Siamo competitive per natura, perché la competizione è donna. Siamo competitive con uomini, donne, animali, piante e protesi per il seno. Ma con le donne di più. E non vi dico con le ex. Soprattutto quelle ferme nel limbo tra passato e presente. Le monitoriamo, studiamo i luoghi frequentati, conosciamo nomi e cognomi degli amici in comune e la potenzialità delle loro azioni nel futuro. Insomma, acquisiamo l’efficienza di spie russe e di zingare veggenti e stalkeriamo come operatori telefonici. Perché? Perché siamo all’incessante ricerca di una sola risposta: “sono meglio io“.

Una risposta che può fare bene, ma può anche fare male. Può far bene a noi stesse, se non ostentata, perché è in grado di darci forza e fiducia. Perché, andiamo, come fai l’amore con me non l’hai mai fatto con lei. Ma può fare anche male questa consapevolezza. Perché diventa un’ossessione, un irrisolto, una paura destabilizzante. La paura che guardandola, tu possa vedere quello che ti sei perso e non quello che con me hai guadagnato. E lo sai, le mie paure le somatizzo tutte nello stomaco. Come se volessi mangiarle, ma non riuscissi a mandarle giù.

Perché non finirà questa straziante ricerca, non finirà almeno fino a quando non sarai tu a dirmi, con gli occhi, i gesti e le parole, che io sono l’unica e che tu mi hai scelta. Che sai cosa ti sei lasciato indietro e non lasci che intralci quello che hai davanti, con me.
E magari sarò più sbadata, più insicura, più impulsiva e aggressiva, sarò meno pettinata e perfettina di lei.

Ma sarò fermamente convinta del fatto che sono meglio io, per te.