martedì, 22 Ottobre 2024

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La dieta mediterranea è una bugia, chi l’ha inventata e perché gli italiani ci credono

La dieta mediterranea è una bugia: ora lo sappiamo.

Tanto decantata, il vanto degli italiani che la sbandierano come migliore dieta al mondo, ma non è mai esistita.

O meglio ad un certo punto è stata inventata, solo che si trattava di una bugia.

Poi gli italiani per un po’ hanno davvero provato a seguirla, con scarsi risultati, e questa dieta è stata infine abbandonata.

Partiamo dal principio.

Chi ha inventato la dieta mediterranea?

Certamente avrete presente che ci fu una grande migrazione in America fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 da parte degli italiani.

Gli americani, un popolo già sulla via del sovrappeso, fu molto sorpresa di vedere questi italiani così magri, senza problemi cardiovascolari, di colesterolo alto e ipertensione.

Iniziarono a domandarsi che alimentazione seguissero per stare così bene, decisero dunque di condurre uno studio in Italia.

Attorno alla metà degli anni quaranta l’economo e fisiologo Ancel Keys decise di condurre uno studio presso Castelnuovo Cilento, per porre rimedio al problema dilagante dei disturbi di salute in America, alla ricerca di un nuovo modello di alimentazione da riportare in patria.

E qui direte voi: lo aveva trovato, era la dieta mediterranea! Purtroppo no.

La realtà che Keys ed il suo staff, si trovò davanti non era affatto quella che si immaginava: gli italiani facevano la fame, si nutrivano soprattutto di polenta, pane nero, ghiande, lupini, castagne, qualche verdura o erbe selvatiche e usavano il grasso di maiale (se lo avevano) per cucinare.

Tutto molto distante dalla sua teoria e da ciò che poi lui scriverà. Non poteva certo tornare in America raccontando la verità, quindi teorizzò “la dieta mediterranea” raccontando che nel sud Italia, gli italiani mangiavano soprattutto pesce, olio di oliva, legumi, cereali integrali, vino rosso, frutta e verdura. Pochi dolci (che non esistevano praticamente), poca carne rossa (che nessuno mangiava perché non se la potevano permettere) e pochi carboidrati (mangiavano solo polenta praticamente).

Tornato in patria Keys pubblicò le sue ricerche nel 1959 con il titolo “Eat Well, Still well: the Mediterraean way” millantando i benefici di una dieta inesistente mediterranea.

Perchè gli italiani credono alla bugia?

La cucina italiana all’epoca non era un fatto identitario, non esisteva e basta. La pasta non era un alimento diffuso e le carestie, dovute alle cattive annate dei raccolti, era molto diffusa.

Gli italiani mettevano in tavola soprattutto il mais e ciò che riuscivano a raccogliere, o quel poco che riuscivano a coltivare. Non esistevano delle vere e proprie ricette e per lo più si faceva la fame.

Ma lo studio in America fece faville: per la prima volta tutti ammiravano gli italiani e volevano imitarli. Gli italiani iniziarono a fregiarsi di questo modello alimentare inesistente. Lo studio di Keys arrivò tradotto in Italia nel 1962 ed iniziò a diffondersi anche nel nostro Paese (che di questa dieta non aveva mai sentito parlare).

Effettivamente gli italiani iniziarono a sperimentare questo modello alimentare, che fu trascinato via dal boom economico, dalla diffusione dei supermercati, a quella della carne, degli insaccati e degli alimenti in scatola.

La parentesi della “dieta mediterranea” fu davvero breve: gli italiani iniziarono a mangiare soprattutto carne di maiale e bovina, pasta e pane a cui fece seguito dopo gli anni ‘70 la pizza.

Ma gli italiani credono ancora alla dieta mediterranea? Sì, perché di fondo hanno fatto di una cucina inesistente il loro vanto, perché amano fregiarsi di una bugia che li faccia sentire ammirati. Questo ideale di dieta da proporre al mondo fa sentire gli italiani uniti, li consola del fatto che non sanno come competere con le altre nazioni, o come costruirsi un futuro in un mondo che li sta lasciando indietro.

Oggi il 48% degli italiani è in forte sovrappeso, mangia pochissime verdure, poco pesce e pochissimi legumi. Di contro vanno ancore forte carne, pasta, pizza ed i fast food.

Fonti:

Fame di guerra. La cucina del poco e del senza

La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici 

LA DIETA MEDITERRANEA: UNA BUGIA NUTRIZIONALE DELL’ERA ATTUALE?

Cibum nostrum. Mito e rovina della dieta mediterranea

La dieta mediterranea: realtà, mito, invenzione

Una mummia egizia causò l’affondamento del Titanic

Ma voi lo sapevate che il Titanic trasportava una mummia egizia?

Questa “teoria del complotto” circa l’affondamento del Titanic, è una di quelle meno conosciute. La nave sarebbe dunque affondata a causa della maledizione.

Ma c’era davvero una mummia a bordo del Titanic?

Una mummia egizia maledetta: la storia della principessa Amen-Ra

Secondo la leggenda il Titanic è affondato perché trasportava una cassa con i resti della principessa di Amen-Ra di 3.500 anni.

E come ben sapete le mummie molto spesso sono accompagnate da maledizioni.

Fu Thomas Douglas Murray, un viaggiatore inglese che si trasferì a Tebe, ad acquistarla. Purtroppo dopo averla acquistata iniziarono ad accadere cose strane: i suoi compagni viaggiatori iniziarono a sparire durante le spedizioni, o a rimanere feriti o caddero in disgrazia economica.

Murray non potendone più vendette la principessa maledetta a Mrs. Warwick Hunt. La mummia fu poi messa nel British Museum ma la questione non fu per nulla chiusa: i custodi e le guardie riferivano di lamenti, di pianti e singhiozzi e di rumori strani da quando il sarcofago era arrivato nel museo.

Il museo vendette Amen-Ra a un collezionista privato, questi fece andare a casa una una sensitiva che riferì di una presenza malvagia molto potente.

Ma come ci sarebbe arrivata la principessa maledetta sul Titanic?

Una mummia ha davvero causato l’affondamento del Titanic?

Fu infine l’archeologo americano Lord Canterville ad acquistare la principessa maledetta.

Nell’aprile 1912, fu spedita dall’Inghilterra a New York a bordo del Titanic, all’insaputa dei passeggeri. Come è andata poi lo sappiamo tutti.

Qui la “teoria della maledizione” prende diverse strade: si dice che in realtà il sarcofago non conteneva la mummia, ma che fosse solo un “falso coperchio” che raffigurava la principessa, ma questo coperchio recava incisa una maledizione contro chiunque ne avesse turbato il sonno.

“Unlucky Mummy”, così venne ribattezza, si dice sia stata pescata da una nave di passaggio e riportata negli USA, anche questa nave affondò a sua volta.

Ma in realtà “Unlucky Mummy” pare che sul Titanic non sia mai salita, perché si ritiene che si sia mossa solo poche volte dal British Museum, per presenziare ad alcune mostre senza però che accadesse nulla.

Questo falso coperchio (non c’è nessuna mummia) si trova attualmente nella Sala 62 del British Museum e lei non sarebbe una principessa bensì una sacerdotessa di Amon-Ra.

Perchè si riteneva che il coperchio fosse finito sul Titanic? Fra i passeggeri vi era il giornalista William T. Stead, morto anche lui con l’affondamento, che intratteneva i suoi amici discorrendo di mummie e di maledizioni.

Un sopravvissuto al naufragio raccontò alla stampa che la nave era affondata poiché al suo interno era stata trasportata una mummia maledetta.

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Fobia della luna: cause, sintomi e come affrontarla

La fobia della luna è detta anche selenofobia è un disturbo d’ansia specifico caratterizzato da un’irrazionale e persistente paura della luna e dei fenomeni lunari.

La fobia lunare deriverebbe da ataviche credenze e superstizioni sulla luna. Già nell’antichità, molte culture attribuivano alla luna poteri soprannaturali e influenze mistiche sulla vita degli esseri umani. Molte malattie mentali e disturbi del comportamento venivano infatti associate ai cicli lunari.

A livello psicologico, la selenofobia può derivare da esperienze traumatiche o negative associate alla luna, come eventi spaventosi avvenuti durante le notti di luna piena. Inoltre, una tendenza all’ansia e all’irrazionalità può predisporre alcuni individui a sviluppare paure incontrollate verso fenomeni naturali come la luna.

Fobia della luna: come si manifesta

La selenofobia presenta sintomatologia come:

  • Ansia o paura eccessiva della luna o di eventi lunari come eclissi, fasi lunari, ecc.
  • Evitamento di attività o situazioni in cui la luna è visibile
  • Preoccupazione eccessiva per gli effetti presunti della luna sulla salute e sul comportamento
  • Convinzioni errate sugli influssi negativi della luna

Cosa fare in questi casi?

  1. Respira profondamente. Esegui alcune respirazioni lente e profonde per attivare il sistema parasimpatico e calmare l’ansia. Inspira per 4 secondi, trattieni il respiro per 4 secondi, espira lentamente per 6 secondi. Ripeti finché non ti senti più tranquillo.
  2. Usa tecniche di distrazione. Focalizza la tua attenzione su qualcos’altro, come contare all’indietro da 100, elencare nomi di animali o recitare una poesia. Questo aiuta a distogliere la mente dalla paura della luna.
  3. Riarma il tuo pensiero. Sostituisci i pensieri irrazionali sulla luna con affermazioni più realistiche e rassicuranti, come “La luna non può farmi del male”, “È solo un fenomeno naturale” o “Questa sensazione passerà”.
  4. Utilizza il rilassamento muscolare progressivo. Concentrati su tensionare e rilassare lentamente ogni gruppo muscolare del corpo, dalla testa ai piedi. Questo aiuta a ridurre la tensione fisica associata all’ansia.
  5. Cerca un supporto. Se possibile, chiama un amico o un familiare di fiducia a cui puoi spiegare cosa stai provando. Un sostegno emotivo può far sentire meno soli e aiutare a gestire meglio la crisi.
  6. Evita di fuggire. Anche se la tentazione di scappare o evitare la luna è forte, cercare di affrontare la paura sul momento è più efficace a lungo termine. L’evitamento infatti rafforza solo la fobia.

Come affrontare la selenofobia

Per affrontare la selenofobia, il trattamento di elezione è la terapia cognitivo-comportamentale. Questa approccio mira a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati alla paura della luna, sostituendoli con atteggiamenti più razionali e adattivi. Inoltre, tecniche di rilassamento e di esposizione graduale alla luna possono aiutare a superare la paura irrazionale.

In alcuni casi, l’uso di farmaci ansiolitici può essere necessario per gestire i sintomi più gravi della selenofobia. Tuttavia, il trattamento farmacologico dovrebbe essere sempre accompagnato da un supporto psicoterapeutico per affrontare le cause profonde della paura.

Riciclare le bottiglie di plastica: piccola giuda completa – part 1

Tutti sappiamo che dobbiamo riciclare le bottiglie di plastica, ma per farlo bisogna partire dalle basi.

In primis, come vedremo, la plastica non è tutta uguale, in secondo luogo se la differenziata non è fatta bene è inutile.

Nella seconda parte vedremo altre info utili sulla plastica.

Riciclare le bottiglie di plastica: come distinguere i tipi di plastica

Esistono diversi tipi di plastica, ognuno con caratteristiche e utilizzi specifici. Ecco come riconoscerli dai simboli di riciclaggio:

  • PET (Polietilene tereftalato) – Simbolo #1

Viene utilizzata per bottiglie di acqua, bibite, succhi di frutta, ecc. È trasparente, leggera e resistente.

  • HDPE (Polietilene ad alta densità) – Simbolo #2

Si adopera per flaconi per detersivi, shampoo, candeggina, ecc. È opaca, rigida e resistente agli agenti chimici.

  • PVC (Cloruro di polivinile) – Simbolo #3

Quella di tubi, cavi, imballaggi di farmaci, ecc. È dura, resistente e flessibile.

  • LDPE (Polietilene a bassa densità) – Simbolo #4

Utilizzata per sacchetti, film per imballaggio, contenitori flessibili, ecc. È morbida, flessibile e resistente agli agenti chimici.

  • PP (Polipropilene) – Simbolo #5

Adoperata per contenitori per alimenti, tappi, etichette, ecc. È resistente al calore e agli agenti chimici.

  • PS (Polistirene) – Simbolo #6

Usata per piatti, bicchieri monouso, imballaggi per alimenti, ecc. È leggera, rigida e trasparente.

  • Altri – Simbolo #7

Quella dei CD, DVR, dispositivi elettronici, ecc. Comprende tutti i tipi di plastica non rientranti nelle categorie precedenti.

Come riciclare correttamente la plastica?

Buttare la plastica è semplice no? Si apre la busta o il bidone e finita lì. E invece no. Segui questi passaggi per fare la raccolta differenziata in maniera corretta:

  1. Svuotare e sciacquare: rimuovere eventuali residui di liquidi o cibi.
  2. Rimuovere etichette e tappi: staccare tutte le etichette dalla bottiglia e rimuovere il tappo. Questi elementi sono generalmente realizzati con materiali diversi dalla plastica della bottiglia e vanno separati.
  3. Identificare il tipo di plastica: verificare il simbolo di riciclaggio solitamente stampato sul fondo o sul lato della bottiglia e separare i diversi tipi di plastica.Separare ad esempio le bottiglie in PET (n.1) dai flaconi in HDPE (n.2), dai barattoli in PP (n.5), ecc.
  4. Schiacciare o compattare: schiacciare la bottiglia per ridurne il volume e occupare meno spazio durante il trasporto. Questo migliora l’efficienza della raccolta e del riciclaggio.
  5. Conferire nell’apposito contenitore: buttare la plastica sempre nei contenitori giusti.

Nella parte due vedremo altre interessanti curiosità.

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