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Selfie, selfie e ancora selfie, in tutte le salse. Ma dopo mesi di autoscatti, sorrisi e filtri di instagram, un gruppo di psicologi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con la fondazione IBSA, si sono chiesti perché un individuo senta il bisogno di immortalarsi e di mostrarsi a tutti: amici, nemici e completi estranei.

Dopo un sondaggio e un incontro in facoltà a Milano (dal nome Mente e social media: come cambia l’individuo?) sono stati riconosciuti gli scopi principali dei selfie. Al primo posto come risultato appare “far ridere e divertire gli altri” con il 39% dei voto, al secondo posto la “vanità” con il 30% e infine “raccontare un momento della propria vita”, 21%.
La ricerca – realizzata tra agosto e ottobre 2014 su 150 partecipanti (35% maschi, 65% femmine) con età media di 32 anni – ha quindi messo alla luce un fattore importante: le persone si fanno i selfie per esprimere non solo come sono o come si sentono, ma anche, e sopratutto, per raccontare agli altri con chi sono, dove sono e cosa stanno facendo.

Gli psicologi dell’Università di Milano hanno descritto come più estroverse le persone che si fanno selfie, al contrario di quelle che non se li fanno: si dimostrano in fatti più ed estroverse, più inclini a rapporti sociali, più coscienziosi, cioè più caute e capaci di controllarsi, con la tendenza a pianificare le proprie azioni piuttosto che ad agire di impulso.

Una differenza da sottolineare è quella – per gli attenti osservatori giaà nota – tra selfie maschili e selfie femminili. Le donne sono decisamente più propense a scattarsi foto, e ne fanno infatti molte di più degli uomini. Poi sperano maggiormente di ricevere commenti positivi dagli amici sui social network ma temono anche di ricevere commenti negativi dagli altri più di quello che temono gli uomini.

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