lunedì, 25 Novembre 2024

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Sali di alluminio e parabeni nei deodoranti: teorie e ricerche

deodorante-spray

Oggi desideriamo parlarvi del deodorante, amico fidato e insostituibile della routine quotidiana di ciascuno di noi. Lo utilizziamo appena usciti dalla doccia, lo mettiamo prima di andare al lavoro e molto spesso lo portiamo con noi nella borsa.

Profumerie, farmacie, erboristerie e supermercati sono ormai invasi da questi prodotti e noi non dobbiamo fare altro che scegliere la fragranza e la formulazione che più ci piace.
L’offerta, davvero molto ampia, comprende deodoranti spray, roll-on e crema, mentre le profumazioni sono praticamente infinite (dolce, floreale, speziato, ecc…).
Molto spesso nella scelta e non ci soffermiamo però a sufficienza sull’Inci del prodotto, riportato sulla confezione.

Gli elementi a cui dobbiamo prestare particolare attenzione sono i parabeni e l’alluminio; prima di acquistare un deodorante leggiamo, quindi, attentamente l’elenco degli ingredienti.
Non travisiamo, inoltre, la frase spesso riportata sul flacone ‘prodotto dermatologicamente testato’: questa affermazione non significa che il prodotto sia sicuro, ma semplicemente che è stato testato su alcuni volontari.
Vediamo ora nel dettaglio quali sono le sostanze contenute nei deodoranti che più di frequente vengono messi sotto accusa: i parabeni e i sali di alluminio.

Lo spettro dei parabeni

I parabeni, sostanze chimiche derivanti dall’acido para-idrossi benzoico, sono largamente impiegati per la realizzazione di prodotti per la cura della persona in virtù delle loro proprietà antibatteriche e antifungine.
Questi conservanti, le cui caratteristiche ricalcano gli ormoni estrogeni, sono stati introdotti negli anni Venti e oggi trovano largo impiego nell’industria cosmetica; vengono difatti addizionati a trattamenti viso e/o corpo e deodoranti.
La loro presenza per molto tempo non è stata oggetto di alcun dibattito perché queste sostanze non erano considerate nocive.

Nel 2004, uno studio condotto presso l’Università di Reading ha riportato alcuni dati allarmanti: una ricerca effettuata su un campione di 20 donne colpite da tumore maligno al seno rivelava che in 18 di loro era stata riscontrata un’elevata concentrazione di parabeni.
Lo studio ipotizzava quindi una correlazione tra parabeni, deodoranti e cancro alla mammella, sulla base dei seguenti punti:

  • I parabeni, rinvenuti sul campione di pazienti, si trovano in forma esterea e di conseguenza non sono penetrati nel corpo a seguito dell’assunzione per via orale.
  • Il corpo elimina le tossine attraverso la pelle, ma l’applicazione di un deodorante con antitraspiranti interferisce con questo meccanismo.
  • Si verifica un accumulo di tossine all’interno delle ghiandole linfatiche situate sotto gli arti superiori e questo favorisce l’insorgenza di neoplasie.

A questa ricerca ne sono seguite molte altre che hanno attenuato o completamente smentito i risultati ottenuti dallo studio qui illustrato.

Per informazioni complete sull’argomento, è opportuno consultare questa risorsa pubblicata sul sito AIRC.

Sali di alluminio: cosa sono è perché sono presenti nei deodoranti

La maggior parte dei deodoranti annovera tra i suoi componenti i sali di alluminio, un componente capace di ostacolare la formazione del sudore e di conseguenza la comparsa di sgradevoli odori e macchie sugli indumenti.
L’alluminio si dissolve difatti nel primo sudore, dando origine a una sorta di pellicola in gel che chiude i pori sudoripari; questo meccanismo blocca la traspirazione per alcune ore.

Dall’Inci dei prodotti in commercio si evince che il metallo è presente sotto forma di cloridrati d’alluminio e idrati di zirconi in una percentuale che generalmente si attesta intorno al 20%.
Il deodorante, una volta applicato, mantiene le promesse, ma quali sono le possibili controindicazioni per la nostra salute?
Così come i parabeni, nemmeno queste sostanze sembrano essere esenti da possibili effetti collaterali, anche se il dibattito in ambito medico è acceso e tutt’ora in corso.

Alcuni studi hanno evidenziato una possibile correlazione tra l’utilizzo di deodoranti arricchiti con sali di alluminio e diverse patologie di diversa natura e gravità, tra queste granulomi, neoplasie, patologie neurodegenerative quali per esempio il Morbo di Alzheimer e Parkinson, SLA, sclerosi multipla e demenza.
Diverse ricerche hanno inoltre portato alla luce un ulteriore aspetto: i sali di alluminio, che si accumulano facilmente nel corpo in virtù delle loro dimensioni irrisorie, attaccano il DNA e inficiano in modo irrimediabile la sua capacità di autorigenerarsi.

Quale deodorante scegliere

Alla luce di quanto detto, la domanda sorge spontanea: quale deodorante possiamo acquistare?
Sebbene non esistano studi epidemiologici sufficientemente affidabili per stabilire una correlazione rilevante tra l’uso di questi prodotti e malattie gravemente invalidanti, il nostro suggerimento rimane quello di acquistare deodoranti senza sali di alluminio e parabeni, e di prediligere formulazioni quanto più possibile naturali.

Non bisogna inoltre dimenticare qualche piccola precauzione:

  • Evitare l’esposizione al sole dopo l’applicazione del prodotto perché le sostanze presenti al suo interno possono essere fotosensibilizzanti. Il calore, di conseguenza, le attiva e la cute può macchiarsi;
  • Non applicare il prodotto dopo la depilazione, ma attendere sempre 24-48 ore;
  • Non abusare del deodorante e seguire le indicazioni riportate sulla confezione (evitare applicazioni troppo ravvicinate nel tempo).

Le novità sui profumi invernali: una scelta difficile tra tante proposte

Nel poliedrico mondo dei profumi, le novità per la prossima stagione invernale sono molteplici. Infatti, una delle particolarità che va a caratterizzare le varie linee di profumi invernali, è fornita dalla nuova interpretazione data alle iconiche essenze utilizzate.

Per alcuni versi irriverenti, per altri eccentrici, i profumi per l’inverno sono sofisticati e seducenti, in grado di richiamare alla mente bellezza e luminosità e, con le loro calde fragranze, sanno riscaldare i corpi e i cuori, rendendo più piacevole la stagione invernale. Quindi, dato che vi sono sempre più di innumerevoli nuove fragranze, vediamo alcuni esempi di profumi invernali.

 

        Lancome – La vie Belle

Tra le innumerevoli proposte di profumi per l’inverno, La vie Belle di Lancome combina la fragranza dei fiori e l’esuberanza della stagione. Tutto ciò, fa emergere, in modo preminente, l’aurea femminile, esaltata da fiori d’arancio e gelsomino, vaniglia e ribes.

  

        Joy by Dior di Christian Dior

L’essenza della femminilità assoluta. Generoso, chiaro, una nuova fragranza dominata da essenze floreali muschiate. Non per nulla, Joy by Dior di Christian Dior, tra i vari profumi invernali è quello che maggiormente sa catturare. Profumo immediato, è un inno alla gioia, alla dolcezza e, con le sue note magiche, sa avvolgere con una piacevole energia positiva. Un’ode, quindi, alla vita, al piacere, un eau de parfum ricco di mille sfumature. Joy by Dior di Christian Dior, tra i profumi per l’inverno è, perciò, un vero e proprio must.

 

    Flower By Kenzo

Seppure gli anni passano, questa resta pur sempre una delle essenze preferite delle donne per l’inverno 2018. Una longevità che è spiegata dalla sua originalità. Un sfida al tempo, una nota magica che fa poesia. 

 

    Bottega Veneta

Nel suo flacone, dalle delicate tonalità, è racchiuso un prezioso bouquet, dominato dalla opulenza della rosa e stemperato dalle note di patchouli, cuoio pepe rosa e bergamotto.

 

In conclusione, tra le altre piacevoli novità di profumi invernali, tutte da provare, si possono ricordare, ad esempio, Goldea di Bulgari, iconica fragranza, oppure Miu Miu Fleur d’Argent, Louis Vuitton Attrape-Rêves, Trussardi Scent of Donna, come anche Mon Guerlain Eau de Toilette, Calvin Klein Women e Gucci Bloom Nettare di Fiori. Puoi trovare recensioni a riguardo sul sito www.ildiariodeiprofumi.it

I giovani non fanno il test HIV – e il rischio di contagio aumenta

test HIV

contagio

Oggi si parla poco di HIV e AIDS e molti giovani sottovalutano il rischio di contagio, ma la prevenzione e la diagnosi tramite test HIV sono fondamentali.

Negli anni in cui il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) è stato scoperto, la consapevolezza del rischio del contagio è dilagata, insieme al panico di ammalarsi. Le persone si sottoponevano al test HIV e limitavano le situazioni a rischio per non contrarre il virus. Alla TV non si parlava d’altro e innumerevoli erano gli spot che invitavano le persone alla prudenza.

In effetti i primi anni dopo la scoperta sono stati terribili e chi contraeva l’HIV difficilmente aveva una prognosi rosea. Le prime cure iniziarono ad arrivare, ma avevano spesso degli effetti collaterali terribili ed erano ancora numerosi i morti per AIDS (lo stato avanzato dell’infezione da HIV).

Con il passare degli anni la situazione è decisamente migliorata. Gli esperti hanno scoperto molte più cose sul virus dell’HIV, le terapie sono migliorare e, ad oggi, questa pur se terribile infezione è ormai considerata uno stato cronico, non più mortale.

Allo stesso tempo, le persone hanno iniziato ad avere meno paura. Si parla sempre meno di HIV e AIDS e questa è una nota negativa nella lotta a questa piaga. Oggi molti giovani non hanno la stessa percezione del rischio di 20 anni fa, non prendono quindi le giuste precauzioni e non fanno il test HIV. E il contagio nelle persone sotto i 30 anni è purtroppo in aumento.

Prevenzione e diagnosi con il test HIV: dagli USA all’Italia

Negli Stati Uniti, i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) consigliano di sottoporre al test HIV tutte le persone sessualmente attive dai 15 anni. Nonostante questa raccomandazione, sembra che solo l’1% delle persone si sottoponga al test, ma è proprio tra i giovanissimi di oltreoceano che il contagio è maggiore (sembra che il 40% delle nuove diagnosi sia composto da persone al di sotto dei 29 anni).

Tra tutti i malati di HIV negli Stati Uniti, circa il 15% vive con l’infezione senza esserne consapevole. Sembra che il problema principale sia, come avevamo anticipato qui sopra, la mancata percezione del rischio corso.

test

La situazione in Italia

La situazione nel nostro paese non è molto diversa da quella statunitense. La buona notizia è che in generale, i contagi dell’HIV sono diminuiti rispetto al passato, ma sono proprio i giovani che invece hanno visto un incremento di infezioni da questo virus.

Ovviamente anche nel Bel Paese c’è una percezione del rischio più bassa rispetto al passato e questo non vale solo per l’HIV, ma per tutte le malattie sessualmente trasmissibili. Secondo un articolo di qualche mese fa, il maggior rischio di contrarre questo tipo di infezioni è favorito dalla facilità di fare nuovi incontri a livello sessuale tramite internet.

A questo proposito, non molto tempo fa un servizio de Le Iene ha parlato di un episodio a dir poco raccapricciante. Un uomo di 35 anni sieropositivo da 11, è stato incriminato per aver avuto intenzionalmente rapporti non protetti con oltre 200 persone (donne, uomini e trans, conosciuti soprattutto su internet). L’uomo è anche sotto inchiesta per omicidio colposo della sua compagna, morta di AIDS l’anno scorso (con cui stava da anni).

Ovviamente l’uomo è colpevole di un reato grave e verrà condannato per questo. Quello che preoccupa però è il numero di persone che possono essere state contagiate da lui in 11 anni che a loro volta, inconsapevolmente, possono aver trasmesso il virus ad altri partner.

È veramente importante eseguire un test HIV quando c’è stato un purché minimo rischio di contagio, per evitare che quella che è già un’epidemia possa diffondersi ancora di più.

test in casa

Come eseguire il test HIV

L’unico modo per scoprire se si è sieropositivi è tramite un test HIV. In generale, è necessario andare presso un centro di analisi e richiedere di fare il prelievo per la ricerca degli anticorpi all’HIV nel sangue.

Il test HIV benché si chiami così, non rileva infatti il virus stesso, ma gli anticorpi che vengono creati da un organismo contagiato. Ogni organismo ci mette un determinato tempo per creare tali anticorpi e, per questa ragione, non è possibile fare questo tipo di test i giorni subito successivi al sospetto contagio.

La cosa più saggia da fare è aspettare almeno un mese e nel frattempo usare le dovute precauzioni per, nell’evenienza, non trasmettere il virus ad altre persone. È anche vero però che il tempo in cui gli anticorpi vengono creati (chiamato ‘periodo finestra‘) non è uguale per tutti. Quindi, se il primo test dopo un mese dal sospetto contagio dovesse essere negativo, è consigliato ripetere un test HIV anche dopo altri 2 mesi.

Il metodo tradizionale del test prevede un semplice prelievo di sangue che poi viene analizzato in laboratorio e il risultato si riceve entro 2/3 giorni. Da qualche anno inoltre esiste la possibilità di eseguire il test HIV a casa.

Fare il test HIV a casa

Poter fare il test HIV a casa è un agevolazione per tutta quella categoria di persone che, differentemente, non si sottoporrebbero al normale esame. Cercando online del autotest HIV prezzo e modalità di esecuzione, si riescono a capire i vantaggi che hanno portato ad usare sempre più questo metodo diagnostico casalingo.

HIV

Le persone che facilmente non vogliono dare spiegazioni sul perché necessitano fare questa analisi, possono ordinare online il kit per eseguire a casa il test rapido per l’HIV che è molto semplice da fare. I prezzi orientativamente si aggirano sui 30€, è necessario assicurarsi che siano prodotti a marchiatura CE e il risultato è pressoché immediato.

La modalità di esecuzione è talmente semplice che anche i più giovani possono eseguire il test HIV senza problemi, per così iniziare a prendere le dovute precauzioni e non far dilagare ancora di più questa infezione che, pur non essendo più una condanna a morte certa, rimane una condizione cronica a vita.

Tagli corti femminili: le tendenze estive del 2018

Tagli corti femminili

Tagli corti femminili: missione rivoluzione.

Quali saranno gli hairstyle di tendenza quest’estate?

Corti o cortissimi? Vi piace osare? Siete tipe da frangia?

Anche io fra qualche giorno sarò sotto le mani della mia parrucchiera per un bel taglio corto, visto che il caldo si fa sentire ed un taglio lungo non è molto pratico (soprattutto quando vado a fare immersione).

Pronte per un nuovo look? L’estate è arrivata!

Tagli corti femminili: le tendenze estive del 2018

Come saranno i nostri capelli quest’estate? Protagonista indiscusso è il corto con qualche tocco glam-chic.

Fra i più gettonati avremo:

  • pixie cut
  • tagli boyish dal piglio maschile e tagli à la garçonne
  • caschetti corti e scalati
  • tagli corti undercut con rasatura a vista
  • bowl cut con frangia

Bene la frangetta quindi, abbinata al corto, e bene lo styling asimmetrico e spettinato

Tagli corti femminili: caschetto corto con o senza frangia

Il bob è il taglio evergreen, non passa mai di moda, non è mai scontato.

Uno short bob abbinato ad una frangia sarà il massimo del glam per questa estate. Se poi è scalato e sfilato anche meglio.

Bene il look finto spettinato, ma se vogliamo un po’ di bon ton possiamo optare per un carrè pieno e simmetrico.

Un must have sarà l’abbinata riccio + corto.

Ma come abbiniamo un taglio alla forma del viso?

Dunque, se ad esempio il viso è tondo opteremo per un corto sfilato, non troppo corto e non salire oltre la zona degli zigomi con la scalatura.

Se il viso è magro e ovale possiamo optare sia per un medio lungo che per un corto sfilato e spettinato.

Attenzione anche alla chioma: se è folta e spessa no al taglio pieno e simmetrico, se invece i capelli son fini e sottili opteremo proprio per questo taglio.

Diteci la vostra!

Taglio Alessia Marcuzzi, impazza il suo hair style