ti senti adulto: non per forza questo passaggio avviene con la maggiore età, anzi, quasi mai. Per molti, però, vale la regola della ‘sindrome di Peter Pan’: perchè crescere? Restare bambini è così bello, perchè abbandonare un mondo fatto di spensieratezza e divertimenti?

Tutti conoscono la storia di Peter Pan, quel ragazzo magico che porta con sè i bambini sull’Isola che non c’è, inaccessibile agli adulti, dove tutto è concesso perchè lontano dalla realtà. Oggi, però, in molti hanno scelto di seguire questo modello di vita tra aperitivi, serate in discoteca e ore piccole. Ecco i sette segali per capire che proprio non sei cresciuto e per iniziare anche a preoccuparti.

1. Invece di lavare i vestiti in lavatrice, preferisci comprarne sempre di nuovi? Allora stai sicuro che oltre ad avere un gran bel conto in banca, hai anche un vero e proprio blocco psicologico che ti impedisce di crescere.

2. La stessa cosa vale anche per i piatti: non hai voglia di lavarli a mano, ma non vuoi comprare una lavastoviglie. Perchè allora non usare quelli di plastica? Difficilmente riuscirai a impegnarti in cose più serie e più mature se pensi che lavare due piatti sia una faticaccia.

3. Eviti di lavare i vestiti e figurati se hai un ferro da stiro. Ricorda che la tua vita è disordinata e stropicciata proprio come i tuoi abiti.

4. Ordini cibo a domicilio, ma ti addormenti prima che il ragazzo delle consegne bussi alla tua porta? Beh, questi sono tutti sintomi di mancanza di responsabilità tipicamente adolescenziali.

5. Quando acquisisci un’autonomia economica, pagare le bollette è una delle cose che ti rende adulto. Ma se stai male al solo pensiero di pagarle e di doverti sacrificare per recuperare i soldi allora vivi ancora nel mondo della fanciullezza.

6. L’essere adulto implica anche serietà e precisione: se la mattina hai sveglie programmate ogni 10 minuti, significa che il tuo senso di responsabilità sta ancora dormendo dentro di te e difficilmente si sveglierà.

7. La mamma è sempre la mamma, ma perchè la chiami solo quando hai la febbre? Questo proprio non ci piace. Voto 1.

Chi è l’amante ideale? (IDENTIKIT)

Credit photo: www.huffingtonpost.it

40 anni circa, 1 metro e 75 di altezza, 80 kilogrammi di peso e bella presenza. Non fuma, ama molto viaggiare ed è abbastanza tradizionalista. È un artista, un libero professionista o un medico. Non sarà l’uomo perfetto, ma è l’amante che tutte le donne vorrebbero.

A svelarlo è AshleyMadison.com, il social network specializzato in tradimenti, il cui slogan è “La vita è breve. Concediti un’avventura”. Ma con chi precisamente? Non più manager sempre impegnati e uomini palestrati con muscoli da far paura, ma nemmeno i famosi idraulici, da sempre figure perfette per i tradimenti nell’immaginario collettivo.

Attraverso un sondaggio condotto tra gli utenti del social – basato sulla media e sulla tipologia dei rapporti e delle interazioni sul sito, che ha più di 32 milioni di utenti in ben 46 paesi diversi – si è potuto tracciare l’identikit del perfetto traditore. E non è per niente male.

L’amante ideale per il gentil sesso è quello affascinante, carismatico e molto sicuro di sé, ma che lascia attorno alla sua figura un po’ di mistero, in grado di incuriosire e di attrarre anche le mogli più fedeli.

Al primo posto, nella classifica dell’amante preferito dalle donne, ci sono gli artisti, che riescono – forse anche grazie al lavoro – a sedurre e a far coinvolgere le donne, le quali si lasciano andare ad una intensa, seppur breve, avventura con l’uomo dei loro sogni.

Non solo attori e musicisti, ma anche i liberi professionisti attraggono milioni di donne. Sarà il fatto che sono sempre a contatto con il genere femminile, sarà per le loro doti professionali, sta di fatto che commercianti, commerciali e albergatori si pongono al secondo posto della classifica di AshleyMadison.com, solo prima dei medici.

Paola Marzario: ecco la mia startup da 4 milioni di euro (FOTO)

Non c’è giorno migliore dell’8 Marzo, giornata internazionale della donna, per ricordare le imprese di grandi Donne, che mantengono alto il nome dell’Italia nel mercato internazionale, esattamente come farebbe un uomo. Questa precisazione dovrebbe risultare superflua, ma non lo è, ancora.

Eppure Paola Marzario non si è fatta abbattere dalle difficoltà che una donna, in quanto tale, deve affrontare per affermarsi nel mondo del lavoro. Nonostante la sua giovanissima età, 35 anni, Paola Marzario è la fondatrice e l’amministratore delegato di una delle startup in rosa più promettenti degli ultimi tempi: la Brandon Ferrari, che accompagna e supporta le aziende italiane nel mercato e-commerce. Si tratta di un distributore online che seleziona i brand italiani noti o ad alto potenziale e gestisce per loro le campagne di vendita sui siti di e-commerce nel mondo.
Fondata nell’agosto 2012, Brandon Ferrari nel 2013 raggiunge un fatturato di 2,7 milioni di euro. E la previsione per il 2014 era di 4 milioni di euro. Risultati, questi, che la spingono nella top 10 delle 35 start up milionarie d’Italia, secondo i dati del Registro delle Imprese Innovative.

Paola Marzario: ecco la mia startup da 4 milioni di euro (FOTO)

Qual è il segreto di Paola? “L’idea è nata dopo aver individuato un’esigenza di mercato da colmare. In Italia l’e-commerce è ancora un settore poco esplorato: nel 2013 solo il 16% delle aziende italiane ha venduto online, rispetto a una media europea del 35%” racconta la Marzario a Economyup. “Eppure nel 2013 le ricerche legate al Made in Italy su Google sono cresciute del 12% rispetto all’anno precedente. In Italia più cresce la maturità digitale più aumenta la percentuale di aziende che esportano: vende all’estero il 67% delle imprese digitalizzate contro il 55% di quelle non attive sul web” spiega ancora l’imprenditrice. “Nel 2012 i dati erano ancora più bassi, da qui l’idea di colmare un’esigenza del settore. Nasce così Brandon Ferrari: il nome è un mix tra il mondo di internet e quello del made in Italy: abbiamo scelto, dunque, un nome prettamente americano, Brandon, con uno rappresentativo del nostro Paese, Ferrari. Non solo. Se stacchiamo la parola Brandon in Brand on, il risultato è Brand on Ferrari, che significa il brand che corre in Ferrari, un’allusione all’e-commerce e al made in Italy”.

“Ci sono cinque requisiti essenziali che un’azienda deve possedere per entrare nel mercato e-commerce: propensione allo sviluppo e al cambiamento, una produzione rapida e veloce o un magazzino in pronta consegna, una logistica efficiente, la precisione nel rispetto delle tempistiche e ultima, ma fondamentale per affrontare tutto il percorso, deve credere nel mercato online conclude l’imprenditrice.

Ma questa per Paola Marzario non è la prima sfida vinta con successo. Ad appena 20 anni, ancora studentessa della Bocconi, fondò ItaliaCasting, una società in grado di unire domanda e offerta per l’organizzazione di eventi e casting. Da vera esperta del settore, l’A.D. di Brandon Ferrari spiega quali sono secondo lei i due problemi principali in Italia: “uno riguarda direttamente gli startupper, l’altro il sistema Paese. Lo startupper italiano è spesso egocentrico e pieno di sé. Non accetta consigli, non vuole delegare e non capisce che per fare startup serve un team. Io mi sono sempre circondata di gente che ne sa più di me ed è esperta in settori diversi dal mio.

Non a caso, molte persone che lavorano con me hanno uno stipendio più alto del mio. Il secondo problema è che in Italia fare startup è una condizione che appartiene ai privilegiati: fai startup se sei mediamente ricco, non hai problemi economici, hai una famiglia alle spalle che ti può permettere di non prendere uno stipendio sicuro a fine mese.
Questo perché la maggior parte dei bandi per startup in Italia si basa su un meccanismo perverso secondo il quale per partecipare bisogna già avere un budget a disposizione ed essere incubati. Gli incubatori sono importanti, ma sono ancora troppo pochi”
, dichiara ancora al giornale romano.

Non solo, Paola può anche definirsi una rappresentante delle mamme in carriera. Si, perché da qualche mese ha dato alla luce Massimo, suo figlio, che porta con sé in ufficio perché spera che, “crescendo a latte e tecnologia, da grande diventi anche lui uno startupper”. Quello che spesso si sottovaluta è la difficoltà di conciliare due lavori, quello professionale, in ufficio e quello biologico, di mamma. È molto più difficile crescere un figlio che fondare una startup. Ma un figlio vale molto di più di 100 startup e non c’è exit che possa darti una soddisfazione pari a quella di un bambino. Prima la mia vita era business e solo business, ora è lui che comanda tutto. Ma questo è uno dei privilegi di una mamma startupper: portare tuo figlio in ufficio, lasciarsi aiutare dai collaboratori, allattare e lavorare contemporaneamente”

Non c’è un attimo di tregua per questo giovane talento rosa made in Italy, che non vuole fermarsi qui. “Quando arriverà il momento giusto, venderò questa startup e poi farò la business angel. Il mio sogno è aiutare i giovani che hanno grandi idee a realizzarle”.

Buon 8 Marzo a tutte.