Lo spreco alimentare è sicuramente una delle problematiche di maggior peso all’interno della società. Buttare cibo, di qualsiasi tipo e in qualsiasi condizione è pane quotidiano all’interno delle nostre case. Spesso, infatti, i nostri frigoriferi e le nostre dispense sono zeppi di prodotti in eccesso che finiscono nella spazzatura: infatti, secondo studi del settore, ogni anno si butta 1 miliardo e 300 milioni di tonnellate di alimenti e il 42 per cento avviene proprio nelle nostre case, per un costo medio annuo a famiglia di circa 350 euro. Un problema quindi non soltanto di natura etica, ma anche e soprattutto economica.

Ora però è possibile ridurre lo spreco alimentare grazie a una nuova pratica, quella del food sharing, già funzionante da molti anni in Germania e che ora si sta diffondendo anche in Italia, grazie al progetto del sito web S-Cambia Cibo. Un’iniziativa davvero semplice, che fa bene non solo al portafogli. S-Cambia Cibo è infatti uno strumento che mette in contatto le persone, facendo riscoprire loro il piacere della condivisione.

Com’è nato S-cambia Cibo, chi c’è dietro e come funziona la vostra attività di food-sharing?

S-Cambia Cibo è un progetto di consumo collaborativo che nasce da un’idea di petricorstudio, gruppo di ingegneri- architetti, dalle ricerche condotte per il progetto di un ristorante. Lavorando in un coworking, Kilowatt a Bologna, è facile mescolare idee e intuizioni con gli altri. Tra una pausa pranzo, un caffè e tante chiacchere SocialLAB, social media agency, Guglielmo Apolloni, web e service designer, e Indica srl, società di consulenza su sostenibilità, si sono appassionati al progetto e hanno deciso di collaborare al suo sviluppo. Dal luglio 2013, è iniziata l’avventura: a ottobre e dicembre 2013 sono stati realizzati due workshop a Kilowatt: il primo per prototipare l’utente tipo del servizio; il secondo ha visto coinvolti creativi, designer, urbanisti e vari professionisti per co-progettare il servizio S-Cambia Cibo.

A gennaio 2014 abbiamo partecipato a un bando sulla riduzione dello spreco alimentare promosso da The Hub Firenze e abbiamo vinto 3 mesi di incubazione – presso The Hub Firenze- per lo sviluppo del progetto. Dopo un percorso lungo oltre 1 anno e grazie al sostegno di Coop Adriatica il progetto si è concretizzato: domenica 7 settembre abbiamo presentato al SANA la versione beta della piattaforma, che sarà in continuo sviluppo fino a dicembre. In questi mesi coinvolgeremo alcuni tester per renderla il più possibile rispondente alle esigenze degli utenti. A dicembre verrà rilasciata la versione definitiva, ma speriamo che il servizio riscuota successo e che quindi nascano sempre più opportunità di miglioramento. Infine, ci teniamo a segnalare che S-Cambia Cibo fa parte dei progetti seguiti da RESILIA, neonata cooperativa per la ricerca e sviluppo sul tema della resilienza.

Per quanto riguarda il foodsharing, lo scambio di cibo avviene sempre offline. La piattaforma web serve solo come strumento di incontro e connessione tra le persone, che devono comunque incontrarsi fisicamente per effettuare lo scambio degli alimenti prescelti. Proprio per la forte connotazione urbanistica e sociale del progetto, questo non può prescindere da momenti di socialità e incontro, che servono per rafforzare relazioni e legami già esistenti – o neonati, conoscere o riappropriassi degli spazi della città, attraverso il cibo.

In che modo si sta evolvendo il vostro progetto e quale è la risposta degli italiani a questo tipo di iniziativa?

Dopo la presentazione al SANA il progetto sta riscuotendo un grandissimo interesse, anche da parte di media nazionali, cosa che ci fa molto piacere e ci dà una grande energia. Molte persone ci scrivono per saperne di più e per chiedere di partecipare: sembra dunque che gli italiani stiano rispondendo bene. Speriamo solo che tutto questo si traduca in effettiva partecipazione al progetto, che le persone inizino davvero a scambiare cibo tra di loro.
Il numero di iscritti è in aumento e si stanno verificando anche i primi scambi. Le persone sembrano curiose e ben disposte. Avendo diffusione nazionale, non ci sono limiti geografici. Il nostro lavoro da qui in avanti sarà quello di coinvolgere quante più persone e fare in modo che il progetto si diffonda il più possibile. Per facilitare l’espansione del progetto e facilitare gli scambi stiamo anche pensando a delle campagne virali per attivare le diverse città italiane che hanno dimostrato interesse. A Bologna, dove il progetto è nato e quindi è più conosciuto, ci sono diverse community che ci hanno dato la loro disponibilità ad essere coinvolte nel test, che riguarderà principalmente la user experience della piattaforma. Ma tutti possono partecipare: più siamo più il servizio migliorerà velocemente. S-Cambia Cibo è caratterizzato da una alta scalabilità e può essere adattato a qualsiasi territorio o città, italiana e non.

Ne approfittiamo per lanciare una call: se avete una community di riferimento (il vostro coworking, il condominio, la vostra associazione ecc) non esitate a contattarci e partecipate alla fase di testing: iscrivetevi
alla piattaforma www.scambiacibo.it, spuntate la casella “voglio rimanere aggiornato” così potremo contattarvi via mail e spiegarvi in cosa consiste il test.

È possibile vivere solo di food-sharing?

Al mondo ogni cosa è possibile, quindi mai dire mai. S-Cambia Cibo però non nasce con questo obiettivo: non vuole sostituire i canali di vendita tradizionali. Quello che il progetto si propone non è disincentivare le persone a andare a fare spesa: il progetto vuole essere solo uno strumento che dia loro la possibilità di non buttare cibo e soprattutto di riscoprire le relazioni di vicinato e comunità che si sono indebolite. Nè più nè meno quello che succedeva nei piccoli paesi (e in alcuni succede ancora) tra parenti, amici e vicini di casa: chiedersi lo zucchero, scambiare prodotti dell’orto con una gallina. Cose semplici, che sono sempre esistite; noi proviamo a farle tornare attuali, ampliando solo la base di utenti, grazie al web, che non è altro che uno strumento per mettere in contatto le persone.

Ci sono supermercati o enti che percepiscono questa pratica come una sorta di concorrenza?

Si, ci è capitato. Stavamo organizzando un evento di presentazione del progetto e abbiamo dovuto all’ultimo momento modificare l’installazione perchè gli esercenti avevano paura che facessimo loro concorrenza. E’ un peccato, perchè come abbiamo spiegato nella domanda precedente, non è nostra intenzione.

Che rapporto c’è in Italia tra cittadini e rispetto per l’ambiente/risparmio e socialità?

L’attenzione dei cittadini italiani rispetto a queste tematica sta crescendo e noi siamo fiduciosi che aumenti sempre di più. Ma ne abbiamo di strada da fare: è ancora forte una visione legata ai benefici ambientali ed economici soggettiva e personale. Secondo noi, invece, deve iniziare a crescere la consapevolezza sociale. Solo in questo modo questi tre elementi (ambiente, risparmio e socialità) potranno effettivamente creare un sistema forte e duraturo. È necessario accrescere il senso civico delle persone, diffondere una visione non individualistica, ma legata alla collettività, e questo obiettivo può essere raggiunto incentivando i processi di partecipazione attiva dei cittadini alle scelte pubbliche, ma anche alla progettazione di servizi che riguardano tutti. In questo modo è più semplice rendere le persone consapevoli del fatto che l’attenzione al bene comune (l’ambiente in questo caso) e la sua salvaguardia producono un risparmio economico e di risorse che ricade sull’intera comunità. Il primo passo per raggiungere questi obiettivi è quello di riscoprire la socialità e le relazioni; ci sentiamo di dire che in generale il fenomeno della sharing economy sta andando verso questa direzione: c’è più fiducia nell’altro e si scopre sempre più il piacere della condivisione.

Quali sono i vostri obiettivi?

S-Cambia Cibo nasce con lo scopo di ridurre lo spreco alimentare attraverso lo scambio diretto di alimenti in scadenza, che, invece di diventare rifiuti, sono rimessi in circolo. Ma l’obiettivo non è solo quello di ridurre lo spreco alimentare, ce ne sono molti altri. Innanzitutto è un progetto urbano e sociale.

Urbano perchè, attraverso i dati che ci saranno forniti dalla piattaforma (numero e qualità degli scambi) potremo avere una rilettura nuova della città: S-Cambia Cibo ci darà la possibilità di creare mappe narrative delle città, che ci racconteranno, per esempio, la quantità di cibo scambiato e le relazioni che si instaureranno.
Sociale perchè mette al centro la comunità: il progetto si è sempre proposto di andare a intercettare comunità cittadine già esistenti dalle quali partire per effettuare scambi diretti di cibo tra persone conosciute, per poi estenderli, volendo, anche tra sconosciuti. In questo modo si propone di generare benefici sociali, rafforzando le relazioni già esistenti – condividere il cibo in eccesso è un modo per fortificare il legame con i nostri amici, vicini, colleghi, conoscenti- e dando l’opportunità di incontrare nuove persone: gli scambi, infatti, possono avvenire anche tra sconosciuti.

Il progetto ha poi anche altri obiettivi: economici: scambiare alimenti ancora consumabili, invece di comprarne di nuovi, è un ottimo modo per risparmiare qualche euro; ambientali: scambiando alimenti ancora consumabili si riduce la produzione di rifiuti e di conseguenza le emissioni di CO2, il consumo di acqua e il degrado del suolo necessari per il loro smaltimento.