Una passione nata per caso quella della fotografia, ma vedendo i suoi scatti, sembra che il destino abbia fatto il suo corso. Dario Ventre è un giovane fotografo napoletano, oramai trapiantato a Roma, e con la sua macchina fotografica racconta storie, vicine e lontane.
Per il suo ultimo lavoro l’obiettivo l’ha rivolto a Cuba, in un reportage che ci ha mostrato in anteprima. Noi di Blog di Lifestyle l’abbiamo incontrato per farci descrivere L’ultima Cuba, quella che dà il titolo al suo progetto.
“Per me la fotografia di reportage ha bisogno di un occhio, un dito, due gambe” diceva Henri Cartier-Bresson. Dario, per te cosa non deve mancare ad un fotografo di reportage?
Non devono assolutamente mancare due cose fondamentali.
Una è la capacità di conoscere ogni tecnica fotografica ma distaccarsene al momento dello scatto. Non farsi prendere da tecnicismi, ma dal momento.
E l’altra è l’empatia! Sia con il momento che con le persone che si ritraggono: essere e sentire ogni spasmo di ciò che si fotografa.
Sei da poco tornato da Cuba e vediamo le immagini del tuo reportage. Persone, strade, dettagli: che volto dai a Cuba attraverso i tuoi scatti?
Il volto di un’isola congelata agli anni ’60. Visitare Cuba ora è fare un tuffo nel passato. Sembra proiettarsi in un gangster movie. E anche le persone, felici e con una grande capacità di arrangiarsi, sembrano ancora un po’ legate a quegli anni. Che sia chiaro, Cuba è sicurissima, nessuna sparatoria con mitra per le strade!
Hai un aneddoto particolare da raccontarci?
L’assalto dei Taxisti. Anche provando a non sembrare un turista a loro non li inganni. Dato che lavorare con gli stranieri può garantire mance che possono pesare tanto sullo stipendio statale mensile, c’è una frenesia a servirli! E quindi passeggiando senti sempre, ma sempre, qualcuno che ti dice “taxi?!” anche da una macchina in corsa.
Cuba vive un momento storico importante. La blogger Yoani Sanchez ha dichiarato che “il Paese vive l’agonia del castrismo”, tu che percezione hai avuto?
Agonia o Mutamento. Cuba sta cambiando, chiacchierando qua e là si capisce che quella che era una sorta di riserva naturale del socialismo si sta aprendo all’occidentalizzazione, creando le classi sociali che fino ad ora non apparivano. Non credo ci vorrà molto al cambio totale. Anche l’assenza prolungata del Lider Maximo dalle scene spinge in questo senso.
Come hai capito che quella della fotografia è la tua strada? La tua macchina fotografica dove ti porterà?
Come spesso accadono le cose, un po’ per caso! Per barcamenarmi mentre studiavo Teatro ho cominciato a fare da assistente ad un fotografo, Massimo Danza, che mi ha trasmesso il suo amore per la luce! Da allora ho intrapreso questa strada che mi sta riservando tante soddisfazioni! E credo che ormai io e la mia macchina fotografica ci trasciniamo a vicenda, ricercando immagini per poter raccontare in un singolo scatto storie lontane.