Eteree, perfette e sinuose, coperte da vestiti da sogno, adornate da accessori stravaganti e truccate che Clio gli fa un baffo: le modelle, animali da passerella per eccellenza, dominano le sfilate incantando il pubblico che non può far altro che restare seduto.
E non si sa se a spingerle sia la compassione per la condizione di chi le guarda o se sia l’amore concreto e materiale per la passerella, sta di fatto che spesso anche loro avvertono impellente il bisogno di sedersi.
Devono far scena e lo fanno con la verve adatta allo spettacolo per cui sono chiamate: articolazioni che si flettono alla Mister Fantastic, una gamma di espressioni che va dal “voglio morire” all'”ehi, sono una gran figa anche spalmata sul pavimento“, la presa sulle borse come se ci fosse uno scippatore nei paraggi e poi, drammatico, il momento della resa, quello in cui, con una scarpa al piede e l’altra in una mano, tornano zoppicando dietro le quinte, facendo la potenziale conta degli occhi che potrebbero aver assistito allo scempio.
Magrissime loro, magre le figure, grasse le risate di chi brancola sul confine tra l’invidia e lo scherno e aspetta modelle cadenti come si aspettano le stelle a San Lorenzo.
Compilation preziose come questa, ricordano che la perfezione non è poi sempre così perfetta. Godersele è un obbligo morale.