sabato, 11 Gennaio 2025

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Candelora: curiosità e credenze sul 2 Febbraio

Oggi è il 2 Febbraio e ricorre la Candelora, giorno molto importante ricco di curiosità e credenze popolari.

Sicuramente conoscete a grandi linee o ne avete sentito parlare, oggi però affrontiamo tutte le curiosità ma anche le tradizioni legate a questa ricorrenza.

Candelora cosa significa?

La parola Candelora deriva da “candelorum”, ossia benedizione delle candele ed è legata ad un rito cristiano.

Questo giorno è legato alla scoperta che Gesù è la vera luce che illumina le persone, questa luce viene rappresentata dalle candele accese.

Quale è il giorno della candelora? Il 2 Febbraio.

Secondo diverse teorie si tratta in realtà di una festa pagana cristianizzata, ovvero Imbolc, che si festeggia il 1 Febbraio.

La Candelora arriva subito dopo i giorni della merla, ovvero gli ultimi giorni più freddi di Gennaio.

Il simbolo della festa non è dato solo dalle candele, infatti si rappresenta anche con un orso. L’orso rappresenta la natura che va in letargo.

Candelora come si festeggia?

Riprendendo il simbolo dell’orso, nel nord Italia, si usa, per la Candelora, mascherare da orso una persona che vaga per la città e viene maltrattato da tutti.

Nel sud Italia, in Puglia precisamente, l’orso balla la tarantella per le vie dell’abitato.

Oggi ci sono diverse cose da fare: prima di tutto prevedere il meteo.

In Puglia, si dice che se oggi non piove allora arriverà presto la primavera.

In Emilia Romagna, secondo un proverbio, se splende il sole, l’inverno durerà circa un mese.

Andando più a nord, dove regna la bora, si dice che bora e sole il 2 Febbraio indicano un inverno breve.

I proverbi sono un po’ contraddittori: alcuni dicono che vento e pioggia significano un proseguo dell’inverno e altri che invece sarà così se c’è il sole o come dice il detto “candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora” quindi invece se piove o nevica sarà un inverno breve.

Poi si accendono le candele, che possono essere anche benedette.

Oggi si mangiano chiacchiere, piatti a base di uova, e anche le crepes (esprimete un desiderio mentre le preparate, come fanno i francesi). Bene le zuppe calde se da voi c’è molto freddo e non è una cattiva idea preparare del pane fatto in casa.

Netflix presenta Pinocchio di Guillermo del Toro, non uscirà al cinema

Netflix, il colosso dello streaming, sembra aver dichiarato guerra al cinema.

Sì lo so, è drastico, ma questo sembra.

Le persone non stanno andando nei cinema, un po’ per paura del contagio, un po’ perché ormai si trova tutto in streaming.

Lo streaming è comodo, costa meno ed è sempre accessibile.

C’è ora il caso di Pinocchio di Guillermo del Toro che non uscirà al cinema.

Sempre più registi e case di produzione stanno scegliendo lo streaming, sarà la morte delle sale cinematografiche?

Netflix presenta Pinocchio di Guillermo del Toro

Pinocchio di Guillermo del Toro sbarcherà direttamente su Netflix, senza passare per il cinema.

Si tratterà di un musical, realizzato, in stop motion ed arriverà per Natale 2022. E’ già stato rilasciato il primo teaser.

Il regista premio Oscar ha deciso di riprendere la favola di Collodi, come altri prima di lui, ma non sceglie le sale cinematografiche. Ha deciso di puntare sullo streaming.

La storia pare sarà narrata da Sebastian, il grillo parlante, che nel teaser vediamo scrivere un libro in cui racconta la storia di Pinocchio.

Il cast prevede: Ewan McGregor per il Grillo Parlante, David Bradley per Geppetto e Gregory Mann sarà la voce di Pinocchio. Fra gli altri nomi: Finn Wolfhard, Cate Blanchett, John Turturro, Ron Perlman, Tim Blake Nelson, Burn Gorman, insieme a Christoph Waltz e Tilda Swinton.

Netflix e la lenta morte del cinema

E’ lecito ovviamente chiedersi se Netflix, e le altre piattaforme streaming, determineranno la fine dei cinema.

Ve lo immaginate un mondo senza cinema? Io non ci riesco ma sembra che sia quella la direzione.

Ovviamente questo spostamento di massa, sulle piattaforme streaming, sta creando non poche polemiche.

E’ vero che lo streaming contribuisce anche alla realizzazione di capolavori, ma è pur sempre vero che a farne le spese sono i cinema.

Il pubblico si divide: da un lato i cinefili, che mai rinunceremo alla magia del film in sala, e dall’altro gli amanti dello streaming, la comodità di vedere il film in casa propria, all’orario che si vuole.

E’ anche vero che lo streaming aiuta a contrastare la pirateria e consente una fruizione dei film a tutti.

Cosa succederà una volta che ci saremo lasciati la pandemia alle spalle?

Shoah: Tatiana Bucci, sopravvissuta, offesa dai no vax

Manca poco per un altro anniversario della Shoah, l’immane tragedia per cui tantissimi ebrei morirono a causa del nazismo.

Un evento che ancora oggi si nega, che infastidisce, e che invece è sempre attuale.

Questa volta si parla di manipolazione e sfruttamento: i no vax si paragonano agli ebrei nei campi di concentramento. Perchè? Perchè il governo li “discrimina”, non volendosi loro vaccinare.

Figuratevi a che punto sta arrivando la follia.

Tatiana Bucci, che nei campi di concentramento c’è stata davvero, ha deciso di parlare di questo terribile paragone fatto dai no vax.

Shoah: Tatiana Bucci, sopravvissuta, offesa dai no vax

Sul tema della Shoah, di cui i no vax non hanno capito nulla, è intervenuta Tatiana Bucci, offesa dall’assurdo paragone.

 “I no vax non conoscono il significato di quel simbolo. La stella di David significò la privazione vera della libertà, per noi ebrei. Mi offende profondamente che la indossino” ed ha ragione da vendere.

Tatiana Bucci è sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, insieme alla sorella Andra ed ha raccontato la sua testimonianza nel libro “Le bambine di Auschwitz”.

Lettura caldamente consigliata ai no vax.

“Non possiamo permetterci di smettere di raccontare cosa fu la Shoah” ha detto Tatiana, specie perché ci sono persone che di questo fatto non hanno capito proprio nulla.

La Shoah di Tatiana Bucci: che ne sapete voi dei campi di concentramento?

Tatiana Bucci, per fortuna, continua a parlare della Shoah: “La morte era quotidiana, noi giocavamo accanto ai morti, anzi, con i morti, li vedevamo tutti i giorni e non ci spaventavano. La vita a Birkenau era la morte. E le guardiane delle baracche, le blockowe , ci spiegavano che saremmo usciti dal campo soltanto attraverso le ciminiere, che quello era il destino di noi ebrei. Bruciare nei forni”.

Tatiana e sua sorella hanno vissuto in prima persona, la persecuzione contro gli ebrei, e fa davvero schifo che i no vax cerchino di paragonarsi a loro. E’ proprio indice che ci sono ancora tantissime persone ignoranti, o poco istruite, tra noi.

Bisognerebbe spiegare ai no vax che loro hanno una scelta, gli ebrei non l’hanno avuta. E che non si può paragonare un vaccino ad uno sterminio di massa.

Tutti insieme dobbiamo condannare questi paragoni, insensati e dannosi per la memoria dell’olocausto.

La morte di Thich Nhat Hanh, famoso monaco buddista

La morte di Thich Nhat Hanh ci coglie tutti di sorpresa.

L’ho conosciuto, come molti, per via dei suoi libri e in molti pensano che fosse il padre della mindfulness.

Era un monaco, uno scrittore, un ribelle ed un maestro.

Ci lascia a 95 anni, dopo una vita travagliata.

Chi è Thich Nhat Hanh?

Thich Nhat Hanh era un monaco buddhista vietnamita. A 16 anni iniziò il suo percorso di studi nel tempio vietnamita di Tu Hieu.

Negli anni ’60 e ’70 s’impegnò contro la guerra, andando contro governi sia del Vietnam del Nord sia del Vietnam del Sud, oltre che con gli Stati Uniti. Fu perciò condannato all’esilio.

Durante i quasi 40 anni di esilio, il monaco ha fondando la rete dei monasteri di Plum Village.

Nel 2005 il governo del Paese riunificato gli aveva dato il permesso di rientrare in patria per una visita.

Nel 2014 è stato colpito da un ictus che lo aveva lasciato semiparalizzato.

Thich Nhat Hanh libri e filosofia

Thich Nhat Hanh ha scritto circa 130 libri, molti anche in inglese. I suoi libri sono incentrati sulla consapevolezza, diceva: “La meditazione non è una fuga dalla società, ma è un tornare a noi stessi e vedere quello che succede. Una volta che si vede, ci deve essere azione. Con la consapevolezza sappiamo cosa dobbiamo e non dobbiamo fare per aiutare”. 

Si sostiene che sia lui il padre della mindfulness: per lui la meditazione era un modo per essere calati nel presente, per vivere l’azione e non rifuggirla.

Il maestro aveva una filosofia zen molto semplice: quando cammini cammina, quando mangi mangia e quando mediti medita senza lasciare che la mente si perda nel passato o nel futuro. Impossibile? “Bastano tre respiri” diceva.

Il maestro ha parlato diverse volte anche della morte, non come fine di tutto ma come di continuazione.

Ecco una bellissima citazione dal libro “La pace è a ogni passo”: «Ho chiesto alla foglia se aveva paura dell’autunno, di veder cadere le sue compagne. E la risposta è stata: “No. Per tutta la primavera e l’estate ho vissuto pienamente. Ho fatto del mio meglio per nutrire l’albero, e adesso una gran parte di me è lì. Questa forma non mi racchiude interamente. Io sono anche l’albero, e una volta tornata alla terra continuerò a nutrirlo. Perciò non mi preoccupo. Quando lascerò questo ramo, volteggiando nell’aria lo saluterò e gli dirò: Arrivederci a presto».

Ci rimangono di lui i suoi insegnamenti. Se non lo conoscete vi invito a leggere i suoi libri.