domenica, 5 Maggio 2024

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Chiacchiere al forno senza glutine: ecco come farle

Chiacchiere al forno senza glutine

Chiacchiere al forno senza glutine? Nessun problema, facilissime da fare con la nostra ricetta!

Stiamo entrando a grandi passi nel carnevale ed è arrivato il tempo dei dolci tipici di questa festa. Le regine sono le chiacchiere: fragranti e profumate.

Di seguito vediamo come farle leggere e deliziose, senza glutine, con procedimento normale ed utilizzando il Bimby.

Secondo fonti storiche, questo dolce risale all’epoca romana, venivano preparati dalle donne per i Saturnali (il nostro carnevale) ed erano dolcetti a base di uova e farina chiamati “frictilia” che venivano fritti nel grasso del maiale.

Una leggenda napoletana invece vuole che fossero nate alla corte della Regina Savoia che mentre era intenta a chiacchierare con gli ospiti chiese al cuoco di preparare un dolce sfizioso per i suoi ospiti.

Come fare le chiacchiere al forno senza glutine?

Ovviamente ci serve una farina senza glutine.

Ingredienti:

  • 400 gr di farina senza glutine
  • 200 gr di fecola di patate
  • 100 gr di zucchero
  • 4 uova
  • 60 gr di burro
  • zucchero a velo

Preparazione

Mescolare le farine setacciate e lo zucchero. Unire le uova ed il burro ammorbidito. Impastare fino ad ottenere un composto elastico e liscio. Farne una palla e lasciarla riposare in frigorifero per circa 30 minuti.

Stendere l’impasto in una sfoglia e ricavate dei rettangoli di 10 cm x 5 cm. All’interno di ogni rettangolo fare 2 incisioni centrali per il verso della lunghezza, in modo da ricreare la forma classica delle chiacchiere di Carnevale.

Passarle in forno a 170°C per circa 20 minuti ed infine cospargerle di zucchero a velo.

Chiacchiere al forno senza glutine con il Bimby

Questa ricetta è ancora più semplice!

Versare tutti gli ingredienti e azionare per 60 secondi a velocità 4, fino a ottenere un impasto piuttosto morbido (se lo è troppo basta aggiungere un po’ di farina). Lasciamo riposare l’impasto e seguiamo la ricetta per stenderlo e cuocere le nostre chiacchiere senza glutine in forno.

Nelle varianti si possono aggiungere un goccio di liquore, del cioccolato o anche del miele al posto dello zucchero a velo.

Siccità cosa fare: una bistecca costa 4600 litri di acqua

Siccità cosa fare? Bella domanda. Leggo un po’ dappertutto di cittadini virtuosi che cercano di riciclare l’acqua. Ottimo, ma non basta.

Ma cosa causa la siccità?
È vero uno dei problemi è che non piove, ma lì cosa vuoi farci? Eppure sentiamo sempre che il problema sono i cittadini e le industrie che sprecano acqua.

Il problema della siccità è incalzante, ma ci sarebbe un modo per contribuire tutti insieme: mangiare meno carne.

Direte voi: cosa c’entra la mia bistecca con il problema della siccità? Quella bistecca costa 4600 litri di acqua.

Siccità cosa fare: meno bistecche nel piatto

Siccità cosa fare? Mangiare meno bistecche.
Attenzione: non sto dicendo che dovete eliminare del tutto la carne, solo mangiarne meno.
Nei tempi andati la carne era per lo più un lusso, si mangiava la domenica. Oggi praticamente la si mangia tutti i giorni.
E non solo fa male alla salute, contribuisce al problema della siccità.

Quanta acqua costa una bistecca?
Un chilo di carne di manzo costa 15.400 litri di acqua.

L’agricoltura consuma il 70% delle risorse d’acqua, colture particolari: ovvero mais, soia e grano, che costituiscono il cibo degli animali negli allevamenti.

Dati alla mano del 2018/2019:
• il 62% dei cereali è stato adoperato per nutrire gli animali (88% di soia, il 36% del mais e il 53% di altri legumi ricchi di proteine);
• il 12% utilizzato nell’industria e come biocarburante;
• il 23% destinato a nutrire le persone

Facciamo un raffronto con qualche esempio:
• un pacco di riso da 500 grammi costa circa 1700 litri di acqua dolce;
• 70 gr di pomodori costano 70 litri di acqua dolce

Senza contare che tutte queste colture destinate a nutrire gli animali non richiedono solo acqua, ma anche spazio con conseguente disboscamento.

Siccità cosa fare: meno carne e meno sprechi

Ma quindi il problema della siccità deriva da noi? Sì. Ma non tanto nel consumo, perché noi persone consumiamo solo il 15% delle risorse idriche, sono le nostre scelte ad avere un impatto sulla siccità.

Mangiare meno carne è una partenza per ridurre il consumo di acqua, ma anche l’obesità, il cancro e le malattie cardiovascolari.

Poi sicuramente aiuta non sprecare l’acqua: riciclare l’acqua dolce è fondamentale. L’acqua in cui si cuoce la pasta si può usare per lavare i piatti, l’acqua con cui si lava e si bolle la verdura va bene per le piante, oppure se l’acqua calda non scende subito basta mettere un recipiente sotto il rubinetto per raccogliere quella fredda.
Molte persone si adoperano anche per convogliare quella della pioggia.

Condividete, tutti devono sapere.

Stop alla guerra di vino fra Italia e Francia

Jancis Robinson dichiara:” Vignaioli italiani, basta confronti con i francesi. Siete bravissimi“.
Con questa frase la famosa enologa e giornalista enogastronomica inglese, vuole in un certo senso porre fine alla pluriennale guerra di vino che esiste fra le due nazioni europee più importanti in materia di vino: Italia e Francia.

Italia e Francia sono le due nazioni che per qualità e quantità si classificano ai primi posti per quanto riguarda la produzione di vino. Proprio per questo è sempre esistita una guerra di vino fra i due Paesi, su chi produce di più, chi ha più vigneti, chi produce vini più di qualità o chi ha i vini più costosi al mondo.

La Robinson afferma, infatti, che i dati possono essere influenzati da tanti fattori, quello che conta di più è la qualità di un vino; in merito a ciò è importante ricordare che la qualità non è sempre e solo data dal prezzo maggiore o dal riconoscimento legislativo superiore, ma anche da un insieme di altri fattori come la materia prima di partenza, le tecniche di produzione, il clima, il territorio, il lavoro dell’uomo.

Se ci si dovesse basare sui dati e sui prezzi maggiori come ad esempio l’elenco dei 50 vini più costosi del mondo capiremmo che 11 sono tedeschi, uno è americano, il resto provengono dalla Francia; dall’Italia neanche uno. Ma è relativo, la Robinson afferma che questi risultati sono normali dato che in Italia, rispetto alla Francia, si è iniziato a produrre vino in tempi, diciamo, recenti.

Nell’ultimo periodo, però, i dati stanno cambiando; Berry e Bros & Rudd, un mercante di vini a tutto tondo, ha visto aumentare il valore delle vendite di vino italiano del 60 per cento in poco tempo. In pratica il vino italiano è sempre più apprezzato e soprattutto il Barolo.

credits: theviptable.blogspot.com
credits: theviptable.blogspot.com

Per Jancis Robinson, infatti, i vini italiani vedranno in breve tempo salire il loro valore soprattutto Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino, Sassicaia, Ornellaia; anche la Sicilia, secondo la famosa enologa, è destinata a produrre vini sempre più pregiati e interessanti grazie anche alle temperature miti.
Secondo la Robinson l’unico problema dei vignaioli italiani è che dovrebbero smettere di confrontarsi con la Francia e porre fine alla guerra di vino esistente:” Hanno molto di cui essere orgogliosi per camminare con le proprie gambe al giorno d’oggi“.

Le bevande gassate sono dannose per la salute

credits: www.coscienza-universale.com

Molti Paesi del mondo hanno un numero significativo di decessi che si verificano a causa di un fattore: le bevande gassate e zuccherate.
I ricercatori hanno stimato mortalità e disabilità per diabete, malattie cardiache e tumori legate a consumo eccessivo di bevande che contengono alti valori di zucchero. Perché le bevande gassate fanno male?

Le bevande gassate aumentano il rischio di prendere peso nei posti sbagliati; questi posti sono quelli dove il grasso si deposita intorno agli organi vitali, quali fegato, reni, intestino e stomaco. La presenza di grasso intorno a queste zone sembrerebbe altamente correlata allo sviluppo del diabete di tipo 2 e altre malattie infiammatorie.

Le bevande gassate non saziano; lo zucchero delle bibite è composto all’incirca dal 50 per cento di glucosio e dal 50 per cento di fruttosio e il problema è che il cervello riconosce l’assunzione del fruttosio solo quando questo viene assunto con le fibre, per esempio quando si mangia la frutta. Mentre quando introdotto in forma liquida non fa scattare il meccanismo della sazietà, quindi è inevitabile che si cerchino di assumere più calorie del necessario, e questo comporta l’aumento del peso.

Bere bevande gassate può provocare resistenza all’insulina; il compito principale dell’insulina è smistare il glucosio dal sangue alle cellule giuste e quando si assume troppo zucchero l’organismo è costretto a produrre sempre più insulina. Questo provoca l’insulino resistenza che spesso rappresenta l’anticamera per il diabete.

Inoltre il consumo eccessivo di bevande gassate provoca dipendenza perché lo zucchero rilascia un neurotrasmettitore che è la dopamina che ci fa sentire bene, ecco il motivo per il quale risulta difficile rinunciare.

credits: www.corriere.it
credits: www.corriere.it

Sulla base di queste consapevolezze il ministro dell’economia della Gran Bretagna, George Osborne, ha deciso di introdurre una sugar tax, una tassa ad hoc che mira a colpire lo zucchero e quindi le bevande che lo contengono ma anche gli alimenti.
L’obiettivo del ministro è soprattutto quello di combattere l’obesità infantile, stimando tra l’altro un gettito di 520 milioni di sterline ogni anno che saranno impiegate a sostegno di attività sportive nelle scuole.
Le bevande saranno suddivise in due aree a seconda della quantità di zuccheri in esse contenute: nel primo gruppo rientreranno quelle con più di 5 grammi di zucchero ogni 100 ml; nel secondo quelle ancora più zuccherate, con più di 8 grammi ogni 100 ml. La tassa entrerà in vigore tra due anni, al fine di consentire alle imprese di modificare gli ingredienti nei loro prodotti.
Per giustificare questa azione, George Osborne ha affermato: “Non voglio dover riguardare indietro a questo mio periodo in Parlamento, avendo ricoperto questo ruolo e dover dire alla generazione dei miei figli mi dispiace, sapevamo che avrebbero causato malattie ma abbiamo evitato di prendere decisioni difficili e non abbiamo fatto niente”.

Di certo l’azione del ministro condurrà, se ben gestita, a dei risultati importanti, anche se i produttori non la penseranno allo stesso modo; le associazioni di categoria inglesi, infatti, si sono mostrate estremamente deluse da questa decisione.