Maschioni seminudi, con la tartaruga in bella mostra, deltoidi scultorei e jeans a vita bassa: all’ingresso di uno store di Abercrombie & Fitch, il panorama risulta davvero gradevole per il gentil sesso.

Ed è un panorama che palesa già molto il leit motiv su cui il marchio è incentrato: la fisicità e i canoni di bellezza sempre più striminziti, fisici al limite della “perfezione”, una magrezza che rasenta l’anoressia.

Chiaro poi che con l’inserimento della taglia XXXS, la polemica è servita. Il marchio statunitense, già nel mirino lo scorso anno per aver ritirato dal reparto donna le taglie XL e XXL, torna oggi sotto la lente d’ingrandimento per lo sbarco della taglia 36 nelle sue collezioni.

E così: “È una marca selettiva che esclude i poveri e le persone in sovrappeso. Nella comunicazione della marca è palese un discorso estremo“, ha detto Mary Le Tranchant, docente in una business school di Parigi durante una lezione riportata su Fashionmag.com.

Abercrombie si difende, dichiarando di aver inserito la taglia 36 per i soli pantaloni e afferma di ritirarla prontamente dal mercato. Si accumulano le polemiche contro il recente marchio, che ha fatto della perfezione e dell’avvenenza fisica il suo elemento distintivo, nonché il requisito per lavorare e vestire Abercrombie & Fitch.