In ‘The Big Bang Theory’, nota serie della CBS, interpreta la neurobiologa Amy Farrah Fowler, erudita compagna del complicato Sheldon Cooper, interpretato, invece, da Jim Parsons: un ruolo che è sembrato minore fino all’arrivo della quarta stagione, quando l’attrice Mayim Bialik è riuscita a fare del suo personaggio una chiave di volta indispensabile per gli equilibri dell’intero gruppo.

È dall’età di diciannove anni, in effetti, che Mayim è vegetariana e che si circonda di amici vegani. Per molto tempo ha tuttavia esitato nell’etichettarsi come vegana, a causa degli estremismi legati a questa definizione. Una volta letto ‘Eating Animals’ di Jonathan Safran Foer, però, non poté più resistere: arrivò così per lei il cambiamento definitivo. All’oggi, Mayin non porta capi di pelle, non mangia né carne né pesce, né prodotti di derivazione animale.

Attualmente, è riuscita a diventare un vero e proprio personaggio di riferimento: sia come portavoce dell’Holistic Moms Network, sia come amministratrice del sito groknation.com, che lei stessa ha fondato e sul quale proprio ultimamente ha pubblicato le sue personali riflessioni sul veganesimo e sulle motivazioni che spingono gli altri a odiare i vegani.

Molti credono che siamo ipocriti e detestabili – scrive lei, riconoscendo effettivamente anche la presenza di certe derive ‘elitarie’. – Lo capisco. Ho incontrato a mia volta molti carnivori ipocriti e detestabili. Sono davvero stupita di come la gente possa vedere nei vegani una minaccia rispetto al proprio diritto di consumare carne in quantità, quasi l’esistenza dei vegani fosse un affronto ai loro diritti civili“. E prosegue mettendo in chiaro che: “seguire una dieta veg non è una moda, né è qualcosa che facciamo per infastidire i mangiatori di hamburger“.

E se qualcuno ha definito le sue idee come “sciocchezze da liberali”, Mayim Bialik continua dritta per la sua strada e passa all’elenco di tutti vegani e vegetariani più noti al mondo: da Leonardo da Vinci a Gandhi o a Buddha, da Einstein a Paul McCartney. Ciò di cui si dovrebbe parlare sarebbe, piuttosto, di sensibilità: “creare un mondo che non implichi sofferenza per alcun essere vivente, praticando gentilezza nei confronti degli animali e impegnandosi in un’alimentazione a base vegetale“.

Il prezzo che l’ambiente paga per il consumo di carne, latticini e uova è alto. Così come lo sono quelli che riguardano la cura di patologie associate al consumo di prodotti di origine animale: malattie cardiache, diabete e obesità sono malattie dalle cure molto dispendiose. I Paesi in cui non si mangia come in America non presentano gli stessi problemi di salute che riscontriamo qui. E anche questo è un dato di fatto“. La conclusione? “Ci sarà sempre qualcuno che continuerà infamare il veganesimo, dicendo che si tratta di un’antipatica moda elitaria di liberali fanatici, ma io preferisco vedere la ‘moda’ come una tendenza verso una più ampia diffusione della dieta a base di vegetali, come qualcosa che cioè può andare a migliorare il nostro ambiente, la nostra economia, la nostra salute e il nostro benessere generale“.