giovedì, 25 Aprile 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

Le 5 scoperte che fai diventando veg (loVeg)

Passi anni e anni della tua vita a mangiare carne e ad avere l’acquolina in bocca quando la cucinano, quando ad un tratto, così, smetti del tutto di consumarne. Cosa ti ha portato a un cambiamento tanto drastico? Volevi dare una svolta la tua vita? L’hai fatto per ragioni puramente salutistiche o sei diventato talmente appassionato di animali da non voler mai più partecipare al massacro collettivo di mucche, vitelli, polli, maiali, e di tutti gli altri esseri innocenti che vediamo praticamente ogni sera sui piatti serviti a tavola?

Le ragioni sono probabilmente un po’ tutte queste messe insieme, e chi ha la costanza di mantenere questa linea di pensiero (che non è quindi solo un regime alimentare) riesce anche a scoprire varie cose interessanti sulla propria persona, sul proprio corpo e sul cibo che ingerisce: vediamone insieme almeno cinque.

La nutrizione è indispensabile al benessere

Chi intraprende cambiamenti alimentari drastici lo impara nel peggiore dei modi: quando ci si incaponisce a diventare veg, durante i primi mesi ci si dimentica completamente di quanto importanti siano le componenti nutrizionali. Tant’è che spesso c’è chi inizia a mostrare segni di affaticamento e di stanchezza. Ciò a causa della mancanza di ferro, di cui cominciano inevitabilmente a ridursi gli apporti. Così, si inizia a far caso ai cibi che si consumano con maggiore attenzione, imparando pian piano a distinguere per ciascun alimento tutte le sostanze nutritive da si può trarre giovamento.

Integratori se necessari

Bisogna essere consapevoli del fatto che la dieta vegetariana porta spesso a una certa carenza di vitamina B12, di ferro e di calcio, tutte sostanze che possono essere integrate. Se si vive in alcune parti del mondo, potrà essere più difficile reperire prodotti alimentari che contengano queste sostanze nutritive: di conseguenza sarà più facile sviluppare, in questo senso, dei deficit. Il consiglio è quello di prendersi del tempo per osservare la propria dieta e per capire cosa dev’essere integrato, se è davvero necessario.

L’acqua è fantastica

Una volta diventati vegetariani, una cosa che marca una differenza sostanziale rispetto al regime alimentare precedente è proprio la quantità di acqua assunta quotidianamente: se prima per dissertarsi si bevevano solo tè e succhi di frutta, adesso la fonte primaria per soddisfare la propria sete è lei, l’acqua. Si può arrivare a berne dai 2 litri ai 4 litri: e questo perché l’acqua ci fa sentire energici e vitali, senza per forza farci grondare sudore se ci sottoponiamo a sforzi fisici.
Due bei bicchieri d’acqua ogni mattina sono un vero toccasana: beviamo acqua, un sacco d’acqua. Noi stessi siamo d’acqua!

Biologico contro non-biologico

È tra i problemi principali che sorgono quando si approfondisce la propria visione vegetariana: bisogna mangiare solo cibi biologici oppure no? La perplessità legata al cibo bio è legata più che altro al prezzo, che in genere è molto meno accessibile rispetto ai prodotti rivenduti al supermercato. Purtroppo, nel momento in cui non si vive in prossimità di orti o di piantagioni è davvero difficile procurarsi cibi coltivati e cresciuti in maniera del tutto naturale. Ciò che si può fare, però è guardare con attenzione le etichette ed evitare come la peste gli OGM.

Varietà infinite

La dieta vegetariana, a differenza di quanto si pensi, offre un’ampissima varietà di alternative che spesso dimentichiamo esserci, dal momento che è molto più facile piazzare una fetta di carne sulla griglia e dimenticarsi dell’infinità di altre scelte che abbiamo a disposizione. Esistono delle tipologie alimentari di cui ignoriamo del tutto l’esistenza che, come ad esempio i semi di Chia, sono saporiti, sono ricchi di sostanze nutritive e sono persino facili da preparare.

Le migliori città veg in Europa? Sono 5 (IoVeg)

Credits: love2fly.iberia.com

Mangiare veg: un tempo una scelta difficile per i viaggiatori, ora non più. Sono sempre più numerosi i ristoranti nel mondo il cui menù ha subito notevoli variazioni proprio per andare incontro alle esigenze di un’utenza che, come quella vegetariana e vegana, diventa sempre più incisiva: e le diete vegetariana e vegana, del resto, non sono neanche più soltanto inquadrabili nell’ottica del ‘salutismo’ o dell’animalismo, ma stanno diventando dei veri e propri campi di sperimentazione per i grandi chef di fama internazionale.

La piattaforma online Wimdu, perciò, ha deciso di pubblicare la classifica delle città europee in cui la cucina vegetariana e vegana vengono preferite alle altre, una top 5 realizzata in base al maggior numero di hashtag ‘veggie’ utilizzati dagli utenti di Instagram.

5. Roma: la carbonara non è tutto

Al quinto posto, ecco la capitale italiana: nonostante gli innumerevoli piatti a base di carne presenti nella cucina italiana, la nostra dieta si presta in maniera ottimale ad essere declinata in senso vegetariano e vegano, dato l’uso massiccio che tra i nostri fornelli si fa di pasta e verdure. A Roma, nello specifico, si raccomanda un giro da La Capra Campa, ristorante e bistrot dove non solo si possono gustare piatti veg, ma si possono anche seguire corsi di cucina vegetariana e vegana.

4. Bruxelles: non solo istituzioni europee

La capitale belga non ospita solamente il grigiore della politica e della burocrazia di tutta Europa: Bruxelles è, invece, una città marcatamente veg e, qui, uno dei ristoranti più frequentati dai vegetariani è lo Tsampa, i cui locali si trovano nel retro di uno shop di prodotti biologici. La parola d’ordine, anche piuttosto efficace, è la semplicità: unire salute e sapore nelle pietanze per dimostrare che uno stile di vita alternativo non significa per forza fare sacrifici.

3. Berlino: capitale del mondo veg

Al terzo posto troviamo, invece, Berlino che proprio di recente è stata nominata ‘Capitale vegetariana nel mondo’ dalla nota rivista di cucina Saveur. Tantissimi i locali qui dedicati alla cucina veg, tra i quali però merita una menzione speciale il ristorante Samâdhi: portato avanti da ex rifugiati vietnamiti, il ristorante serve piatti tipici del sud-est asiatico, dai meno ai più piccanti.

2. Parigi: le super veg, c’est magnifique

Sul secondo gradino del podio c’è Parigi: una vera e propria sorpresa, se si pensa che la cuisine française si serve essenzialmente di carne e di foie gras. Ma per fortuna, qualcosa è cambiato: ora, nei bistrot degli Champs-Élysées si gustano spuntini vegani, sorseggiando ottimi bicchieri di vino. Tra i migliori di questi, la cantina Sol Semilla, dove tutte le portate in menù sono di una qualità talmente alta che persino il celeberrimo chef Alain Ducasse le ha raccomandate.

1. Londra: rock’n’veg

In vetta alla classifica troviamo la mitica capitale del Regno Unito: Londra, che si attesta definitivamente come la città europea più all’avanguardia anche nel settore del food. Qui, l’incontro di miriadi di culture diverse si riversa inevitabilmente anche nei piatti serviti nei ristoranti, tanto onnivori quanto veg. Elencare tutti quelli presenti a Londra sarebbe impossibile: guardandoli, però, da una prospettiva ‘rock’ (genere musicale di cui Londra è madre) è il Green Note il miglior locale vegano, che offre anche spettacoli di musica dal vivo. È qui che si sono esibiti grandi nomi della musica del calibro di Leonard Cohen o di Amy Winehouse.

L’ex Blonde Vegan contro la dieta vegana (loVeg)

Un tempo blogger vegana convinta e fonte di ispirazione per centinaia di fan, la venticinquenne Jordan Younger oggi confessa che la dieta veg da lei seguita le ha fatto più male che bene. Dopo il successo conseguito grazie al suo blog The Blonde Vegan, dove mostrava fiera il suo lifestyle vegano ed elargiva consigli a quanti volessero intraprendere a propria volta questa scelta, la giovane californiana ha gradualmente abbandonato il veganismo per poi svelare, a un anno di distanza, i pericoli legati a un’alimentazione “così limitata” al New York Post, in un’intervista a proposito del suo ultimo libro in uscita dal titolo ‘Breaking Vegan’.

Jordan era diventata vegana all’ultimo anno del college che frequentava a New York e all’epoca presentava dei dolori addominali per i quali non era riuscita ad ottenere una diagnosi medica, così intraprese un regime alimentare iper-sano che potesse aiutarla – e, in effetti, così fu sulle prime. “All’inizio, è stato un processo depurativo e disintossicante. Sentivo salire dentro di me una grande adrenalina e una grande energia, perché i miei problemi allo stomaco sembravano essersi risolti“, ha detto la Younger. Un mese dopo essersi diplomata, lanciò il suo sito e il suo account Instagram, raggiungendo una grande popolarità con più di 70.000 follower. In qualità di ‘Blonde Vegan’, documentava la sua alimentazione salutare e condivideva ricette e consigli, un hobby che la rese pian piano più attenta anche a ciò che lei stessa ingeriva.

L’ossessione per la mia dieta cominciava non appena mettevo piede giù dal letto. Mi impediva di vivere una vita normale, ricca di interazioni sociali e interessi di ogni sorta“, prosegue Jordan. All’epoca, la sua intera esistenza ruotava attorno a cosa potesse mangiare e cosa no. Divenne, allora, dipendente dalle tisane depuranti, mentre stava attenta a tenersi alla larga dai cibi fritti, dallo zucchero raffinato, dal glutine e da salse e condimenti. La rigidità con cui limitò le sue scelte alimentari significò cominciare a pianificare dettagliatamente ogni pasto: uscire a pranzo o a cena fuori era un’ipotesi del tutto irrealizzabile.

Più in là, spiegò sul suo blog: “Quando mia madre e mia sorella vengono a trovarmi, credo di non riuscire a godermi neanche un solo pasto assieme a loro. Mangio prima di vederle o dopo averle viste, perché vado in panico soltanto all’idea che il cibo servito nei ristoranti dove andremo a sederci possa farmi sentire da schifo e rovinare tutto quello a cui ho lavorato finora“. Nonostante non se fosse consapevole, Jordan all’epoca era ortoressica, una persona sostanzialemnte affetta da una rigorosa fissazione per il mangiar sano, cosa che provoca un’attenzione patologica nei confronti di cosa e quanto si mangia, così come rispetto ai propri ‘strappi alla regola’.

La cosa diventò un vero problema soltanto quando gli effetti benefici del suo stile di vita vegano cominciarono a svanire: i problemi allo stomaco riapparvero e, insieme con loro, molti altri fastidi. Si sentiva molto stanca e si affaticava in men che non si dica: una sola lezione di yoga bastava a farla sentire stanca per tutto il resto del giorno. Dopo qualche tempo anche i capelli cominciarono a caderle e iniziò a farsi male con più facilità. Dimagrì moltissimo: perse più di 11 kg, arrivando a pesarne 47, cosa che non fu troppo pericolosa ma le fece comunque cominciare a sentire freddo per la maggior parte del tempo.

Poi, a distanza di un anno da quando aveva deciso di darsi al veganismo, e dopo soli sei mesi dal lancio del suo blog, le si interruppe il ciclo. E continuava comunque a ignorare quello che il suo corpo tentava in tutti i modi di dirle: e che cioè ciò che pensava fosse salutare per lei in realtà non lo era affatto. Ci vollero altri sei mesi prima che lo realizzasse: parlando con un’amica ricoverata in clinica a causa di alcuni disturbi dell’alimentazione, Jordan iniziò a intravedere delle somiglianze con la sua stessa esperienza.

L’amica le suggerì di mangiare del pesce, cosa che fece con molta riluttanza. Due giorni dopo, le mestruazioni riapparvero facendole capire, chiaro e tondo, che il suo corpo moriva dalla voglia di rimettersi in sesto. Poco dopo, la Younger andò a farsi visitare da un medico, il quale le disse che i suoi valori nutrizionali erano decisamente bassi e che avrebbe dovuto re-introdurre pesce e uova nella sua dieta. Mentre ascoltava, però, pensava anche alle migliaia di persone che la ritenevano un’ispirazione per il proprio stile di vita vegano, cosa che le dava non poche preoccupazioni.

Fu a giugno dello scorso anno che Jordan scrisse un post intitolato “Perché sto gradualmente abbandonando il veganismo“: qui, la giovane spiegava come all’inizio aveva intrapreso questa strada, quanto inizialmente le sembrasse un bene per il suo organismo. Eppure, nel seguire attentamente le regole alimentari che si era imposta, aveva del tutto ignorato i segnali che il suo corpo cercava di darle per dirle che la dieta vegana non stava affatto funzionando. “Il mio corpo ha cercato di parlarmi per mesi – ha detto Jordan – ma io non ascoltavo. Il risultato è stato che ho sviluppato una grave carenza di tutta una serie di vitamine e di ormoni, provocandomi un grosso squilibrio“.

Allontanarsi dal veganismo e cercare una soluzione sottoponendosi a una giusta terapia, questo era quello che aveva intenzione di fare: molti dei suoi lettori, allora, le hanno dato grande supporto, anche se qualcun altro non è stato altrettanto gentile, e le ha lasciato commenti spiacevoli in cui l’accusava di fare del male agli animali. “Come si può smettere di mangiare cadaveri e poi, come se niente fosse, tornare a mangiarli?“, ha scritto uno di loro. Jordan ha rapidamente perso un migliaio di seguaci: “Questo mi ha fatto realizzare quanto snob possano arrivare a essere le persone che appartengono a questo mondo“.

Eppure, non è che non abbia mai vacillato nel prendere la sua decisione. Da quel momento, comunque, ha scelto di tenere aperto il suo blog, diventato oggi The Balance Blonde, sito incentrato su un’alimentazione complessivamente sana. Una scelta, questa, che l’ha ripagata: i lettori sono tornati ad aumentare, e adesso sono più di 121.000. Jordan ormai mangia pesce, uova e all’occasione persino carne rossa, pizza e pasta. È sempre molto attenta a seguire un’alimentazione sana e spesso posta foto in cui consuma prodotti privi di lattosio o integrali, ma è assolutamente meno rigorosa di prima e ha capito che quest’elasticità non può che giovarle. “Le etichette, così come le scelte alimentari, possono essere davvero molto pericolose: e io ne sono un esempio lampante“.

Jared Leto non rinuncia al veganismo (loVeg)

Jared Leto, celebrità risaputamente vegana, si appresta a interpretare Joker nella prossima pellicola firmata Warner Bros., “The Suicide Squad”. Tuttavia, il contratto firmato con la produzione cinematografica gli impone di prendere peso e irrobustirsi rapidamente per interpretare questo ruolo: cosa non facile per un vegano convinto che non ha intenzione di abbandonare il suo regime alimentare. Per giunta, Leto è reduce da un’altra interpretazione che è andata a influenzare la sua forma fisica, quella della trans sieropositiva in “Dallas Buyers Club” che gli è valsa l’Oscar nel 2013, personaggio per il quale era dovuto dimagrire ben 30 chili.

Quel che sto facendo per riuscire a prendere peso velocemente – ha dichiarato la star del grande schermo – è mangiare ogni due ore, ma per me è difficile mangiare così tanto. Non intendo cambiare il mio stile di vita e la mia dieta per ingrassare“. Benché non abbia voluto rivelare il suo attuale programma alimentare, Jared ha pubblicato qualche fotografia dei cambiamenti fisici in corso, affermando di aver ingurgitato quantità industriali di frittelle vegane.

Una scelta vegana che, nel caso di Leto, deriva certo da ragioni etiche, ma che giova anche in maniera evidente alla sua salute e al suo appeal: la celebrità, difatti, pur avendo 43 anni, ha l’aspetto di un trentenne. “Il merito – dice Jared – va tutto alla mia dieta e alla cura che ho di me stesso. Il bisogno di sottoporre il proprio corpo a svariate trasformazioni per lavoro può diventare qualcosa di pericoloso, ma può dare anche grandi soddisfazioni se lo fai in modo appropriato“.

Attore e cantante di fama internazionale, Leto aveva già raccontato a GQ l’anno scorso di avere ancora molti vizi, ma non quello dell’alcol. Pertanto, evitare il consumo di alcolici, dormire a sufficienza e – soprattutto – un regime alimentare prima vegetariano e poi vegano stoicamente portato avanti da più di vent’anni: questi i punti chiave di uno stile di vita che, nel suo caso, hanno decisamente aiutato il suo processo di “preservazione”.

Ma il salutismo non è l’unico interesse dell’attore e frontman dei 30 Seconds to Mars: nel 2013, infatti, Jared Leto è stato anche nominato anche nuovo ambasciatore dal WWF. In quell’occasione, visitò diverse aree del continente africano per constatare di persona le condizioni di vita degli animali selvatici a rischio di estinzione, tra cui in particolare i rinoceronti. “Ritrovarsi in una natura così incontaminata – spiegò all’epoca Leto – mi ha confermato quanto sia indispensabile difendere tutto questo con impegno e passione tanto attraverso l’alimentazione quanto attraverso iniziative eccezionali come quelle del WWF”.