sabato, 11 Gennaio 2025

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Notizie e informazioni sugli alimenti e sulla nutrizione

‘La carne uccide’, avvertenze sui prodotti come su sigarette

Credit: today.it

Dopo il grande allarme lanciato ieri dall’Oms, che ha identificato le carni rosse e lavorate come altamente cancerogene, la disinformazione e il panico si sono dilagati a macchia d’olio. Per far maggior chiarezza, l’Oms ha diffuso un successivo documento con tutte le cose da sapere sui rischi che corriamo.

Ed è di poche ore fa la richiesta del Codacons di valutare attentamente se sia il caso di sospendere le vendite. Così il Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori (il Codacons appunto) ha deciso di presentare un’istanza urgente al ministero della Salute e un esposto al pm di Torino, Raffaele Guariniello, affinché siano valutate tempestivamente misure a tutela della salute umana. “Le risultanze dell’Oms non lasciano spazio a dubbi, ed individuano le carni lavorate tra le sostanze cancerogene al pari di fumo e benzene – afferma spiega Carlo Rienzi, presidente del Codacons – Il principio di precauzione impone in questi casi l’adozione di misure anche drastiche, considerando la salute umana prioritaria a qualsiasi altro interesse. Per tale motivo chiediamo al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di valutare i provvedimenti da adottare a tutela della popolazione, compresa la sospensione della vendita per quei prodotti che l’Oms certifica come cancerogeni. Analogo esposto viene inviato oggi dal Codacons al pm di Torino, Raffaele Guariniello, che già in passato ha aperto importanti inchieste sul fronte dell’alimentazione e della salute”.

Ma l’allarme del Codacons non si ferma qui: “Riteniamo – aggiunge il presidente Carlo Rienzi – che i consumatori debbano essere correttamente informati al momento dell’acquisto circa la pericolosità delle carni il cui consumo eccessivo aumenta il rischio di cancro così come accertato dall’Oms. Per tale motivo le autorità sanitarie del nostro paese devono imporre l’inserimento di appositi avvisi al pubblico sulle confezioni dei prodotti a rischio, relativi alla potenziale nocività per la salute, esattamente come avviene per le sigarette”.

Etichette, quindi, da apporre su tutti quegli alimenti, specialmente panini, hot dog, a base di carne rossa lavorata, sia presso i supermercati, che – e a maggior ragione – presso ristoranti e fast food.

Food app: la soluzione contro lo spreco di cibo

Credits photo: trccani.it

Secondo i dati Eurostat, sono 100 i kg di cibo sprecati ogni settimana, per un totale di 7 euro circa gettati direttamente nella spazzatura da famiglie e commercianti. Questi numeri hanno spinto giovani talentuosi ad ideare delle app che aiutino a conservare, scambiare e conoscere il cibo, concretizzando così anche le idee emerse dalla Fiera Expo.

Informarsi su come si conserva al meglio ogni alimento, avere la possibilità di scambiarlo o donarlo a chi ha bisogno, mettere uno sconto sul cibo in scadenza: sono solo alcune delle soluzioni proposte da siti e applicazioni per intervenire a favore del nostro ambiente e dell’equilibrio nella distrubuzione di cibo.

Sembra impensabile leggere la parola spreco e cibo nella stessa frase, eppure, come tutti sanno, Expo non è stata solo un’occasione turistica per mettere in vetrina il nostro Paese, ma anche e soprattutto l’evento clou prima della Conferenza sull’ambiente di Parigi, che ha consentito di richiamare le coscienze delle persone su un problema mondiale e stilare la Carta di Milano: un documento che pone diversi e ambiziosi obiettivi per incrementare lo sviluppo sostenibile.

E se, dunque, da una parte abbiamo il presidente dell’Onu, Ban Ki Moon, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il commissario ufficiale dell’Expo, Giuseppe Sala, che intervengono sui grandi temi in qualità di istituzioni, dall’altra parte ci sono anche loro: giovani ambiziosi che usano le proprie abilità per mettere in moto la società contro lo spreco alimentare. Come?

Last minute sotto casa

Ebbene, nell’era della tecnologia, il mezzo più veloce per scambiare, rivendere e regalare cibo, piuttosto che gettarlo nella spazzatura è una semplice app. C’è, ad esempio, Last Minute sotto casa che permette ai piccoli negozianti di quartiere di mettere on line sconti sul cibo in scadenza a fine giornata all’interno del loro esercizio, in modo che tutti gli iscritti sul sito o sull’app possano usufruire di alimenti che altrimenti andrebbero nella spazzatura.

Equoevento e My foody

Stessa cosa avviene per Equoevento e My foody. Il primo è un sito nato dall’idea di quattro trentenni romani, che cerca di salvaguardare il cibo rimasto da grossi eventi, come matrimoni, convegni, cerimoni, partite allo stadio, ridistribuendolo a case famiglia ed enti di solidarietà. Grazie a questo, sono stati già ridistribuiti più di 150 mila pasti. Nel caso di My foody, invece, grossisti, negozianti e ristoratori, possono proporre sconti su cibi in scadenza o con difetti nel packaging.

Bring the food

Ad intervenire per raccogliere donazioni di prodotti c’è anche Bring the food, un sito ideato per stimolare la solidarietà dal basso: ogni persona può decidere di offrire cibo di sua spontanea volontà presso gli enti caritativi della propria zona. Basta scaricare l’app, inserire le caratteristiche del cibo e la zona in cui si trova per ricevere le prime richieste.

Breading e Ifoodshare

Nata a Milano, Breading, si rivolge al terzo settore: è qui, infatti, che grazie a questa app vengono reindirizzati pane e generi di prima necessità, mentre Ifoodshare geocalizza condomini, campus universitari, reti di vicinato mettendoli in contatto per condividere cibo in scadenza e favorendo così anche momenti di socializzazione.

Ubo

Infine c’è UBO: l’app, lanciata all’interno di un progetto della regione Valle d’Aosta e Piemonte, gode della supervisione di esperti dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte e Liguria, che hanno dato il loro essenziale apporto per catalogare 500 alimenti e indicare come conservare al meglio la propria spesa. Sono persino state inserite delle ricette per riutilizzare gli avanzi ancora commestibili.

Dunque, non ci sono più scuse per lasciare nel frigorifero alimenti che non saranno mai utilizzati. Occorre piuttosto fare uno sforzo giornaliero per ridistribuire le nostre risorse ed entrare nell’ottica di condivisione del cibo. Se si continua a sprecare, un giorno, la fame sarà un problema non solo di particolari fasce di soggetti, ma del mondo intero. Proseguire verso questa direzione o lamentarsi senza mettersi in moto in prima persona è deleterio per noi stessi. Proprio voi, che state leggendo, siete voi, in prima persona, il motore centrale dello sviluppo sostenibile.

Vegani e vegetariani: i locali da non perdere (FOTO)

Credits; mammafelice.it

Vegetariani e vegani sono nettamente in crescita nel nostro paese. C’è chi li considera una scelta di vita, chi invece una moda, ma non pensate che sia una scelta facile rinunciare alla carne. Essere vegetariani e vegani comporta piuttosto tanti sacrifici che condizionano la vita di una persona e di quelli che le sono vicino. Tuttavia, comunque la si voglia vedere, la cucina può sempre riservare delle sorprese. Ecco perché nel nostro paese sono in aumento locali e ristoranti, anche street food, che hanno una buona e originale selezione vegetariana e vegana, che accontentano le esigenze di tutti.

Impossibile scegliere i migliori, perciò vi consigliamo alcuni posti ad hoc in Italia da non perdere se volete assaggiare qualcosa di diverso dal solito cibo vegano e vegetariano. Le sole immagini fanno venire l’acquolina in bocca.

Rewild (Roma)

Panino-veggy

Vegani e vegetariani unitevi e ammirate questo panino veggy. Fate un salto al Rewild di a Roma, nella zona Garbatella. Il Rewild, aperto dal 2009, è il primo locale vegano nato nella Capitale. C’è una vasta varietà di panini, con ampia scelta di ingredienti e prodotti. Per chi cerca una cena golosa con fritti e ottime birre.

Dolce Vegan (Firenze)

Dolce-Vegan

Trovare un dolce adatto per vegani e vegetariani è un’impresa difficile. ‘Colpa’ dello strutto, prodotto di origine animale utilizzato in molte cucine italiane, sopratutto per dolci. Fortunatamente esistono molti locali dove si possono mangiare prelibatezze senza carne, come Dolce Vegan a Roma. Anche servizio take away.

Universo vegano

Veghina

Per mangiare una piadina vegana al 100% fate un salto da Universo Vegano, una catena di ristoranti nazionale dislocata su tutto il territorio italiano. Le loro “piadine veghine”, quasi esclusivamente realizzate con prodotti biologici e con farina di altissima qualità, sono le loro specialità: proposte originali, piatti gustosi e ricchi.

Mezzaluna a Torino (Torino)

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A Torino c’è Mezzaluna a Torino, il primo Bio Bar in città che possiede una vasta offerta gastronomica per una cucina originale, adatta per tutti i palati vegani e vegetariani. Prodotti al naturali da gustare sul posto o da portar via.

Joia (Milano)

Joia-Milano

E infine arriva Joia, l’unico ristorante vegetariano in Italia, e in Europa, con una stella Michelin. Joia è a Milano e i piatti sono un’idea dello chef svizzero Pietro Leemann per una cena elegante e raffinata, nonché dai nomi originali. Su Internet definiscono la sua cucina naturale: “un laboratorio di alta sperimentazione culinaria”.

Ecco i nostri locali vegani e vegetariani imperdibili. Voi ne avete provato qualcuno?

Credits photos: ilgiornaledelcibo.it

Expo: che cosa ne sarà dei padiglioni (FOTO)

Credits photo: mittelnet.eu

“Sarebbe bello che l’Albero della Vita continuasse a risplendere in città”: è quanto afferma il commissario unico dell’Esposizione Giuseppe Sala. Ed è così che ad ormai sole due settimane dalla data di chiusura ufficiale dell’evento che ha destato l’attenzione del mondo intero sull’alimentazione, si inizia a teorizzare un “Expo dopo Expo”. Che cosa ne sarà, dunque, dei padiglioni più belli, più visitati, di quelli apprezzati per lo street food e di tutti gli altri che non siete riusciti a vedere, dal 1 novembre in poi?

“Come da regolamento del Bie rimarrà anche dopo Expo e deve essere il punto di partenza di un grande progetto che coinvolgerà tutto il sito”: la prima risposta giunge dal commissario Bracco a proposito del Padiglione Italia, che non solo per campanilismo ma anche per dovere, continuerà a vivere anche dopo l’Expo.

Credits photo: ilfattoquotidiano.it
Credits photo: ilfattoquotidiano.it

Lo stesso commissario afferma che ci sarà una rivalutazione dell’area, per cui Sala promuove, tra le tante, l’idea di una cittadella universitaria.
Per quanto riguarda gli altri padiglioni pare che il loro destino sia già segnato. I contratti con le aziende di trasporto sono stati firmati e si attende solo il 31 ottobre per iniziare i lavori di smantellamento, che si auspica siano veloci.

Per alcune aree invece c’è un progetto diverso. Vittorio Cino, direttore comunicazione di Coca Cola Italia annuncia: il nostro padiglione verrà trasformato in un campo da basket che doneremo alla cittadinanza”; d’altra parte, Casa Don Bosco partirà per l’Ucraina e la rete del Brasile sarà destinata ad una palestra.

Credits photo: ilpost.it
Credits photo: ilpost.it

Detto questo, sono ancora tantissimi i dubbi: il maggiore riguarda l’Albero della Vita. Secondo alcuni, il simbolo dell’Expo non dovrebbe scomparire completamente, anzi c’è chi immagina persino di rivederlo a Milano, magari proprio su piazza Loreto, al centro della città. A conti fatti però, il commissario Sala fa presente che la gestione dell’albero è troppo costosa per rimontarlo a Milano. Certo, sarebbe un peccato che sia l’albero della Vita sia il Padiglione Zero sparissero completamente.

In particolare quest’ultimo è il cardine dei valori dell’intero Expo, che i 168 paesi hanno tentato di rappresentare non sempre con successo all’interno dei loro padiglioni. Ma area espositiva a parte, il segretario dell’Onu, Ban Ki Moon, che nella giornata di ieri ha presenziato a Expo, ha ribadito il messaggio fondamentale di Expo 2015: lavoriamo insieme per garantire cibo al mondo intero.