venerdì, 19 Dicembre 2025

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Papà sofferenti per figlie felici (FOTO)

Non sanno nemmeno a quale oggetto corrisponda la parola “spazzola”, ma dalla loro bambina si lascerebbero pettinare all’infinito. Pranzerebbero sul divano, dove c’è il loro fosso, accanto a quello della birra, ma per la loro piccola principessa si nutrirebbero seduti sul pavimento, su un tavolino rosa da té. Perché loro sono così, orsi fuori, ma teneri dentro. Loro sono i nostri primi uomini e resteranno unici per il resto della vita di ogni figlia. Ci proteggeranno, ci insegneranno, ci coccoleranno e non ci faranno sentire mai sole. E ci permetteranno, a sei come a vent’anni, di legargli i capelli con dei fiocchetti rosa.

Così, cosa non farebbero i papà, per veder sorridere le loro bambine? Nulla è escluso e nella gallery ci sono gli esempi di tutte le torture a cui questi poveri uomini si sottopongono quotidianamente. Perché il mestiere del papà è un mestiere difficilissimo. E a volte anche imbarazzante.

Come sono i genitori degli studenti fuori sede?

Vivere da fuori sede può essere davvero difficile, tra università, orari al limite dell’umano, spese, affitto e metropolitana. Tutto insieme, poi, ci vuole un po’ per abituarsi. E il lavoro di chi a 18 anni lascia casa, affetti e famiglia per trasferirsi a chilometri e chilometri di distanza diventa ancora più difficile se ci si mettono anche i genitori.

Ce ne sono diverse tipologie: gli apprensivi, gli indifferenti, i “giovani dentro”, i tecnologici, i nostalgici. E tanti altri ancora. Ad ognuno il suo, e non è una scelta. Ecco le categorie più gettonate.

Gli apprensivi

Devi chiamarli ogni giorno, a qualsiasi ora, anche di notte, oppure saranno loro a cercarti. Vogliono sapere tutto, anche quante volte sei andato in bagno durante la mattinata in Università. Sono pieni di consigli e vivono di ansie 365 giorni l’anno.

Lacrima facile

Sono 4 anni che vivi a Milano, torni a casa solo durante le feste di Natale e Pasqua, vivi da fuori sede ormai da una vita e sei più abituato al Duomo e alla metro che non a casa tua. Ma, ogni volta che vai via e torni nel capoluogo lombardo, vedrai i tuoi genitori piangere come bambini che lasciano il proprio piccolo all’asilo per la prima volta. E hai 22 anni.

I Giovani

Per loro sei un coetaneo, ti trattano come fossi uno della comitiva. Pacca sulla spalla e “raccontami tutto figliolo, ci andiamo a prendere un birra e ti aiuto io“.

Gli orgogliosi

Per loro sei sempre il migliore, il più bravo, quello con i voti migliori anche quando “l’esame era difficile, e poi la Prof. non mette mai voti alti“. Parlano sempre di te, quando vanno a fare la spesa, al mercato, da soli in macchina. E anche se non ti laureerai con il massimo dei voti per loro sarai sempre un premio nobel.

I tecnologici

Ti mandano mille immagini, video e foto su Whatsapp, ti chiamano su Skype ogni fine settimana, ti ricaricano il conto online e ti prenotano il biglietto dallo smartphone. E appena esce un nuovo aggiornamento dell’iPhone sono loro i primi a chiamarti per dirti di farlo subito, altrimenti rimani indietro.

I poco tecnologici

Rimasti all’età del paleolitico, rimangono in contatto con i propri figli fuori sede solo per telefono – e per telefono si intende quello con la tastiera dei numeri che girava. Se sei più fortunato ti mandano le lettere, con il piccione viaggiatore.

Gli stalker social

Sanno tutto di te, su Facebook, Twitter, Instagram e Whatsapp. Interessati alla vita sociale dei figli, curiosi di conoscerne gli spostamenti, controllano ogni tuo tag e localizzazione. E poi ti chiamano, per chiederti: “Ma chi era quello con cui eri nella foto su FB?”

I rifocillatori

Sono i migliori, e tengono alla tua salute più della loro vita. Ed ecco che, a scadenze più che regolari, ti mandano quintalate di cibo, pacchi e pacchettini con la dispensa per la settimana.

Relazione al capolinea? È questione di lingua

Cosa ti fa capire che tu e la tua dolce metà siete una coppia perfetta? Sono lontani i tempi in cui bastava fare uno di quei simpatici test di affinità di coppia. Un rapporto di coppia si misura sulla condivisione, sui progetti e sulle farfalle nello stomaco, e su questo non si discute. Ma se la vostra relazione sarà destinata a durare è solo per merito della lingua italiana. Se una coppia usa la stessa grammatica, e cioè le stesse congiunzioni, preposizioni e avverbi allora è destinata a funzionare meglio e a durare più a lungo.

Anche se sembra impossibile da credere, uno studio americano riportato dal New York Times ci spiega proprio questo: la connessione tra le relazioni amorose e l’uso della grammatica. Se due persone parlano nello stesso modo significa che c’è intesa. Gli scienziati hanno condotto lo studio su 187 persone di entrambi i sessi del campus della Northwestern University, che hanno partecipato a vari speed-date.

Nell’esperimento gli incontri duravano 4 minuti, tempo sufficiente ai ricercatori per osservare che le coppie che usavano in modo simile pronomi, congiunzioni e preposizioni, sono risultate essere quelle che manifestato più spesso il desiderio di rivedersi.

Se questo studio vi ha fatto riflettere, il consiglio è uno solo.
Tagliate la testa al toro e scegliete un partner che parla una lingua diversa dalla vostra.

Bambole senza trucco: ecco l’esperimento di una mamma (VIDEO)

Magrissime, con capelli di seta, trucco perfetto alla Kim Kardashian, vestiti abbinati all’ombretto: le bambole sono da sempre il sogno di bellezza delle bambine, che sognano vitini da vespa e labbra carnose.

Ma cosa succederebbe se rimuovessimo tutto quel trucco, tutta quella apparenza? Lo ha scoperto Sonia Singh, una mamma amante delle bambole che ha voluto scoprire la bellezza autentica della semplicità.

L’effetto è assolutamente stupendo e di grande impatto, come tutte le cose essenziali e dirette. E voi che ne pensate?