Viaggiare, andare all’estero, mettere la propria vita in valigia e partire per molto lontano è sicuramente un’esperienza che arricchisce, questo lo sanno tutti. Incontrare nuove culture, nuove popolazioni e nuovi valori è una cosa che forgia il nostro carattere e la nostra personalità; e che secondo alcuni scienziati ci rende anche più creativi.
I ricercatori che si sono avvicinati a questo tema hanno preso come esempio tutti quei filosofi e quegli scrittori, tra cui Ernest Hemingway e Aldous Huxley, che hanno trovato la loro fortuna creativa inseguito a viaggi. Negli ultimi anni, quindi, psicologi e neuroscienziati hanno cominciato a studiare con una maggiore attenzione attenzione il rapporto che collega vivere all’estero e i cambiamenti a livello mentale.
Questo perché la creatività è strettamente legata alla plasticità cerebrale e alle interconnessioni del nostro cervello, che sono influenzate dall’ambiente e dalle abitudini e quindi sono anche sensibili al cambiamento, come, per l’appunto, un viaggio o un trasferimento all’estero. Vengono infatti attivate sinapsi diverse nel cervello, che danno nuova energia alla nostra mente.
Uno dei più importanti studiosi sul collegamento tra creatività e viaggi all’estero, Adam Galinsky, ha affermato che: “Le esperienze vissute all’estero rafforzano sia la flessibilità cognitiva sia la capacità di approfondire e di integrare i pensieri, la facoltà di stabilire collegamenti profondi tra forme molto diverse”. E poi ancora: “La chiave è la disponibilità a farsi coinvolgere, la capacità di immergersi in un’altra cultura e di adattarsi. Chi vive all’estero senza confrontarsi con la cultura locale non riceverà grandi benefici”.
In poche parole, se fate un viaggio dall’altra parte del mondo, ma non mettete piede fuori dal vostro super hotel, se non toccate con mano la vera essenza di quel luogo, allora la vostra creatività rimarrà sempre quella.
Gli studiosi, però, hanno anche scoperto che chi viveva in più paesi diversi, non era per forza di cose ancora più creativo. Questo perché, secondo gli autori, vivendo in troppi posti diversi non si ha la possibilità di immergersi nella cultura locale, perché ci si sposta troppo spesso. Si ritorna così all’idea che, per ottenere un effetto positivo, serve un coinvolgimento più profondo.
Ma anche la distanza culturale è un fattore importante: i ricercatori hanno scoperto che vivere in un posto dove la cultura è profondamente diversa dalla nostra porta un grado di creatività inferiore rispetto a uno dove la cultura è più simile. Questo perché, certe volte, una cultura esageratamente differente rispetto a quella di provenienza, spaventa e intimidisce le persone, e ciò comporta un restare separati dalla cultura straniera, da quella ospitante del nostro viaggio.
E, dulcis in fundo, gli studiosi hanno messo in relazione il viaggiare e la fiducia di sé. Questo perché le esperienze interculturali che possiamo sostenere ci mettono alla prova: “molte ricerche hanno dimostrato che la capacità di confrontarsi con persone provenienti da un altro contesto e di uscire dalla propria zona di sicurezza aiuta a costruire un senso di sé più forte. La capacità di modificare le nostre idee e i nostri valori è legata alla ricchezza delle nostre esperienze culturali”. Quello che è stato notato, dunque, è che viaggiare rafforza il senso di fiducia nei confronti dell’umanità in generale, perché quando ci confrontiamo con altre culture, con nuove tradizioni, nuovi valori, e nuove persone, ci rendiamo conto che quasi tutti ci trattano nello stesso modo. Di conseguenza aumenta la fiducia.
Naturalmente, anche se un bel viaggio all’estero è il modo più facile ed efficace per uscire dalla propria zona di sicurezza, andare in un paese straniero non è per forza di cose l’unico modo per far scattare il meccanismo cognitivo della creatività. Se non potete permettervi o non riuscite per i vostri impegni a prendere un biglietto aereo, allora prendetene uno della metropolitana: i ricercatori dicono che, per mettere in moto la creatività, basta un po’ di aria nuova, quindi anche recarsi in un quartiere della città che non conosciamo ci può essere d’aiuto più di quanto si immagina.
[Credit: internazionale.it]