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Aggiungere poco sale agli alimenti è sicuramente una buona abitudine alimentare.
Infatti un suo consumo eccessivo rappresenta un pericoloso fattore di rischio per l’insorgenza di gravi stati morbosi quali l’ipertensione, problemi cardiaci e ictus.

Ma prestare solo attenzione a quanto ne aggiungiamo agli alimenti che consumiamo non basta per evitare di introdurre attraverso la dieta quotidiana una dose superiore rispetto a quella raccomandata.

Infatti chi è convinto di mangiare “poco salato” o addirittura “senza sale”, probabilmente non ha mai controllato quanto sale può essere presente all’interno degli alimenti che ogni giorno acquistiamo.

Si stima infatti che più del 75% del sale che consumiamo ogni giorno non deriva dalla quota aggiunta durante le preparazioni culinarie, ma sia in realtà “invisibile” ovvero già presente in tanti alimenti che acquistiamo.

Ed è proprio al sale nascosto che, dal 29 febbraio al 6 marzo, è stata dedicata la settimana mondiale per la riduzione di sale promossa dal WASH (World Action on Salt & Health), associazione mondiale con partner in 95 Paesi dei diversi continenti.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare i consumatori sulla diffusa presenza di sale nascosto, consumato in grandi quantità fin dall’infanzia, e sui danni causati dal suo abuso.

Ricordiamoci che l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, consiglia un consumo individuale non superiore ai 5 grammi al giorno, mentre si stima che attualmente il consumo medio giornaliero degli italiani, specialmente in alcune regioni del Sud, sia pari agli 11 grammi per gli uomini ed i 9 grammi per le donne, valori nettamente superiori rispetto a quelli raccomandati.

Riuscire a dimezzare la sua assunzione da 10 a 5 grammi al giorno, riduce del 23% il rischio di ictus e del 17% il rischio di malattie cardiache.

Cosa fare per ridurre il consumo di sale

I cibi che possono presentare un elevato contenuto di sale nascosto sono veramente tanti.

Tra questi ritroviamo il pane, i prodotti da forno, prodotti caseari e salumi, dolci preconfezionati, carni preconfezionate, zuppe pronte, o cereali utilizzati per la colazione.

Allora come dobbiamo comportarci?
Prima di tutto è fondamentale imparare a leggere attentamente l’etichetta nutrizionale dei prodotti preconfezionati che acquistiamo, scegliendo, per ciascuna categoria di prodotto, quelli a basso contenuto di sale, ovvero inferiore a 0.3 grammi per 100 g (corrispondenti a 0.12 g di sodio).

Riduciamo il suo utilizzo sia a tavola che in cucina, preferendo il sale iodato, imparando ad insaporire i nostri piatti utilizzando spezie, erbe aromatiche, succo di limone o aceto.

Attenzione anche all’utilizzo di altri condimenti contenenti che possono contenerlo come i dadi da brodo e, le salse da condimento.

Evitiamo di abusare del consumo di alimenti trasformati ricchi di sale quali snack salati, patatine in sacchetto, alcuni salumi e formaggi, cibi in scatola.

Ricordiamoci inoltre di evitare di aggiungerlo nelle pappe dei bambini, almeno per il primo anno di vita, e di educarli ad un consumo moderato di cibi salati.
Diversi studi scientifici hanno infatti dimostrato che il sale è in grado di creare una vera e propria dipendenza, stimolando le aree cerebrali del piacere situate accanto a quelle sensibili agli stupefacenti.

Una buona alimentazione è amica della salute.