Trasferitasi in via definitiva a Parigi da circa un anno, l’attrice Natalie Portman avrà dovuto abbandonare molte delle sue abitudini quotidiane, ma di certo non il suo regime alimentare: diventata vegetariana tra gli otto e i nove anni, in occasione di un giorno del Ringraziamento in cui convinse la madre (seppur recalcitrante) a non cucinarle il tradizionale tacchino, la protagonista di The Black Swan si è dichiarata ufficialmente vegana a partire dal 2009.
Nonostante avesse inizialmente ritenuto che la scelta vegana sarebbe stata complicata a causa dei suoi frequenti viaggi di lavoro, a convincerla ad abbracciare la filosofia vegan fu all’epoca la lettura di “Eating Animals” (“Mangiare gli animali”), libro in cui Jonathan Safran Foer passa in rassegna tutti gli aspetti più atroci dell’allevamento intensivo a fini industriali. Come ha successivamente scritto anche sull’Huffington Post, fino a quel momento la Portman aveva sempre avuto dell’esitazione nel criticare le scelte alimentari altrui, ivi compresa quella di mangiare della carne, perché a sua volta detestava che lo si facesse nei suoi confronti. Ma, leggendo questo libro, Natalie si è resa conto che certe cose sono sbagliate e basta: la scelta di mangiare o non mangiare la carne non deriva da una scelta propriamente personale, bensì dall’individuazione di ciò che non è giusto e ciò che lo è.
Trasformatasi a partire da allora in militante e attivista convinta, la Portman ha cominciato a dare il suo sostegno pubblico alla PETA (l’associazione delle Persone a favore del Trattamento Etico degli Animali): il gruppo, però, diede prova di un gusto alquanto discutibile, chiedendole di posare in un orinatoio affiancandosi allo slogan “Meglio un bagno di pipì che portare la pelliccia”.
Estrema, ma non troppo: ebbene sì, perché durante tutto il periodo della sua gravidanza la bella attrice ha rinunciato al veganesimo. “Se non mangiate uova – ha spiegato al Daily Mail – non potete neanche acquistare biscotti e dolci in vendita nelle pasticcerie. E questo può diventare un grosso problema nel momento in cui non c’è nient’altro di cui volete nutrirvi“. Un messaggio un po’ fiacco quello che trapela da queste dichiarazioni: essere incinta e essere vegane è davvero impossibile? Stando alle parole di Natalie, bisogna seguire le indicazioni che il corpo stesso suggerisce – corpo che in quel periodo specifico non è neanche completamente nostro.
Altro particolare per cui la Portman è stata oggetto di svariate critiche è il fatto che abbia accettato di fare da testimonial per il profumo Miss Dior Chérie, tralasciando del tutto il piccolo dettaglio che il veganesimo non prevede l’utilizzo di prodotti testati sugli animali. “La cosa fantastica di Dior– ha spiegato lei – è che realizzano delle scarpe animal-free, senza pelle o cuoio, appositamente per me. Dior ha riprodotto i suoi modelli per permettermi di portarli al piede“. Peccato che, però, nel resto dei casi la grande casa di moda francese utilizzi pelli e pellicce.
Una scelta incomprensibile, la sua, sopratutto alla luce della collezione di scarpe di lusso vegane, le Te Casan, che lei stessa lanciò nel 2008, calzando il green style anche su tappeti rossi importanti. Dove è finita tutta la consapevolezza etica della giovane Portman? Forse solo sulla tavola, come al suo matrimonio: quando, infatti, Natalie ha sposato nel 2012 Benjamin Millepied (coreografo di The Black Swan), tutto il menù della festa era interamente vegano (macarons a mo’ di torta nuziale inclusi), come lei. O forse no.