La vicenda del bambino di Pisa, 11 mesi, ricoverato dopo un aggravamento al Meyer di Firenze per malnutrizione, ha fatto scalpore. Il motivo? Semplice, i genitori, vegani integralisti, avevano “scelto” questa strada anche per il piccolo, che aveva mostrato, con lo svezzamento veg, delle carenze nutritive e faceva fatica anche a stare seduto o a gattonare.

Chiaramente la notizia si è diffusa su tutti i giornali in men che non si dica, una notizia del genere è pane per i denti dei mass media che non se la sono lasciata sfuggire e che hanno trattato la news come meglio credevano. Di qui a poco anche le varie polemiche non si sono fatte attendere. Sotto accusa l’alimentazione vegana, in particolar modo per i più piccoli.

L’alimentazione è il motore primario del nostro organismo, ha da sempre e per sempre un ruolo fondamentale nella nostra vita e sulla nostra salute, ancor di più in fase neonatale e di crescita. Va chiarito una volta per tutte che lo svezzamento vegano è altamente consigliato da molti medici e pediatri, che al contrario ritengono quello onnivoro assolutamente non fisiologico per un bebè.
“Non esiste evidenza scientifica che identifichi il modello di svezzamento convenzionale adeguato alle esigenze del bambino.” Ad affermarlo è Luciano Proietti, pediatra tra i principali esperti italiani di nutrizione e alimentazione vegetariana nel bambino.
“I cibi che normalmente utilizziamo per lo svezzamento sono una conseguenza della nostra cultura e non della reale necessità dei lattanti”, ha spiegato il medico. “I cibi che si danno ai bambini nei primi mesi, oltre al latte, sono molto diversi da nazione a nazione: in Italia, ad esempio, si inserisce nelle pappette il parmigiano come toccasana per la salute, mentre è ovviamente assente in quelle dei bimbi inglesi o tedeschi”.
Cambiano le abitudini alimentari, ma col passare del tempo cambia anche il modo di affrontare le questioni dal punto di vista culturale e scientifico. “Mentre nel 1979continua Proiettiquando iniziai a fare ricerca e a esercitare la professione del pediatra, una dieta infantile vegetariana era appena tollerata, ora nel 2014 sta cominciando a essere caldamente consigliata. Siamo passati dal ‘si può’ al ‘si deve’”.

Ma facciamo chiarezza. L’unico cibo di cui un bambino ha bisogno è il latte materno. E questo mette più o meno d’accordo tutti. E dunque è bene allattare il più possibile, senza preoccuparsi che il bambino sia “troppo grande” per mangiare ancora dal seno. “È fondamentale allattare il bambino almeno sino a due anni e mezzo, se non si riesce a continuare più a lungo. La nostra cultura – afferma Proietti – spesso considera un lungo allattamento contrario al buon senso svezzando un lattante precocemente, per poi paradossalmente trasformarlo in un lattante a vita: consumatore di latticini e latte di altre specie”.
Chiaramente ogni bambino è diverso e quindi lo svezzamento o l’integrazione con del cibo solito ci verrà chiesto direttamente dal piccolo, perché magari non si sazierà con la poppata e vorrà esplorare nuovi sapori.

Ma perché lo svezzamento vegetariano o vegano sia positivo per il bambino è importante, come sempre d’altronte, che sia ben pianificato. È stato dimostrato, infatti, che nel caso di svezzamento veg, il piccolo cresce in modo adeguato come i suoi coetanei onnivori ed è meno esposto a obesità infantile e alle malattie infiammatorie tipiche dell’infanzia. Probabilmente avrà un’ottimale qualità della vita da adulto.

L’errore dei genitori del bambino ricoverato è stato solo uno: non farsi seguire da un medico appropriato in questa fase delicata per il piccolo. Anche qui, apriremmo un capitolo a parte sul sostegno o meno di molti pediatri non aperti a stili di vita e scelte alimentari differenti che lasciano soli i genitori in queste fasi della vita del piccolo. Ma concentriamoci sulle informazioni che possono servire per avere un quadro completo dello svezzamento “alternativo” a quello onnivoro.

Il dott. Proietti chiarisce che “dopo il sesto mese si possono inserire succhi di frutta freschi e brodi vegetali senza le fibre e in seguito creme di cereali raffinati: questo è uno dei rarissimi casi in cui sono da preferire a quelli integrali. Infatti, l’intestino del bambino non è ancora pronto a digerire le fibre e i fitati presenti nei cereali integrali rendono più difficoltoso l’assorbimento di alcuni nutrienti”. In generale, ha ricordato il medico, “l’introduzione di cibi sbagliati, ma soprattutto la mancanza di latte materno, nell’alimentazione infantile possono determinare disturbi di vario genere come allergie, infezioni respiratorie, obesità, diabete, celiachia e persino alcune tipologie di tumori”

E la carne? “La carne che spesso viene inserita negli omogenizzati sin dai primi mesi è assolutamente non fisiologica per l’alimentazione infantile ed è altamente sconsigliata. L’errore comune – ha spiegato Proietti – è quello di inserire formaggi e carne nella dieta del bambino credendo che la dose di proteine debba essere alta per la sua crescita. Se consideriamo i dati LARN dagli anni ’80 a oggi la quantità consigliata di proteine si è dimezzata, ma nel credo comune esiste ancora la preoccupazione di non somministrarne abbastanza per la crescita del bambino”.

La questione proteine è molto sentita da parte di tutti, nell’opinione pubblica un vegano non assume le proteine necessarie all’organismo. Anche questa credenza è da smentire. “Secondo gli attuali Larn, la bibbia dei nutrizionisti, è davvero complicato non eccedere nelle proteine e lo è anche nello svezzamento vegano – dice Roberta Bartocci, vegCoach, biologa nutrizionista – E’ più facile esagerare, mettendo a rischio reni e fegato”. “Nessun problema di carenze sul fronte proteine”, dunque.

Quanto alla possibile carenza di vitamina B12, risultata anche nel caso del piccolo di Pisa, Bartocci spiega all’AdnKronos che “la necessità di assumere questa vitamina è dovuta allo stile di vita artificiale che si conduce. Se vivessimo in campagna, immersi nella natura, non ne avremmo bisogno. Quindi, considerato lo stile di vita urbano è il caso di prevedere degli integratori”. Poi “c’è un problema di qualità degli alimenti, abbiamo un suolo che è stato violentato ed è povero e di conseguenza i vegetali che coltiviamo su questi terreni sono a loro volta poveri di micronutrienti”.

Oltre a questi suggerimenti di base bisogna sempre considerare la necessità di affidarsi ad un esperto, per evitare appunto che a pagarne le spese siano i nostri piccoli. Adoperare buon senso ed equilibrio è fondamentale, non considerare il bambino un adulto in miniatura, perché le esigenze di un cucciolo che si sta formando sono palesemente diverse da un uomo adulto. Affidatevi ad un pediatra, la salute dei bambini deve essere la priorità.