Una breve guida alle pipette da laboratorio
Esistono talmente tanti modelli di pipette da laboratorio al mondo che non è sempre semplice scegliere quello che più si addice al compito che ci si appresta a svolgere. Certo, tutti questi strumenti hanno un aspetto simile e permettono di prelevare sostanze liquide.
Nella realtà dei fatti, però, è importante ricordare che alcune offrono una precisione migliore rispetto alle altre. Inoltre, non tutte le pipette hanno una scala graduata che consente di leggere il volume di liquido recuperato. Insomma, a seconda delle loro caratteristiche, cambiano i compiti che sono più adatte a svolgere.
Lo scopo di questa piccola guida è proprio quello di illustrare i vari usi dei principali modelli di pipetta disponibili sul mercato, in modo da ridurre al minimo gli errori e ottenere risultati migliori durante le operazioni di laboratorio.
Pipette volumetriche
Tra tutte le pipette che si trovano dei laboratori, quelle volumetriche sono in assoluto le più precise. In generale, queste vengono utilizzate da coloro che studiano le proprietà chimiche e analizzano le reazioni e si possono quindi trovare nella maggior parte delle scuole, delle università e dei laboratori professionali.
Questi strumenti sono conosciuti anche con il nome di pipette “a bulbo” o “a campana” perché presentano un rigonfiamento nella parte centrale del tubicino di vetro.
Come già accennato in precedenza, le pipette volumetriche sono famose per la loro precisione in quanto riescono a misurare fino a quattro cifre significative. Inoltre, sono disponibili in una vasta gamma di dimensioni e volumi che variano da 1 ml, 10 ml, 25 ml e fino a 50 ml.
Pipette graduate
Le pipette graduate sono meno precise delle volumetriche, ma presentano anch’esse una scala stampata o incisa sulla parete esterna del loro tubo.
Alcune presentano alla loro estremità un bulbo, altre uno stantuffo. In entrambi i casi, questo dispositivo serve per essere premuto e rilasciato in modo da permettere al liquido di penetrare all’interno del beccuccio appuntito e, da lì, nel tubo graduato della pipetta.
Modelli elettronici
Esistono modelli elettronici sia graduati che volumetrici. Si tratta di strumenti tecnologici in cui le funzioni vengono svolte automaticamente dai componenti interni al dispositivo. Chi le usa deve solo immergerle nella sostanza e azionare premendo un pulsante posto nella parte superiore.
La grande maggioranza di questi dispositivi è dotata di un display digitale su cui è possibile leggere il volume di sostanza prelevato.
Le pipette elettroniche stanno guadagnando popolarità in tutti i settori perché sono più veloci e meno faticose da usare, soprattutto durante lo svolgimento di compiti ripetitivi. Inoltre, la presenza del display diminuisce di molto la possibilità di errori di lettura.
Micropipette
Le micropipette consentono a scienziati e tecnici di ottenere misurazioni molto accurate di volumi piccolissimi di sostanza e vengono usate anche per trasferire piccole o piccolissime quantità di liquidi, nell’ordine dei microlitri (μL). Proprio per questa loro caratteristica, sono impiegate soprattutto nei laboratori di microbiologia, cioè lo studio di batteri e altri microorganismi.
Questi strumenti sono molto delicati e devono essere calibrati regolarmente, almeno una volta ogni 3-6 mesi.
Pipette Pasteur
Solitamente, le pipette Pasteur non sono né calibrate, né tanto meno graduate; potremmo definirle come un antenato dell’attuale contagocce per liquidi che si usa per le medicine in boccetta di vetro.
Questi strumenti presentano un bulbo nella parte superiore, come abbiamo già visto per le pipette graduate. Non sono affatto precise e vengono usate nei laboratori di biologia, piuttosto che di chimica, come mezzo per trasferire soluzioni acquose da un contenitore all’altro. Prendendo il nome dal medico francese Louis Pasteur, considerato il primo microbiologo della storia nonché l’inventore di questo strumento. Solitamente, vengono smaltite dopo l’uso.