Si tratta di un mistero rimasto irrisolto per più di 140 anni, fino a quando Darwin non notò qualcosa di particolare riguardo agli animali domestici. Adesso, però, gli scienziati sembrano essere giunti alla conclusione che esiste un motivo per cui i nostri amici a quattro zampe tendono ad avere determinate caratteristiche come le orecchie penzoloni, le macchie o il pelo bianco, o espressioni più giovanili con mascelle più piccole. Alcuni studiosi di genetica pensano, infatti, che un gruppo di cellule staminali embrionali detto cresta neurale colleghi tutti questi tratti così usuali in alcune razze di cani e gatti.
Benché la teoria proposta dagli esperti non sia ancora stata dimostrata, la prima ipotesi è che la connessione tra tutte le varie componenti sia la cosiddetta sindrome da addomesticamento, che può riferirsi non solo a cani, gatti, conigli, volpi, maiali e pecore, ma anche a pesci e uccelli – secondo quanto riportato nella rivista scientifica Genetics. “Quando Darwin fece le sue osservazioni, la scienza della genetica non era che ai primordi. Così, la questione della sindrome da addomesticamento è rimasta cruciale in quest’ambito. È davvero straordinario, dunque, aver realizzato che l’ipotesi della cresta neurale leghi insieme questo miscuglio di tratti” afferma Adam Wilkins, della Humboldt University di Berlino, tra gli autori dell’articolo.
Le cellule della cresta neurale si formano vicino al midollo spinale in sviluppo degli embrioni vertebrati: non appena l’embrione matura, queste cellule migrano verso diverse parti del corpo e danno vita a tipi di tessuto differenti. Questi tessuti includono cellule pigmentate e parti del cranio, della mascella, dei denti e delle orecchie, ma anche delle ghiandole surrenali, che costituiscono il centro principale del riflesso “attacco-o-fuga”. Le cellule della cresta neurale influenzano indirettamente anche lo sviluppo del cervello. Secondo l’ipotesi proposta dal Dottor Wilkins e dagli scienziati delle università di Vienna e di Harvard, i mammiferi domestici possono mostrare uno sviluppo ridotto della cresta neurale rispetto a quello dei loro lontani avi. “Quando l’uomo ha cominciato ad addomesticare questi animali – spiega Wilkins – deve averlo fatto selezionando inavvertitamente quelli dai deficit più lievi al livello di cresta neurale, portando così a una minore o più lenta maturazione delle ghiandole surrenali. In tal modo, questi animali risultavano i meno temibili.”
Tra gli altri effetti che produce, il deficit relativo alla cresta neurale può provocare macchie bianche sulla pelle o sul pelo, orecchie penzoloni, anomalie dentali, variazioni nello sviluppo mandibolare, tutti sintomi osservati nella sindrome da addomesticamento. Gli esperti suggeriscono, inoltre, che le ridotte dimensioni del prosencefalo nella maggioranza degli animali domestici possono attribuirsi a un effetto indiretto prodotto da variazioni della cresta neurale, dal momento che i segnali chimici inviati da questo tipo di cellule sono indispensabili per uno sviluppo cerebrale appropriato. Questa ipotesi della cresta neurale potrebbe, allora, non essere affatto errata: molti sono gli scienziati che si stanno affrettando a effettuare mappature di geni alterati a causa dell’addomesticamento, sia nel ratto, che nella volpe e nel cane. Stando alle ipotesi formulate, alcuni di questi geni influenzeranno la futura biologia delle cellule della cresta neurale .