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Chiusura ermetica per il cuore ed emozioni ad intermittenza.
Dal mio viso non trapela nemmeno uno di quei sorrisi accennati, traditori di sensazioni tutt’altro che innocue. Né il mio corpo emana alcun tipo di segnale. Battito regolare. Farfalle nello stomaco morte. È primavera e non mi innamoro nemmeno del primo che passa. Inizio a preoccuparmi e nel frattempo paragono le mie emozioni alle luci che si usano per decorare gli alberi di Natale. Quelle che funzionano ad intervalli più o meno regolari, ognuna per i fatti suoi, finché non si rompono del tutto.

Se stai pensando che sembro avere l’umore di chi ha appena vinto alla lotteria, bhè, c’hai preso. Perché io mi sento felice esattamente così.
È solo che inizio a credere nel karma e in particolar modo nel fatto che, in un’altra vita, devo aver infranto talmente tanti di quei cuori che oggi ne sto pagando le conseguenze. Comunque volendo stilare una lista di presupposti validi affinché una di quelle lampadine si accenda, la buona notizia è che ce ne sono abbastanza: deve essere bello ma non troppo, intelligente più di me, simpatico ma non solo per se stesso, vivere lontano da me da non poterlo vedere tutti i giorni ma non troppo da non poterlo vedere mai, deve essere bravo a letto (con me, non con lui!), fedele, premuroso, single per davvero e altre 4/5 cose mitologiche. La cattiva notizia è che non esiste.

Ovviamente non sto qui a dire che sono io il problema.
Perché mi sa tanto di frase fatta da usare quando si intende lasciare qualcuno e non si trovano parole meno inflazionate per farlo. E poi perché il problema sei tu.
Fosse per me, ancora una volta, passerei più tempo a fare l’amore che a scriverne. Arrossirei in viso ben volentieri e ti donerei la più coinvolgente delle risate per una battuta che esce dalla tua bocca. E che mi fanno ridere davvero, mica è un cliché. Fosse per me saremmo già andati a cena. Avremmo poggiato i cellulari sul tavolo, tra le posate e l’acqua, per abitudine, ma poi non li avremmo guardati mai. Ci saremmo ritrovati a confidarci paure nascoste e a parlare di cose che avevamo creduto di aver dimenticato. Così avremmo aperto una bottiglia di vino, rosso come piace a me, anche se domani la sveglia sarebbe suonata presto. E poi avremmo fatto l’amore, sì.

La verità è che la cena te la racconto. I sorrisi sono costretti dietro ad un telefono. E i momenti in cui ti ho con me si alternano a momenti in cui devo dimenticare perfino che esisti. Per non parlare delle volte in cui ero io a voler fare l’amore.
E sei tu che, per ogni volta in cui non c’eri, mi hai insegnato ad accendere le mie emozioni quando sono io a volerlo e a sentirmi pronta. Io che oggi, se mi va, giro per casa quasi nuda e lo faccio solo per me.