mercoledì, 17 Dicembre 2025

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10 cose da non dire ad uno studente sotto esame

photo credits: scuolazoo

Le sessioni d’esame sono quei periodi dell’anno che potremmo definire orribili, tuttavia esistono delle cose ancora più agghiaccianti della sessione d’esame stessa: le domande e le affermazioni che ci rivolgono conoscenti, parenti ed amici nelle settimane in cui ci rintaniamo in casa e cerchiamo di evitare l’apocalittica bocciatura. Quali sono le più frequenti e quelle che ogni studente detesta di più? Scopriamole insieme e tenetele bene a mente, se non volete essere vittime di omicidi.

1. “A che punto sei?”

La domanda che fanno tutti i colleghi di corso. È la più crudele e maligna, quella che ti fa stare male e ti fa venire voglia di strozzare chi te la pone. Uno studente sotto esame non è cosciente della situazione in cui si trova: salta da un capitolo all’altro, schematizza e riassume a caso, ripete un’ora sì ed un’ora no. Insomma, non lo sa neanche lui a che punto è, figuriamoci se lo viene a dire a voi.

2. “Mica vorrai uscire, con tutto quello che ancora devi studiare ?”

Il grado di cattiveria raggiunge il livello massimo con questa domanda. Il povero disgraziato vive già nell’ansia di sprecare minuti preziosi, voi in questa maniera raddoppiate solamente le probabilità di una crisi di nervi. “Sto uscendo per andare a prendere un litro di latte, non sto partendo per il carnevale di Rio de Janeiro“. Che ansia.

3. “Ma cos’hai? Sei così sciatta”

Beh, non saprei, vediamo: sono chiusa in casa a studiare da settimane, la mia estetista probabilmente è andata in pensione e i miei capelli sono raccolti in uno pseudo-chignon da giorni. Tra l’altro conosco perfettamente la mia pietosa situazione estetica, ma sono talmente scema che preferisco studiare gli 80 capitoli che mi restano prima dell’esame piuttosto che limarmi le unghie ed esercitarmi con l’ eyeliner.

4. “Sai che c’è un altro libro da studiare?”

Questa è la classica domanda jolly del compagno di corso che vuole eliminare la concorrenza. Lui lo sa dalla prima lezione che esiste un altro libro da fare – in realtà lo ha già studiato l’estate scorsa – ma si preoccupa di informarvi solo 48-30 ore prima dell’esame. Ovviamente il libro è di 300 pagine scritte in aramaico.

5. “Lo passerai alla grande”

Certo, poi però se verrò bocciata sarà su di te che passerò alla grande, con un camion a 10 ruote.

6. “Io verrò bocciata, sicuramente”

La migliore di tutti i tempi, ovviamente pronunciata dal tizio o dalla tizia che ha la media del 32,5 e ogni volta ad ogni esame deve recitare questo pietoso teatrino. Smettetela, per favore.

7. “Hai studiato proprio tutto?”

Se intendi anche il sommario e le didascalie vicino alla foto del professore che ha scritto il libro, allora no. Ho ancora un minimo di senno, a differenza tua.

8. “Stai studiando sempre per lo stesso esame?”

Il sadicismo di chi ama sottolineare il fatto che tu stia studiando per un esame a cui la volta scorsa eri stato bocciato. Cattiveria allo stato puro.

9. “Ma stai studiando?”

La preferita delle mamme, lontane o vicine, te la devono ripetere almeno una volta al giorno. Così, tanto per farti diventare scemo.

10. “Che giorno hai l’esame?”

Divertente come una botta in testa. Secondo voi uno studente vi dirà mai la data del suo esame quando pregate per vederlo fallire ogni volta? Scordatevelo.

Blue Monday: il giorno più triste dell’anno cade di lunedì

Credits: www.soy502.com

Che giorno poteva cadere il più triste dell’anno se non di lunedì?

Il giorno che tutti, studenti, bambini e lavoratori odiano di più dell’intera settimana. A meno che non coincida con qualche festa e lasci indietro, almeno per un giorno, tutti gli impegni, le preoccupazioni e i problemi che nascono sui banchi di scuola o nell’ambiente di lavoro.

E se poi quel lunedì è proprio il Blue Monday è la fine: l’odio diventa ancora più profondo, accompagnato da una tristezza infinita. Perché si, quello che gli inglesi chiamano Blue Monday è il giorno più triste dell’anno che, da quando è stato “scoperto”, cade sempre il terzo lunedì di gennaio. Parlo di scoperta perché questa giornata non è legata a nessun evento in particolare, né a leggende popolari, né a credenze astrologiche: il Blue Monday nasce semplicemente da un’equazione matematica sviluppata nel 2005 da Cliff Arnall, uno psicologo inglese.

Ed è proprio questa equazione che spiega i motivi per cui siamo tristi durante questa giornata: cattive condizioni climatiche, debiti accumulati durante le vacanze appena passate per comprare i regali e per togliersi qualche sfizio, il grosso senso di colpa per aver mangiato troppo e ora vedersi ingrassati e il rientro traumatico a lavoro o a scuola. Nonostante le liste di buoni propositi stilate all’inizio dell’anno, che dovevano portare se non ad un cambiamento radicale almeno ad una svolta, la tristezza assale tutti. Per essere felici dovremo attendere ancora un po’: fino al solstizio d’estate, che corrisponde al giorno più felice dell’anno.

A confermare la credenza del Blue Monday, però, la scienza non interviene, anche perché Arnall non ha mai specificato i criteri utilizzati per la sua scoperta. Se però ci ci sente giù di morale i consigli per migliorare la giornata sono molteplici: dedicarsi ai propri interessi e alla propria cura, vestirsi con colori vivaci, mangiare bene -e perché no bersi anche un buon bicchiere di vino- fare attività sportiva e trascorrere la giornata in compagnia di amici e famiglia.

La fine di un amore raccontata a passi di danza (VIDEO)

credits: http://www.perizona.it

Talia Favia, coreografa nota al pubblico per la sua partecipazione al reality show “So You Think You Can Dance”, ha deciso di realizzare un passo a due, che potesse raccontare tutti i sentimenti che si provano, quando termina una storia d’amore.
Sulle note di “Let it Go”, i ballerini, dopo un lunghissimo tira e molla in cui si cercano e si rincorrono, riescono finalmente, passo dopo passo, a dirsi addio.
Attraverso le loro mosse struggenti, ci restituiscono tutte le difficoltà che si provano nel lasciar andare qualcuno che amiamo, proprio come suggerisce il titolo della canzone.

Il mio obiettivo era mostrare attraverso la danza tutte le emozioni di quando si sta per chiudere una storia che è stata molto speciale: tristezza, rabbia, confusione, dubbio e alla fine sollievo”, ha dichiarato la coreografa.
A giudicare dal risultato, la Favia sembra proprio esser riuscita nel suo intento. Le emozioni che i due ballerini, Chaz Buzan e Courtney Schwartz, trasmettono, arrivano dritte al cuore, permettendo a tutti di potersi identificare in questa triste, ma comune, storia d’amore.

La coreografa ci riporta anche un particolare in più. Il ballerino che ha scelto, Buzan, tra l’altro uno dei ballerini di Madonna, è anche il suo compagno. Talia confessa che, mentre realizzava il passo a due, immaginava che cosa avesse provato se tutto questo, un giorno, fosse successo anche a lei. Questo le ha permesso di immedesimarsi e di mettere una parte di sè stessa nel suo lavoro.

Il video, girato in una stanza spoglia e poco arredata, è stato diretto da Tim Milgram ed è stato diffuso dal canale YouTube, DanceOn dedicato alla danza, riscuotendo un grandissimo successo.

Il tatuaggio a sostegno del figlio transgender (FOTO)

Credit: www.boredpanda.com

Questa è la storia della piccola Ace, teenager di 15 anni, che ha dichiarato di essere nata nel corpo sbagliato.

La mamma Lindsay le aveva dedicato – includendo gli altri due fratelli di Ace – un tatuaggio; che ha prontamente subito cambiamenti, grazie alla’incredibile esecuzione del papà Steve Peace, non a caso tatuatore.

Credit: www.boredpanda.
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Quando l’opera ebbe inizio, i genitori ancora non conoscevano la vera natura della loro bambina, che col tempo è riuscita a manifestare i suoi reali sentimenti rispetto al suo genere e a cambiarlo.

Il papà, d’accordo con sua moglie, ha deciso quindi che era arrivato il momento di rappresentare la sua creatura nella natura che realmente sentiva sua, ovvero quella di un bambino.
E così, via al vestito a righe e al grosso fiocco viola sul colletto, mentre i codini hanno lasciato spazio a un taglio più maschile.

La rivisitazione del tatuaggio ha richiesto qualcosa più di un’ora, mentre l’opera iniziale è durata più di 6 ore – 2 ore per figlio – questo perché la maggior parte del tatuaggio era stato eseguito con destrezza e, cambio di genere a parte, è bastato solo vivacizzare i colori per ridargli vita.
Guardando con attenzione, è difficile notare la figura precedente e da questo si nota quanto l’artista sia stato più che capace nella tecnica della copertura, da sempre lasciata solo ai veri professionisti.

Ace ha poi dichiarato di non sentirsi rappresentato dall’immagine che vedeva riflessa sul braccio della madre, quasi a fargli sembrare che la famiglia che vedeva non fosse quella reale, non rappresentasse la verità.

Credit: www.boredpanda.com
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