Secondo l’ultimo rapporto Rapporto Coop, che ha dedicato un capitolo intero a quello che hanno definito “cibo della rinuncia”, i vegani d’Italia sono in aumento. L’analisi, che indaga i cambiamenti delle pratiche alimentari e degli stili di vita degli abitanti del Bel Paese nell’arco dell’ultimo anno, ha messo in luce l’evoluzione che l’Italia sta attraversando in quanto a dieta e a nutrizione.
I vegani, nello specifico, sono pressoché un milione e mezzo; i vegetariani, invece, sei milioni, andando a costituire una percentuale del totale dei consumatori che si aggira intorno al 10%. Accanto a questi, poi, andrebbero considerati anche i fruttariani, i crudisti e i seguaci della macrobiotica.
Ma non è finita qui, perché dallo studio si evince che ci sono diversi nuovi costumi che hanno preso piede in Italia. Si tratta di nuove tendenze alimentari, per le quali sono stati appositamente coniati dei neologismi: dai pollotariani, che hanno del tutto abbandonato la carne rossa soprattutto a seguito dell’allarmante rapporto dell’OMS in ottobre, ma che non hanno rinunciato alla carne bianca (tacchino, pollo, coniglio), passando per i pescetariani, che sono quanti mangiano vegetariano con la sola aggiunta del pesce, per i cosiddeti locavori, cioè coloro che consumano soltanto quei prodotti alimentari che provengono da produzioni locali, ubicate quindi nel raggio di non oltre 200 km, fino ad arrivare ai paleolitici, che sarebbero quanti si cibano soltanto di quegli alimenti presenti in natura all’epoca degli uomini primitivi o che questi stessi si sarebbero procurati tramite la caccia.
Pare, comunque, che tali cambiamenti alimentari in atto siano dovuti più alla preoccupazione per il proprio benessere fisico che a ragioni di tipo etico.