lunedì, 18 Novembre 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

Humour ‘verde’ per Crozza, chef vegano su La7 (IoVeg)

Credits: la7.it

Dopo Joe Bastianich, è la volta di un altro esperto dell’haute cuisine: a ‘Crozza delle Meraviglie’ il noto comico Maurizio Crozza mette in scena la parodia dello show di cucina ‘Vegetale’ di Gambero Rosso Channel. A dargli l’ispirazione per questa sua nuova imitazione, lo chef vegano Simone Salvini, il cui tratto caratteristico è proprio il tentativo costante di fornire un’interpretazione alle sensazioni delle verdure quando vengono tagliate e cucinate.

Va, tuttavia, precisato che chef Salvini è tra i più grandi del suo settore, assieme al suo ex capo Pietro Leemann: di origini fiorentine, laureato in filosofia, all’oggi Simone è lo chef del Lord Bio di Macerata e docente dell’Organic Academy, dopo aver a lungo sperimentato cucina ayurvedica in India, ed essere stato collaboratore di Leemann al Joia di Milano. Proprio questo ristorante Simone l’ha lasciato con una stella Michelin, cosa fino a quel momento ancora inedita in Italia per un ristorante vegetariano.

La parodia di Crozza nasce, perciò, da un episodio di ‘Vegetale’, trasmissione di Gambero Rosso Channel condotta, appunto, da Salvini con Nick Difino, il pr, foo-dj e hacker gastronomico pugliese che lo accompagna: l’imitazione è tutto sommato gradevole, perché in effetti coglie bene le “fissazioni” del veganismo, soprattutto quelle dei più estremisti che puntualmente fanno ricorso ad argomentazioni parossistiche. Una fra tutte, nell’episodio qui riportato, la sofferenza della zucca quando viene tagliata.

Al telefono con i giornalisti del Corriere, Simone Salvini si sarebbe pronunciato così sulla sofferenza dei vegetali: “Nel mondo vegano più ortodosso c’è anche chi pensa che sia giusto mangiare solo i frutti già caduti dagli alberi e c’è chi non mangia le carote per non estirparle da terra. Io non la penso così, sono meno radicale di quel che si pensi, ma ognuno deve fare le sue scelte. E comunque è stato dimostrato che anche i vegetali hanno un sistema nervoso, anche se meno sensibile del nostro”.

Ad ogni modo, la sua reazione non è stata affatto collerica, anzi: come questo suo tweet dimostra, Chef Salvini sa anche non prendersi troppo sul serio.
Lunga vita, allora, alle verdure ma anche all’autoironia.

Humour 'verde' per Crozza, chef vegano su La7 (IoVeg)

Le migliori città veg in Europa? Sono 5 (IoVeg)

Credits: love2fly.iberia.com

Mangiare veg: un tempo una scelta difficile per i viaggiatori, ora non più. Sono sempre più numerosi i ristoranti nel mondo il cui menù ha subito notevoli variazioni proprio per andare incontro alle esigenze di un’utenza che, come quella vegetariana e vegana, diventa sempre più incisiva: e le diete vegetariana e vegana, del resto, non sono neanche più soltanto inquadrabili nell’ottica del ‘salutismo’ o dell’animalismo, ma stanno diventando dei veri e propri campi di sperimentazione per i grandi chef di fama internazionale.

La piattaforma online Wimdu, perciò, ha deciso di pubblicare la classifica delle città europee in cui la cucina vegetariana e vegana vengono preferite alle altre, una top 5 realizzata in base al maggior numero di hashtag ‘veggie’ utilizzati dagli utenti di Instagram.

5. Roma: la carbonara non è tutto

Al quinto posto, ecco la capitale italiana: nonostante gli innumerevoli piatti a base di carne presenti nella cucina italiana, la nostra dieta si presta in maniera ottimale ad essere declinata in senso vegetariano e vegano, dato l’uso massiccio che tra i nostri fornelli si fa di pasta e verdure. A Roma, nello specifico, si raccomanda un giro da La Capra Campa, ristorante e bistrot dove non solo si possono gustare piatti veg, ma si possono anche seguire corsi di cucina vegetariana e vegana.

4. Bruxelles: non solo istituzioni europee

La capitale belga non ospita solamente il grigiore della politica e della burocrazia di tutta Europa: Bruxelles è, invece, una città marcatamente veg e, qui, uno dei ristoranti più frequentati dai vegetariani è lo Tsampa, i cui locali si trovano nel retro di uno shop di prodotti biologici. La parola d’ordine, anche piuttosto efficace, è la semplicità: unire salute e sapore nelle pietanze per dimostrare che uno stile di vita alternativo non significa per forza fare sacrifici.

3. Berlino: capitale del mondo veg

Al terzo posto troviamo, invece, Berlino che proprio di recente è stata nominata ‘Capitale vegetariana nel mondo’ dalla nota rivista di cucina Saveur. Tantissimi i locali qui dedicati alla cucina veg, tra i quali però merita una menzione speciale il ristorante Samâdhi: portato avanti da ex rifugiati vietnamiti, il ristorante serve piatti tipici del sud-est asiatico, dai meno ai più piccanti.

2. Parigi: le super veg, c’est magnifique

Sul secondo gradino del podio c’è Parigi: una vera e propria sorpresa, se si pensa che la cuisine française si serve essenzialmente di carne e di foie gras. Ma per fortuna, qualcosa è cambiato: ora, nei bistrot degli Champs-Élysées si gustano spuntini vegani, sorseggiando ottimi bicchieri di vino. Tra i migliori di questi, la cantina Sol Semilla, dove tutte le portate in menù sono di una qualità talmente alta che persino il celeberrimo chef Alain Ducasse le ha raccomandate.

1. Londra: rock’n’veg

In vetta alla classifica troviamo la mitica capitale del Regno Unito: Londra, che si attesta definitivamente come la città europea più all’avanguardia anche nel settore del food. Qui, l’incontro di miriadi di culture diverse si riversa inevitabilmente anche nei piatti serviti nei ristoranti, tanto onnivori quanto veg. Elencare tutti quelli presenti a Londra sarebbe impossibile: guardandoli, però, da una prospettiva ‘rock’ (genere musicale di cui Londra è madre) è il Green Note il miglior locale vegano, che offre anche spettacoli di musica dal vivo. È qui che si sono esibiti grandi nomi della musica del calibro di Leonard Cohen o di Amy Winehouse.

Vegani in Italia, sempre più incisivi (IoVeg)

Credits: veganlife-blog.com

In Italia i vegani e i vegetariani aumentano a un ritmo incredibile: sono 1.600 al giorno gli italiani che intraprendono la scelta veg. Nel 2013 erano il 6%, nel 2014 già il 7,1%, per poi diventare l’8% nel 2015: a dirlo è il rapporto annuale Eurispes, ‘Bistecca? No, grazie’. E, così, eccone sempre di più a meravigliarci: che sia sul posto di lavoro o in famiglia, quella che era stata ritenuta una ‘moda’ si sta attestando sempre più come un vero e proprio fenomeno di massa. Per di più, non si sta assistendo ad alcuna polarizzazione tra chi mangia verdure da una parte e chi preferisce la carne dall’altra: si sta assistendo, in realtà, a un cambiamento trasversale delle nostre abitudini alimentari.

Ad avere inciso in maniera significativa è stato l’allarme a proposito della carne rossa e degli insaccati: “Si tratta di cibi che aumentano il rischio cancro“, ha dichiarato nell’ottobre 2015 l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità. Subito dopo, le vendite di carni e salumi sono calate del 10%. Di recente, però, anche a fronte di un ridimensionamento dello stesso allarme, le carni hanno riguadagnato terreno. Eppure, niente sarà più come prima: “È dal 2010 che i consumi di carne diminuiscono al ritmo del 5% l’anno“, puntualizza Nicola De Carne di Nielsen Italia. D’altro canto, le vendite dei prodotti caratteristici della tavola veg, come bevande sostitutive del latte (quelle a base di soia, riso o mandorle) o formaggi di soia e zuppe di verdura pronte, hanno registrato un netto aumento nel 2015.

Anche nel mondo della ristorazione, si fanno largo sempre più catene come Veggy Days e Universo Vegano, proliferano le pasticcerie veg e nei supermarket si è calcolato che il fatturato annuo prodotto grazie alla vendita di prodotti vegetali ammonti a 320 milioni. Persino la Findus ha lanciato gli hamburger vegetariani. E che dire del più grande nome del latte, quello della Granarolo? “L’anno scorso abbiamo lanciato la linea Granarolo vegetale (bevande a base di soia, riso, mandorla) e in nove mesi abbiamo fatturato per 14 milioni. Molto oltre le attese“, ha dichiarato il presidente Gianpiero Calzolari che aggiunge: “A marzo lanceremo burger, polpette e piatti pronti a base 100% vegetale“.

I supermercati, nello specifico, si sono tenuti al passo con le nuove tendenze: la Coop ha introdotto già dal 2013 la sua linea ViviVerde, l’Esselunga ha, invece, quella VeganOk. A rifornirli, sono aziende che producono per conto dei marchi privati della grande distribuzione: una tra tutte, la Zerbinati di Alessandria, che conta 33 milioni di fatturato sulla vendita di zuppe e verdure confezionate, cui a breve andranno ad aggiungersi gli hamburger vegetariani. E, ancora, il settore dell’editoria: i volumi ‘veg’ pubblicati in Italia sono stati 41 nel 2013, 98 nel 2014 e 193 nel 2015: “La gente si avvicina per gradi“, dice Antonio Monaco delle Edizioni Sonda.

Non si tratta, ad ogni modo, di una scelta che va a ledere le finanze di casa: l’acquisto di qualche prodotto meno comune e quindi più costoso viene compensata dall’abolizione della carne. Stando alle parole di Monaco, l’Italia è sul punto di strappare alla Germania il titolo di Paese più vegetariano dell’Unione Europea: “Hanno una percentuale di vegetariani compresa tra il 7 e l’11% anche Svezia e Austria. Seguono a discreta distanza Russia, Usa, Francia, Spagna, Giappone e Cina, tra il 2 e il 4%. Poi ci sarebbe l’India con il suo 30%: ma qui influiscono fattori economici e religiosi e il paragone, perciò, non sussiste“.

Vegani: sono davvero più bravi a letto? (IoVeg)

Credits: PETA

La PETA sta facendo scalpore per la nuova pubblicità che ha realizzato, pubblicità in cui si afferma che i vegani tra le lenzuola sono i migliori. Il video è stato ritenuto troppo osé per essere mandato in onda durante il Super Bowl, ma questo non ha impedito a milioni di persone di andare a guardarlo su YouTube. La premessa dello spot è molto semplice: mettendo a confronto le due situazioni ‘di letto’, l’una di un carnivoro e l’altra di un vegano, il vegano risulta ‘durare’ di più (ma davvero un sacco di più). Una trovata dell’ufficio stampa della PETA, questa, per mettere in luce quanto la dieta vegana prevenga il rischio di sviluppare problemi di colesterolo, obesità, diabete, prostata, cancro e disfunzione erettile. Ma in tutto ciò, i dati scientifici dove sono?

È evidente, a questo punto, che mangiar sano, dormire, fare attività fisica e saper gestire lo stress sono accorgimenti che influenzano i nostri livelli di energia, la nostra forma fisica e il nostro desiderio sessuale, stando alle parole della ricercatrice e terapista di coppia Kat Van Kirk: “La vostra vita sessuale ne risentirà se conducete uno stile di vita poco sano“. Ma ‘sano’ non significa necessariamente vegano. È vero che il consumo di carne rossa è stato collegato all’aumento di infiammazioni dell’organismo che possono andare a colpire la circolazione e, talvolta, la funzionalità erettile maschile, ma “le persone che mangiano quantità ridotte di carne non sembrano avere di questi problemi”. In altre parole: a meno che non mangiate hamburger a colazione, pranzo e cena, non c’è molto da allarmarsi.

La PETA menziona, tra le altre cose, anche uno studio secondo cui esisterebbe un nesso tra una dieta ricca di flavonoidi (sostanze nutritive presenti nelle fragole, nei mirtilli e nelle mele) e il minore rischio di sviluppare disfunzioni erettili. Eppure, per quanto la ricerca sia più che attendibile e degna di merito, mangiare grandi quantitativi di frutta ed essere vegani non sono esattamente la stessa cosa: “Si può essere tranquillamente dei carnivori in salute, facendo regolare esercizio e seguendo una dieta ricca di flavonoidi, così come si può non esserlo“, sostiene la sessuologa ricercatrice Jessica O’Reilly.

Per quanto riguarda gli altri alimenti previsti dalla dieta vegana, la Van Kirk afferma che non esiste nessuno studio scientifico che colleghi i prodotti di derivazione animale, come uova e caseari, a performance sessuali deludenti. Peraltro, si utilizza l’espressione ‘performance sessuale’, ma si tratta di qualcosa che potrebbe significare tutto e niente: dalla durevolezza al raggiungere l’orgasmo o al sentire il piacere. Inoltre, secondo le esperte, durare di più non è tutto a letto: “Non c’è nessun premio per chi dura di più a letto – dice la O’ Reilly – il numero di ‘spinte constanti’ che si riescono a ‘offrire’ alla propria partner non può rappresentare un reale metro di giudizio per stabilire quanto lei sia effettivamente soddisfatta“. La ‘durevolezza’ maschile, così come l’eccitazione femminile, secondo la Van Kirk, sono spesso influenzate da ciò che ci passa per la testa, da quanto ci sentiamo intimiditi o complessati, per esempio, circa il nostro corpo.

Perciò, secondo le esperte, lo slogan “Last longer. Go Vegan” (“Dura di più. Diventa vegano”) non sarebbe troppo accurato. Eppure, resta il fatto che il messaggio di base è molto chiaro: lo stile di vita che conduciamo va a influenzare inevitabilmente la nostra vita sessuale. Ma questo i vegani lo sapevano già e nessuno di loro ha di che preoccuparsi.