All’inizio di quest’anno è iniziato un progetto, un diario visivo chiamato “363 Days of Tea” (365 giorni di tè). L’obiettivo era duplice: spingere l’arte creativa oltre qualsiasi confine di logica e originalità e condividerla con quante più persone possibili, usando il potenziale dei social media, nella speranza di innescare un diverso tipo di ispirazione. Un progetto, quindi, che non ha reali scopi: solo l’idea di realizzare, con qualsiasi cosa sottomano, anche con oggetti e materiali impensabili, un nuovo tipo di arte, di disegni, di immagini e colori.
Le bustine di tè usate non sono molto attraenti. Sono semplicemente bustine. Quelle classiche, quelle a cui è attaccato un filo sottilissimo e una specie di etichetta che indica il tipo, il gusto. Ma non tutti – fortunatamente – vedono solo una bustina. C’è chi ne ha fatto una tela su cui creare arte. 365 giorni, come 365 bustine di tè usate, una per ogni giorno, a raccontare di tutto, a disegnare qualsiasi cosa.
La gente ha un’idea sbagliata di arte: pensa che debba essere solo classica, tradizionale. Questo è un nuovo modo – pazzo, geniale, complicato, fate un po’ voi – di mandare un messaggio al mondo. Non servono tela, pennelli e acquerelli, inchiostro o bei paesaggi per realizzare qualcosa di meraviglioso. A volte, se lo si vuole, si possono realizzare cose stupende, anche con il minimo indispensabile.