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Che gli organi invecchino si sapeva. Che lo fanno in modo diverso invece no. E neanche che il primo a invecchiare è il fegato.

È tutta questione di cellule: quelle del fegato si degradano rapidamente e vengono spesso rimpiazzate, ma questo processo rallenta e peggiora nel tempo con l’avanzare dell’età. Le cellule del cervello, invece, hanno un processo di invecchiamento molto più lungo di altri organi, per cui “rimangono giovani” per più tempo.
A confermare la scoperta è stato lo studio – pubblicato sulla rivista Cell – di Martin Beck, del Laboratorio europeo di biologia molecolare (Embl) di Heidelberg in Germania. Beck e il suo gruppo di ricercatori tedeschi hanno usato un approccio di studio decisamente nuovo: hanno combinato l’analisi genetica a quella della produzione di proteine, raccogliendo dei dati che poi sono stati confrontati – a tutti i livelli molecolari – da ogni tipo di organo.

Beck afferma che la nostra età anagrafica può non corrispondere all’effettiva età dei nostri organi, perché la chiave dell’invecchiamento sta nelle specifiche proprietà delle cellule diverse che ci compongono.
Per questo ogni nostro organo invecchia in maniera differente da tutti gli altri: ognuno ha le sue modalità e le sue velocità.

Il motivo per cui certe cellule degradano prima di altre è una domanda che ancora non ha risposte.
È certo, però, che grazie a questa scoperta porterà a nuove terapie anti età mirate alla cura di ogni singolo organo. Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di capire quali differenze esistono tra ogni individuo.

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