La fame, unita a tanta passione, aguzza sempre l’ingegno. Ed è questo che è capitato a Todd Wilbur, amante dell’arte culinaria che, dopo vari tentativi, è riuscito a trovare la formula segreta della salsa del Big Mac, prodotto da Mc Donald’s.
È risaputo che il fast food più frequentato al mondo non rappresenta il connubio perfetto tra bontà e salute. Eppure i clienti non riescono a rinunciare al sapore del suo fiore all’occhiello: una speciale salsa che prende il nome dal panino che la contiene, la Big Mac sauce. Questa è davvero così gustosa e appetitosa che c’è chi farebbe follie per averla, ma finalmente sembra che il desiderio abbia trovato la sua fata magica.
A voi la ricetta rivisitata da Todd Wilbur:
Ingredienti
Mezza tazza di maionese
2 cucchiai di french dressing
4 cucchiaini da the di salsa a base di cetriolini in agrodolce
1 cucchiaio di cipolla bianca finemente tritata
1 cucchiaio di aceto bianco
1 cucchiaio da tè da zucchero
1/8 cucchiaio da tè di sale
Procedimento
Prendete tutti gli ingredienti e mescolateli bene. A questo punto lasciate raffreddare la salsa per l’intera notte, in modo che prenda sapore. Mischiate ancora un paio di volte e il gioco è fatto.
Un vero aiuto per gli appassionati di salse e non solo; infatti se si ricerca on line su Ebay una bottiglia di Big Mac Sauce da 200ml, questa costa la bellezza di $20,600: un prezzo un po’ esagerato per un semplice condimento, ma si sa, il nome fa la differenza.
Per fortuna è arrivato Todd Wilbur che, già a partire dagli anni ’80, si è ingegnato per comprendere come riprodurre gusti invidiati dai competitori, come Burger King nel caso di Mac Donald.
A seguire ha iniziato a scrivere le sue ricette e pubblicarle su una serie di libri dal titolo “Top Secret Recipes” (Top Ricette Segrete) e di lì a poco è diventato celebre.
Detto questo, non vi resta dunque che mettervi all’opera.
Apparentemente, esiste un solo modo per ottenere delle deliziose patatine fritte (o meglio french fries), ma nella realtà dei fatti la patata non è l’unico alimento che permette di preparare questo celebre e invitante contorno. Sono già state sperimentate, infatti, non una, bensì tre alternative al tradizionale ingrediente primario. Parliamo della manioca, della piantaggine e dei ceci.
La notizia non è poi così strana se si considera che altri ingredienti erano stati utilizzati, in precedenza, per cucinare le patatine fritte. Tra questi ricordiamo la pastinache, le patate dolci, i cavoli, le zucchine, ma sopratutto l’avocado. Quest’ultima ricetta non ha però riscontrato esiti positivi e salvo miracoli, è certamente meglio deliziare delle proprietà afrodisiache di questo frutto tropicale piuttosto che di una sua versione improvvisata alla french frie.
Detto ciò vediamo come le vere patatine fritte, quelle che amiamo gustare anche da Mac Donald, si presenterebbero se al posto della patata utilizzassimo la manioca, la piantaggine, o i ceci.
Manioca
La manioca, pianta di origine sudamericana, è considerata un buon sostituto della patata. Difficile da trovare presso i rivenditori di verdure e ortaggi, la manioca dovrebbe essere consumata preferibilmente entro due o tre giorni dalla raccolta. Per il consumatore, dunque, è buona norma osservare il suo interno prima di procedere nell’acquisto. Infatti, la radice, che è anche la parte commestibile di questa pianta, quando non è più buona tende a diventare nera, anziché mantenere il suo naturale colorito bianco.
Per preparare le patatine fritte con la manioca, bisogna seguire lo stesso procedimento che adotteremmo con la patata: occorre pelare il tubero, tagliarlo in piccole fette e cuocerlo per 30 minuti circa per farlo ammorbidire. Fatto ciò, attendete che la manioca si raffreddi e dividete ancora a metà le parti che avete ottenuto, ricordandovi di togliere lo stelo. Le patatine verranno fuori un po’ grosse ma se proverete a ridurle, trasformerete il composto in una poltiglia. Meglio evitare.
Il risultato sarà comunque eccellente. Le patatine raggiungono infatti subito un colore dorato. Sono croccanti, deliziose, invitanti e leggermente dolci al centro. Unico neo è il procedimento. Davvero laborioso. Necessaria soprattutto è tanta forza per tagliare il tubero.
Ne vale la pena però, almeno una volta: sono super appetitose sopratutto con maionese e una spruzzata di lime.
Banana
Esistono due tipi di banana: la prima è verde all’esterno, la seconda gialla. Per questa ricetta, si potrebbero utilizzare entrambe. Scopriamo insieme i risultati.
Il metodo di preparazione è lo stesso utilizzato con la radice di manioca. Dopo aver pelato e tagliato la banana verde vedrete che questa rimane rigida al punto giusto per dare la croccantezza desiderata. L’effetto con le banane gialle, invece, è che queste, una volta cotte, sono super saporite ma risultano inzuppate.
Il giusto grado di maturità delle banane risulta quindi davvero importante per un buon esito. Le banane verdi utilizzate nella ricetta che vi abbiamo illustrato erano probabilmente un po’ troppo immature, mentre quelle gialle erano dolci, dense e leggere, caratteristiche che non fanno di certo pensare alle patatine fritte cui siamo abituati.
Alla fine, la variante con le banane verdi è, senza dubbi, la migliore: assolutamente da provare.
Ceci
Ultimo cibo da aggiungere alla lista della spesa è la farina di ceci. Sempre disponibile nei negozi, si trova però spesso in confezioni troppo grandi riposte in aree strane.
Una volta acquistata la farina di ceci, ci possiamo immergere nella fase preparatoria. In questo caso non abbiamo bisogno di un pela patate, ma solo di un misto di farina e acqua, da riscaldare finché non diventa una sorta di crema, che deve essere poi riversata in un vassoio e appiattita prima che si indurisca. Una volta che questa crema è diventata una lastra, si taglia per formare dei bastoncini di patatine fritte.
Il risultato è sconcertante. Le patatine sono dorate e croccanti. La farina di ceci in più consente di cucinare il nostro piatto, saltando tutto quel noioso e lungo processo di pelatura, che nessuno ama. Queste patatine sono ottime da sole oppure con un hamburger, poiché non ne nascondono il sapore.
Non resta che dirvi, sperimentate e lasciate i vostri commenti.
Questi metodi alternativi sembrano davvero super invitanti.
Con il gelo che ha invaso l’Italia, la neve e la pioggia riempiono le strade, causando anche qualche problema alla circolazione e ai passanti. Come risolvere il problema neve? Ecco un’idea che viene direttamente dalla parte dell’America innevata: cucinandola.
Studi hanno scoperto come la neve sia l’ingrediente naturale più versatile da usare in cucina. Ecco alcune ricette create utilizzando questi granelli bianchi.
1. Sciroppo d’acero con neve caramellata
Questa ricetta viene dal Canada. Per creare neve caramellata con sciroppo d’acero, basta riscaldare lo sciroppo nello stesso modo in cui si farebbe con il caramello, poi versare su di esso un po’ di neve e aspettare che accada la magia. Alcuni canadesi preferiscono far rotolare il caramello intorno a delle stecche, altri semplicemente lo eliminano. Il risultato è un delizioso dessert.
2. Pancakes alla neve
Riempire il pancake con la neve e poi appiattirlo con un mattarello renderà la pasta morbida e leggera. Questa ricetta è di Katherine Grossman, conosciuta come Granny Miller, ed è semplicissima. I pancakes vanno infornati, non cotti. E più è fresca la neve, più il risultato sarà piacevole.
3. Gelato alla neve
Ci sono un sacco di varianti su come fare il gelato alla neve, ma il risultato deve essere lo stesso: creare una crema fredda e morbida simile al gelato. In alternativa, si possono usare anche il latte o una crema più densa oppure dello zucchero.
4. Dolce Margarita alla neve
Facili da realizzare, questi cocktail sono ottimi per riscaldare le serate più fredde. In alternativa al lime e alla tequila, si può aggiungere succo di fragola e rum.
5. Coni di birra alla neve
Una birra dolce non è sempre piacevole per il palato, ma questa ricetta farà cambiare idea anche i più scettici. Realizzato a temperature sotto lo zero, i coni alla birra di neve potrebbero essere il cocktail più inusuale mai creato. Vedere il video per credere.
6. Biscotti a forma di palle di neve
Infine, i biscotti a forma di palle di neve, che però non contengono neve. La cuoca di questa ricetta ha usato le mandorle, ma questi biscotti possono essere fusi anche con le noci. Per concludere, gettare sopra dello zucchero a velo e i dolcetti saranno troppo belli per essere mangiati.
Ammirare le migliori opere d’arte di sempre ricreate con il cibo? Da oggi si può, grazie all’incredibile lavoro della fotografa russa Tatiana Shkondina, che ha scelto con cura gli alimenti da utilizzare per presentare dei veri e propri capolavori in chiave gustosa.
Da Dalì a Van Gogh, a Mondrian: l’artista ha rivisitato le loro creazioni con l’idea che qualunque oggetto, in questo caso cibo, può diventare arte se ben posizionato.
Parliamo di formaggi, cioccolato e frutta, che non mancheranno di far venire l’acquolina in bocca a molti. Ma come tutte le opere, anche queste possono essere contemplate solo da lontano. Vediamole.
The Son of Man – René Magritte
Questa fotografia è così ingegnosa che sarebbe facile confonderla con l’originale. Tatiana Shkondina ha utilizzato per ricreare “Il figlio dell’uomo” di Magritte diversi tipi di cibo come la melanzana per la giacca, la mela rossa per la cravatta e la mela verde per la mela verde, così come nella composizione di Magritte.
Il cielo stellato – Van Gogh
Il cielo stellato di Van Gogh non era mai stato così ricco di prelibatezze: dai mirtilli ai fagioli neri per lo sfondo al riso, i cui chicchi sono sparsi, in maniera quasi impercettibile all’occhio, in tutta la composizione. Questo dipinto rimane sempre simbolico, manifestando con assoluta semplicità il tormento del pittore in quegli anni, ma in questa versione mette anche un gran appetito.
Composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio, e blu – Piet Mondrian
Lo stile di Mondrian, basato sulla rappresentazione di monocromi, che cercano di dare una forma immutabile ad una realtà che cambia continuamente, diventa per Tatiana un’occasione imperdibile. La fotografa si serve di diversi ingredienti per riprodurre “La composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio e blu”: dal formaggio svizzero per il giallo, all’anguria per il rosso, ai cracker per il marrone.
Donna in rosso nella foresta – Henri Rosseau
Più che una foresta, quello che Tatiana Shkondina riproduce è un vero è proprio paradiso di verdure. Dai vari tipi di peperoni, alle foglie, alle erbe utilizzate come sfondo sino al peperone rosso che delinea una figura snella e solare al centro dell’opera: potremmo definirla la versione vegetariana de “La donna in rosso nella foresta” di Henri Rousseau.
Segno del dollaro – Andy Warhol
Osservando la rappresentazione “Segno del dollaro” di Andy Warhol, sarà facile pensare al vostro conto in banca, come sempre al verde. E a quanto pare anche la fotografa Tatiana Shkondina è partita dalla stessa considerazione, quando ha scelto gli alimenti per questa fotografia: si è servita infatti di ogni cibo verde a sua disposizione come cavoli, broccoli e cavolini di Bruxelles per riprodurre il simbolo del dollaro.
Dove of peace – Pablo Picasso
Chi ha detto che per creare un capolavoro servano colori diversi e grande complessità? Di certo così non la pensava il famoso Picasso e nemmeno Tatiana Shkondina, che ha ricreato con degli spaghetti neri e alcune erbe l’incantevole Colomba della pace del padre del Cubismo.
Donna con frutta e verdure
Una donna davvero fuori dal comune, realizzata da Tatiana Shkondina con soli frutti e verdure, come carote, peperoni, meloni, uva, banane, così da incarnare quasi il ritratto della salute. La fotografia è stata ideata per una rivista per uomini.
Piccolo letto di formaggio
Quello creato da Tatiana Shkondina è un letto dall’aspetto davvero succulento. I nostri amici topi non mancheranno di certo l’occasione di assaggiare i diversi tipi di formaggio di cui è fatto, a partire dalle pantofole che spuntano proprio ai piedi del letto.